(Renato Franco) Nel suo show in tv «Il sogno» Benigni esalta il Manifesto di Ventotene, proprio nel giorno in cui Giorgia Meloni ha detto che quella non è la «sua» Europa. Lui la pensa all’opposto: «Mentre tutto intorno c’erano rovine, morti, cadaveri, nel 1941, nella piccola isola di Ventotene, tre uomini, tre eroi, Spinelli, Rossi e Colorni, ebbero un lampo, un’idea, di cambiare tutto, girare pagina: l’idea dell’unità europea. Sono eroi della nostra storia, i pionieri.
Lì c’era l’idea di un’Europa unita, federale che per la prima volta diventa un progetto politico da realizzare. Certamente contiene alcune idee superate legate a quel periodo storico ma questo non toglie la sua grandezza. L’idea centrale del Manifesto è attualissima» basata su una «giustizia sociale dove nessuno restasse indietro».
Benigni odia la guerra, ma pensa che sarebbe necessario un esercito unico con un solo comando («fate l’esercito europeo comune, non si perde sovranità, anzi si recupera»). Anche perché — sostiene — Cina, Russia, Turchia e perfino l’America ci vogliono separare, «ci vogliono deboli e divisi, hanno paura perché in Europa siamo 500 milioni, 100 milioni più degli Usa, quasi 4 volte la Russia, e la nostra moneta diventerebbe la prima valuta del mondo negli scambi commerciali». Attacca ancora la Russia («il luogo dove si fabbricano le fake news») e chiude con una speranza per lui certa («la guerra finirà per sempre, è inevitabile»).
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