giovedì, aprile 24, 2025

Finalmente un invito a visitare Corleone senza lupare ed altri lugubri spot




DINO PATERNOSTRO

Finalmente un invito a visitare Corleone di cui non doversi vergognare. Anzi, di cui essere fieri ed orgogliosi. Lo sta facendo non qualche corleonese (che per motivi di campanile e/o di competenza storico-culturale vuole bene alla Corleone dei Vespri, del Risorgimento e dei Fasci). E, per fortuna, nemmeno corleonesi (purtroppo, ci sono anche questi!) che svendono al turista sprovveduto i soliti cliché  dei Riina, dei Provenzano e preceduti dai Navarra e dai Liggio. L’invito è nientepocodimenoche (scritto tutto unito) di Costa Crociere. 

Ecco il titolo di presentazione!

“OLTRE IL PADRINO: CORLEONE COME NON L’HAI MAI VISTA”. 

E prosegue così:

Corleone è molto più di un nome legato alla mafia: è un luogo di storia, resistenza e cambiamento. Attraverso la rigogliosa foresta di Ficuzza, passeggerai tra murales e pietre d’inciampo, tributi a chi ha sfidato l’illegalità, e visiterai il centro di documentazione che raccoglie storie di coraggio e giustizia. Il pranzo avrà un significato speciale: si svolgerà in un locale confiscato alla criminalità.

In evidenza

Corleone, oltre gli stereotipi.Tra murales e “pietre d’inciampo”.Il CIDMA: il cuore della lotta all’illegalità.Pranzo in un ristorante confiscato alla mafia.

Descrizione

Dimentica il glamour del grande schermo: Corleone non è il set di un film, ma il teatro di una battaglia vera. Lasciamo Palermo e ci immergiamo in una terra segnata dal coraggio e dalla voglia di riscatto.

Passeggiando tra le strade di Corleone, incontriamo murales che raccontano la lotta alla mafia e “pietre d’inciampo” che onorano il sacrificio di chi ha sfidato l’illegalità.

Poi, il cuore pulsante di Corleone: il CIDMA – Centro Internazionale di Documentazione sulla Mafia e del Movimento Antimafia. Qui, tra documenti e testimonianze, il passato prende voce e i nomi di Dalla Chiesa, Falcone e Borsellino non sono solo ricordi, ma eredità che continuano a ispirare.

Dopo una pausa di riflessione, concludiamo con un’esperienza che parla da sola: il pranzo in un ristorante confiscato alla mafia, oggi simbolo concreto di giustizia e rinascita.

Corleone è molto più di ciò che pensavi. Sei pronto a vederla con occhi nuovi?


Ma ad onor del vero non possiamo non fare qualche sottolineatura. Se oggi c’è il CIDMA “cuore pulsante di Corleone” è perché un sindaco, un consiglio comunale e una società civile organizzata (nel lontano 1999/2000) l’hanno chiesto (ed hanno avuto la credibilità per ottenerlo) all’ONU e al suo segretario generale Kofi Annan; all’Italia e al presidente della Repubblica di allora Carlo Azeglio Ciampi. 

E, più recentemente, per merito di chi (con sacrificio, competenza e resilienza) il Cidma l’ha risanato, riorganizzato e rilanciato (si, certo, si poteva e si può fare di più, ma a volte è saggio accontentarsi. E poi prendere la rincorsa e ripartire). 

E, infine, se incontriamo murales che raccontano la lotta alla mafia e “pietre d’inciampo” che onorano il sacrificio di chi ha sfidato l’illegalità”, è perché ci sono stati sindaci e organizzazioni  sindacali e culturali (e, checchè ne pensi qualche solone “de noiantre”, anche la Camera del lavoro!) che li hanno pensati, proposti ed attuati. 

Diamo merito (in mezzo ai demeriti che pure ha) all’ex sindaco Nicolosi, che ha accolto i suggerimenti, e alla Cgil di Palermo e di Corleone che qualche suggerimento l’hanno dato, se dal murale di corso Bentivegna emerge il nostro santo-spadaccino e il leader del movimento dei Fasci contadini; se lungo il marciapiedi notiamo “le pietre d’inciampo della memoria”. 

E al sindaco Rà cosa resta da fare? In primo luogo un maggiore impegno nell’amministrare Corleone, ascoltando i cittadini senza i formalismi che ingessano i rapporti. Poi - per esempio - potenziare i compiti di ricerca scientifica del Cidma, facendosi aiutare da un comitato scientifico adeguato (da comporre ex novo). Utilizzare e valorizzare le stanze “immersive” ideate ed istallate a Corleone da PIF e dalla sua associazione. Affidare alla “Casa del Popolo”, voluta ai primi del ‘900 da Bernardino Verro, il compito di raccontare la Corleone “capitale contadina”, che elaborò i primi contratti sindacali scritti per i contadini e i braccianti. Rilanciare l’idea di un’agricoltura produttiva,  già sognata da Verro e dai suoi contadini, che già alla fine dell’800 e agli inizi del ‘900 vollero a Corleone una stazione di monta taurina per migliorare i nostri allevamenti; che vollero sperimentare grani capaci di migliorare la produttività dei terreni e la qualità delle farine; che vollero impiantare le viti americane per migliorare la resa dei nostri vigneti. Buon lavoro. 

Dino Paternostro

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