domenica, marzo 09, 2025

“Sarò per sempre una madre in lotta a Plaza de Mayo”


Intervista a Vera Jarach, 97 anni, mamma di una ragazza desaparecida a soli 18 anni e a cui lo storico Greppi ha dedicato un saggio: “È la memoria la vera militanza”. Vorrei trasformare la casa in cui ha vissuto Franca in un museo sul modello di Anne Frank 

DI ILARIA ZAFFINO

«La verità sulla fine di mia figlia l’ho conosciuta solo vent’anni dopo la sua sparizione. Sapevamo che non l’avremmo rivista, sapevamo dai racconti di chi si era salvato cosa accadeva in quei luoghi di detenzione clandestina in quegli anni, ma non ho smesso di pensarla viva». Vera Jarach, 97 anni, è una delle ultime ancora in vita tra le fondatrici delle Madres de Plaza de Mayo. Sua figlia Franca è sparita per sempre, a 18 anni, il 25 giugno 1976, vittima di uno di quei voli della morte che in Argentina hanno eliminato una generazione: 30mila giovani desaparecidos per i quali le loro madri non hanno mai smesso di chiedere giustizia. 


Adesso Franca Jarach è protagonista della accurata e documentatissima biografia che le ha dedicato lo storico Carlo Greppi: Figlia mia (pubblicata da Laterza). «Quello che di Vera mi colpì 17 anni fa, quando da studente, non ancora storico, la ascoltai per la prima volta raccontare di Franca, è la sua pulsione verso il presente», spiega Carlo Greppi. «Come sia riuscita a costruire negli anni una dimensione di lotta personale e collettiva sempre con i piedi nel presente, guardando in avanti. 
Usando la storia di Franca e dei 30mila desaparecidos come campanello d’allarme». La conferma è Vera stessa a darcela quando ci appare attraverso la telecamera di Zoom, collegata dalla sua casa di Buenos Aires. È dalla camera di Franca, rimasta intatta come era allora, con le sue carte, i suoi libri, le fotografie e tutte le sue passioni, che ci parla e subito si porta avanti: «C’è quest’idea che mi gira per la testa e non so se ce la farò a realizzarla finché sono in vita, ma magari qualcun altro sì... Vorrei che questa casa, dove Franca ha vissuto fino a 18 anni, diventi come la casa di Anne Frank. Non potrei paragonarla a nessun altro». 
Arrivata a Buenos Aires a 11 anni per sfuggire alle leggi razziali, Vera custodisce infatti nella storia di famiglia un altro orrore: il nonno morto a Auschwitz. 
“La memoria è lotta, è ragione di metà di un’esistenza, mezzo secolo di lotta per la verità e la giustizia” leggiamo nel libro. Lei si definisce una militante della memoria. 
Quanto conta nello scongiurare il ripetersi del male? 
«Quando parlo di militanza della memoria, voglio dire che credo nel potere della verità e del ricordo. 
Solo così si può mettere fine all’odio, che è alla base di vecchi e nuovi fascismi. La storia si ripete, le storie hanno sempre caratteristiche in comune e una di queste è la violenza. Tremo per il mondo di domani. Perché oggi c’è ancora molto silenzio, ancora un girarsi dall’altra parte. Invece c’è bisogno di unità, di questa forza in più che aiuta , c’è bisogno di darsi il braccio. Ed è quello che abbiamo fatto noi madri di Plaza de Mayo». 
“Stare all’erta quando le cose si ripetono: eccolo il messaggio che ci ha lasciato Franca Jarach” ci dice Greppi in queste pagine. Ma c’è ilrischio effettivo che tragedie come questa si possano ripetere in Argentina? E nel resto del mondo? 
Per esempio con il ritorno alla ribalta delle destre, Trump, Putin… 
«Vedo un mondo che non mi piace, dove è ancora più necessario prendere coscienza di ciò che sta avvenendo, ma anche capire quando si manifestano i primi sintomi di un ritorno di quelle che sono state tragedie per l’umanità. 
Con il governo Milei, qui in Argentina, stiamo passando un periodo molto difficile e va difesa questa nostra repubblica così provata. Perciò è essenziale stareattenti a cogliere i segni della ripetizione, delle persecuzioni razziali, dei genocidi». 
Anche Primo Levi diceva che “ciò che è accaduto una volta, può ripetersi”. Come impedirlo? 
«Ho avuto il privilegio di conoscere Primo Levi a Torino, tramite amici, negli anni ’80, stavamo cercando Franca disperatamente e ci siamo anche scambiati delle lettere, che ho conservato. È stata una grande emozione ricordare, con la persona che le ha vissute, quelle pagine tragiche della sua storia». 
La prima domanda che viene in mente è: perché Franca? Il suoarresto faceva parte di un piano preciso o è finita per caso nella retata del 25 giugno 1976? Il suo profilo da allieva brillante, impegnata politicamente, un senso di libertà molto forte, fa pensare che non è stata una scelta casuale. 
«Franca aveva già la pasta da leader, per come si imponeva con la sua volontà, con la sua storia, quella sentita in famiglia (il riferimento è al nonno morto ad Auschwitz, ndr ),per la sua azione nella scuola già dai 13 anni. Se vivesse ora, questo me lo domando spesso, dove sarebbe? Di sicuro sarebbe una persona rispettosa della Costituzione, delle istituzioni. Il suo sogno era fare l’insegnante e ci ha dato tante lezioni sulla necessità della giustizia, sul rispetto della dignità anche di chi non la pensa come te». 
Dal libro di Greppi esce fuori un ritratto tridimensionale di Franca attraverso le voci di tanti che l’hanno conosciuta: ci sono cose di sua figlia che non sapeva e ha appreso leggendo queste pagine? 
«Ci sono quasi un centinaio di testimonianze qui, che raccontano la storia di mia figlia, ma soprattutto offrono uno sguardo profondo e completo su ciò che si è vissuto in quell’epoca rimasta nella storia. Un’epoca in cui la gioventù era cosciente di quel che stava accadendo. Greppi ha raccolto moltissimo materiale e in mezzo a tutto questo c’erano anche cose che non conoscevo: piccole storie emerse dalla sua corrispondenza, certi aspetti delle sue amicizie benché — e per questo mi reputo fortunata — con mia figlia abbia sempre condiviso tanto » . 
Papa Francesco, per il quale tutto il mondo in questi giorni sta pregando, ha speso molte parole per le madri di Plaza de Mayo. Lei una volta ha detto che sperava in una sua enciclica in cui dicesse “mai più silenzio”. 
«Siamo tutti in pena per lui e speriamo esca da questa malattia e a un certo punto possa tornare qui in Argentina. E l’enciclica, quando con lemadres l’ho incontrato a Santa Marta qualche anno fa, gliel’ho proprio chiesta! Tragedie come quella di Franca sono accadute tante volte in passato, nella storia dell’umanità, e non vogliamo si ripetano. Mai più. 
Nunca más». 

La Repubblica, 9 marzo 2025

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