Il sindaco dell’isola annuncia con un post di non celebrare la ricorrenza. L’opposizione: “Irrispettoso”. Aricò alla cerimonia del Giardino Inglese. L’attore Davide Enia tra i partecipanti: “La risposta che la città ha dato è stata quella di scendere in piazza in massa”
di FRANCESCO PATANÈ
A Palermo hanno sfilato più di mille persone per gli ottant’anni dalla Liberazione dal nazifascismo ma nella vicina isola di Ustica il sindaco Salvatore Militello, vicino a Fratelli d’Italia, ha deciso di non celebrare la ricorrenza. «A seguito della circolare della presidenza del Consiglio dei ministri con la quale si proclamano cinque giorni di lutto nazionale — scrive Militello in un breve post sui social — Questa amministrazione ha scelto di non celebrare la consueta manifestazione del 25 aprile, ancorché possibile in modo sobrio e consono alla circostanza».
In realtà Militello non è nuovo a prese di posizioni a difesa del fascismo. Nel marzo dello scorso anno il consiglio comunale nell’isola in cui fu confinato Antonio Gramsci, su sua indicazione provò a non votare la revoca della cittadinanza onoraria a Benito Mussolini. Ci volle un mese di feroci polemiche per riuscire a togliere l’onorificenza al duce. E anche in quel caso il primo cittadino risolse la questione vietando la cittadinanza onoraria a tutte le persone defunte e non solo a Mussolini.
La decisione del sindaco di Ustica di non festeggiare il 25 aprile non ha fermato le opposizioni che hanno sfilato in un corteo silenzioso di un centinaio di persone fino al monumento dedicato a Gramsci. « Ritengo assurdo e irrispettoso — dice il consigliere di minoranza Diego Altezza — che l’amministrazione non partecipi. Oggi più che mai sarebbe stato doveroso ribadire i valori della democrazia e dell’antifascismo».
Le polemiche hanno interessato anche Palermo, questa volta per la richiesta di “ sobrietà” da parte delgoverno. «Mi dispiace che sia arrivata anche da un siciliano come Musumeci — commenta Davide Enia attore e scrittore — La risposta che Palermo ha dato è stata quella di scendere in piazza in massa come non si vedeva da tantissimo tempo e con moltissimi giovani in corteo. Oggi ( ieri,ndr)essere in piazza dalla parte della Resistenza avrebbe fatto felice Francesco, che si è sempre schierato con i più deboli, i migranti e i civili sotto le bombe». I cinque giorni di lutto sono stati interpretati come un modo per mettere la sordina agli 80 anni della Liberazione. « Non è mai successo nell’Italia repubblicana — dice Enia — Il massimo raggiunto sono stati tre giorni per papa Wojtyla. Uno per la tragedia del Vajont, il sisma dell’Aquila, Capaci e via D’Amelio. Casualmente questi 5 giorni inglobano il 25 aprile».
Le commemorazioni si sono aperte al giardino Inglese con corone di alloro e fiori alla lapide dei caduti di Cefalonia e al cippo in memoria di Pompeo Colajanni, il comandante Barbato che contribuì alla liberazione della città di Torino dai nazifascisti. Il corteo ha poi percorso via Libertà e via Ruggero Settimo fino in piazza Verdi. Alla deposizione delle corone di alloro e fiori ha preso parte il sindaco di Palermo Roberto Lagalla. «Celebriamo un giorno importante per affermare convintamente i valori di libertà e democrazia contro ogni forma di dittatura — dice Lagalla — Oggi, più che mai, è necessario riaffermare quella grande forza europea e internazionale che si è creata all’indomani della guerra e che oggi è messa in discussione dalle guerre».
In rappresentanza del governo c’era l’assessore regionale Alessandro Aricó di FdI. «Condivido la scelta di sobrietà e i cinque giorni di lutto finiscono con le esequie. Non ci vedo nulla di strano» commenta Aricò che assicura « Sono onorato di rappresentare il governo, io oggi festeggio tutto quello che ha permesso di arrivare alla nostra meravigliosa Costituzione».
Nel corteo c’erano bandiere dell’Anpi, della Palestina, No Muos e sindacati. « Il Papa camminava con il Vangelo, noi con la Costituzione. Lo facciamo da 80 anni — ha detto il presidente dell’Anpi Palermo, Ottavio Terranova — Occorre continuare a farlo perché la memoria ei diritti sono a rischio. Nella lotta per la dignità dell’uomo ci dobbiamo ritrovare tutti dalla stessa parte. Ci sarà sempre sintonia tra le nostre battaglie di civiltà e quelle di papa Francesco».
La Repubblica Palermo, 26/4/25
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