lunedì, aprile 21, 2025

Il Papa che è venuto “dalla fine del mondo”…


di CORRADINO MINEO

Sono commosso, addolorato, preoccupato, come tanti di voi, alla notizia che Papa Francesco è morto. Devo riflettere, una cosa assai simile a quella che Bergoglio chiamava preghiera. Intanto ho scovato il Caffè del giorno in cui fu fatto Papa. Eccolo

"Buonasera", si è presentato così alla folla in piazza San Pietro. Ma  il gesto che resterà nella mente e nel cuore è quello del Papa che si  china e abbassa la testa. Per attendere che scenda sul suo capo la  benedizione dal cielo, invocata dalla preghiera del suo popolo. Come un omaggio al Concilio. Dissonante con la tentazione di Ratzinger, quella  di dir messa con le spalle rivolte ai fedeli e gli occhi che guardano l'altare. Ma, attenzione, dietro i gesti semplici del nuovo vescovo di  Roma c'è  il gesto più importante di tutti, compiuto proprio dal vescovo emerito Benedetto XVI che, dimettendosi, ha detto alla chiesa che il  Papa  è un uomo!

Jorge Mario Bergoglio si e presentato come un prete,  ora vescovo di Roma,  "che i Cardinali sono andati a prendere fin quasi alla  fine del mondo". Insiste, vescovo! Non dice mai Papa. E alla regalità, così forte nei gesti di Giovanni XXIII, che prese, sì, a parlare a braccio, e usò parole semplici e dirette, ma che restava  Papa in ogni  più piccola mossa. Francesco I, si dice vescovo, promette al gregge un percorso comune, lui pastore e sorvegliante, per ricostruire insieme la  chiesa dopo gli scandali.

Francesco d'Assisi, il santo, fu la risposta all'eresia. Povero tra i poveri, messaggero di pace, egli non metteva in discussione il potere della Chiesa, non organizzava i fedeli in comunità politica, come i Catari Albigesi che furono sterminati. Ubbidendo, testimoniava però che un'altra chiesa era possibile. I Catari del  cardinal  Bergoglio sono stati probabilmente i preti, anche due suoi  confratelli gesuiti, arrestati dai militari, al tempo dei desaparecidos in Argentina. Preti che andavano nelle favelas e, pregando, ne condividevano la vita e la protesta, anzi si battevano per i poveri, per rompere le catene.

La “teologia della liberazione”, che la Compagnia di Gesù espunse per prima e che Giovanni Paolo II sradicò dall'America Latina. Scelto da Karol Wojtyla, come quasi tutti i cardinali del terzo mondo, Jorge  Mario Bergoglio era un conservatore. Ma poi ha saputo chiedere perdono per  la prossimità della Chiesa con le odiose dittature latino americane. Il sentimento di tanti argentini è oggi ambivalente: masticano amaro perché ricordano che il gesuita Bergoglio non stava con i preti martiri della dittatura, ma orgogliosi e commossi che Papa Francesco possa portare al mondo la novella della loro rinascita democratica.


Ha osato quanto  nessun altro prima. Chiamarsi Francesco! Caccerà i mercanti dal tempio. Pare sia stato duro con il cardinal Bertone, a proposito dello IOR.  Dissiperà le nebbie che avvolgevano la Curia e allontanerà ricattati e ricattatori. Per quelle condotte sessuali dei preti curiali che pretendevano fedeltà dagli sposi ma commettevano, loro, abusi sarà inflessibile. Difensore del matrimonio, tra un uomo e una donna? Del  celibato e del sacerdozio maschile? Probabile. Ma forse un giorno lo vedremo con don Gallo tra i transessuali di Genova. Non un innovatore in punto di teologia, ma un pastore senza complessi.

 

Aspettiamo.  Intanto  la Chiesa ha saputo sorprenderci. Noto che che il Cardinale  Dolan ha parlato ai giornalisti subito dopo il Conclave e che il Papa li  vedrà già sabato.

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