lunedì, aprile 28, 2025

È sempre tempo di Resistenza!

Salvatore Di Miceli

Pubblichiamo l’intervento del presidente circolo ANPI di Corleone. Gli altri interventi si possono ascoltare rivedendo in streaming la seduta del consiglio comunale. 

AVV. SALVATORE DI MICELI presidente Circolo Anpi Corleone

L’80esimo anniversario della liberazione dal nazifascismo è certamente una ricorrenza importante, un momento di rievocazione di fatti e contesti storici che non può essere intesa come un mero esercizio di memoria, ma un’occasione di riaffermazione di quei principi, valori e direttrici che furono il frutto di quella lotta e poste a fondamento della nostra comunità nazionale e dai quali non possiamo prescindere nell’affrontare la complessità dei tempi in cui viviamo.

“E’ sempre tempo di resistenza” queste sono le parole pronunciate dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il 25 aprile a Genova, città medaglia d’oro al valore civile, festa della liberazione che tutti abbiamo celebrato con la tristezza nel cuore per la scomparsa di Papa Francesco, Pontefice che con il suo esempio e le sue parole è stato sempre dalla parte dei più deboli, che ha operato per la pace a ha con forza denunciato le gravi ingiustizie e diseguaglianze dei nostri tempi.

Perché la Resistenza è stata cosi importante? cosa rappresentò? Cosa mise in moto? Perché oggi è importante richiamare l’esempio di grandi uomini e donne come Duccio Galimberti, i fratelli Cervi, Pompeo Colajanni, Placido Rizzotto, Sandro Pertini, Ferruccio Parri, Gino Lombardi, Francesca Alongi o Beatrice Benincasa?

Ebbene, la prima e più immediata risposta è che la Resistenza contribuì al riscatto della Nazione, l’unica ragione che aveva portato l’Italia, utilizzando le parole di Ferruccio Parri, penultimo capo del Governo del Regno d’Italia, “a rialzarsi faticosamente dal fondo dell’abisso di disfatta e di vergogna”, l’unico motivo ad avere consentito all’Italia, che aveva avuto una dittatura che si era contraddistinta per una serie di guerre di aggressione nei confronti di altri Stati ( Etiopia, Albania, Grecia), che era stata alleata della Germania nazista, dichiaratamente razzista, che aveva promulgato nel 1938 le infami leggi razziali che portarono alla morte migliaia di cittadini italiani ebrei, a non subire quello che invece dovette sopportare la Germania e riuscendo, anzi, a darsi liberamente una nuova forma di Stato e di Governo, senza limitazioni.

Non c’è dubbio alcuno che un contributo formidabile a quel riscatto, fu apportato dalla Resistenza, dai Partigiani, che combatterono e morirono, al fianco degli Alleati, contro i tedeschi e i collaborazionisti della Repubblica Sociale.

Ma vi è di più.

Senza la Resistenza, probabilmente, avremmo avuto un’Italia monarchica ma, soprattutto, non avrebbe visto la luce una Costituzione profondamente innovativa sul piano della giustizia sociale.

Quindi, la Resistenza non solo contribuì al riscatto della Nazione ma mise in moto un percorso di profonda innovazione sociale.

La capacità della Resistenza, di mettere in atto l’innovazione della società italiana dipendeva dalla sua più grande peculiarità, che la distingueva dagli altri movimenti di resistenza europei ( Francia, Norvegia, Belgio, Danimarca, Polonia).

Per meglio comprendere, la differenza profonda tra la Resistenza Italiana e le altre, è necessario soffermarsi sul concetto di resistere. Cosa significa, appunto, Resistere? Significa tener duro, esprimere una volontà di non cedere,la volontà di difendere e conservare qualcosa di preesistente. 

Le Resistenze europee, cercavano di conservare i loro sistemi valoriali e istituzionali dall’attacco e dall’occupazione di un invasore straniero ( la Germania nazista), la Resistenza Italiana invece non si scontrava solo con l’invasore nemico ma anche contro un regime dispotico interno, allo stesso tempo la lotta di liberazione fu antinazista e antifascista e non fu un resistere per conservare qualcosa di preesistente ma combattere per ottenere un’innovazione sociale ed ideale.

Ma della Resistenza, colpisce un altro aspetto sorprendente che merita essere evidenziato e quellorelativo  alla natura della scelta che portò tantissimi italiani ad aderire alla Lotta Partigiana ed in ogni caso, ad opporsi al nazifascismo, scelta che non fù il frutto di una mutata elaborazione politica ma che, invece, fu istintiva. 

E diversamente non poteva essere, tenuto conto che la stragrande maggioranza degli Italiani aveva frequentato scuole fasciste, fabbriche fasciste, erano stati indottrinati nelle formazioni giovanili fasciste, costituivano masse totalmente digiune di nozione e di abitudini alla politica appartenenti ad una società che venti anni di regime totalitario, aveva appiattito.

Ma anche in assenza di un elaborata e strutturata alternativa alla società fascista, dissero rifiutarono il sistema politico del nazifascisti e la loro Guerra, rifiutando la collaborazione con i nazisti.

A tal proposito, un esempio straordinario su tutti: dopo l’08 settembre 1943, venero rastrellati dai tedeschi più di 800.000 soldati italiani, di questi solo 186.000 restarono fedeli all’alleanza nazifascista mentre più di 600.000 la rifiutarono, aprendosi per loro le porte dei Lager in Germania o in Polonia, dove vennero trasformati in lavoratori coatti, trovando molti di loro la morte per la fame e per il freddo. Soldati italiani considerati dai nazisti e dai collaborazionisti fascisti, traditori, ai quali non veniva applicata neppure la Convenzione di Ginevra, in quanto, non considerati prigionieri di guerra ma traditori.

La Resistenza, in buona sostanza, non fu solo un movimento di liberazione di popolo (i partigiani provenivano da tutte le classi sociali della Nazione, ma soprattutto erano contadini e operai) ma fu anche l’atto costitutivo della Democrazia in Italia.

In Italia, la storia ci insegna, che la Democrazia non c’era mai stata, né sotto il regime fascista né sotto i precedenti regimi liberali, pur se parlamentari. Ed infatti il discrimine era dato dal suffragio estremamente limitato ( dal 1861 al 1913 gli elettori costituivano dal 2% al 7 % del corpo elettorale e dopo mancava più della metà della popolazione adulta, ovvero, le donne).  Senza suffragio universale, non poteva esistere Democrazia.

La Resistenza quindi non solo contribuì alla sconfitta del regime e alla fine della Guerra ma anche a quella innovazione sociale e ideale che partorì la nostra Carta Costituzionale, frutto dei lavori dell’Assemblea Costituente, dove erano rappresentate tutte le forze antifasciste e che avevano partecipato alla lotta di Liberazione, e che ottenne livelli di confronto e di elaborazione giuridica, mai più raggiunti, consegnandoci una Società e uno Stato dove la sovranità popolare, diritti inviolabili, uguaglianza e solidarietà ne costituiscono principi fondamentali. E vi prego (rivolgendomi soprattutto ai giovani), andate a riprendere e rileggere la nostra Costituzione: È bellissima; non una parola di più, non una parola di meno; nessuna ridondanza; le congiunzione usate in maniera magistrale; parole semplici, periodi ( commi) brevi, impossibile da non comprendere, chiara nel suo dettato testuale.

Un vangelo laico, dal quale non c’è domanda per cui non possa ricavarsi una risposta, non c’è diritto che non possa trovare presidio. Persona, dignità, lavoro, libertà e uguaglianza, democrazia, etica, legalità, solidarietà e partecipazione i valori fondamentali che ricaviamo dalla nostra Costituzione e che uniformano la nostra comunità, il nostro vivere insieme.

Ebbene, ora si comprendono sino in fondo le parole pronunciate dal Presidente Mattarella.

Quei principi e quei valori sono costati la vita di tanti Partigiani e di tanti giovani stranieri venuti dal mare, dobbiamo essere a loro grati; valori e principi che dobbiamo difendere sempre, perché è sempre tempo di Resistenza.  

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