di Elisa Matraxhia
e Giovanni Puma
Sociologo, poeta, intellettuale, attivista, educatore, sognatore (un uomo invecchia quando i ricordi prendono il posto dei sogni) costruttore di pace, Danilo Dolci è stato un uomo del Nord che è arrivato in Sicilia e si è scontrato con la questione meridionale.
Ha conosciuto e combattuto la miseria, la violenza, la mafia, la disperazione, l’abbandono dello Stato. Ha dato il via a una grande missione educativa, culturale, sociale. La Sicilia dimenticata è diventata il centro di un sogno importante: il sogno di una rivoluzione pacifica, di un riscatto delle popolazioni più povere del Sud.
Danilo Dolci ha utilizzato lo sciopero della fame per protestare contro la povertà, ha organizzato uno sciopero alla rovescia per chi non aveva lavoro, si è servito della radio per denunciare il dramma del Belice. Per Danilo Dolci la promozione umana passava dalla cultura: i veri sapienti a suo avviso erano i contadini, i pescatori. Al centro della sua attenzione c’erano gli oppressi. A Trappeto ha dato vita a una grande lotta per l’acqua e ha creato un centro educativo. A suo avviso la scuola doveva diventare un ascensore sociale. Con i ragazzi ha sperimentato il metodo della ricerca. Una grande rivoluzione cui tutti gli educatori dovrebbero guardare con forza, oggi più che mai. Purtroppo non sempre ci riescono, ma quando lo fanno si accende l’entusiasmo (parola bellissima) e vengono fuori cose meravigliose. Non dimentichiamo però che Dolci è stato uno studioso, un sociologo. Il libro di Giuseppe Maurizio Piscopo, “Ci hanno nascosto Danilo Dolci“, con le sue testimonianze, ci racconta anche questo.
L’Inchiesta a Palermo è una lucida analisi dei fenomeni sociali caratteristici di un’economia fortemente depressa. Oggetto dell’inchiesta sono stati coloro che si arrangiavano, si industriavano (gli “industriali”): venditori di frattaglie, robivecchi, “spiccia-faccende”. Persone che vivevano alla giornata. Alcune testimonianze sono state raccolte in carcere, mentre Danilo Dolci era detenuto per la vicenda della trazzera vecchia (lo sciopero alla rovescia).
Come spesso accade a tutti i grandi uomini e alle grandi donne, come accade alle persone speciali, alle persone uniche, Danilo Dolci è stato rifiutato, non è stato capito (anche da parte della chiesa e da parte di chi rappresentava il potere); ma non è stato dimenticato dagli ultimi.
Danilo Dolci continua ad aprire quella che possiamo chiamare la stanza delle domande. Ci pone importanti interrogativi e spunti di riflessione. Li pone a noi come cittadini, come siciliani, come docenti, come studenti. Potremmo dire che ci catapulta nella stanza delle domande; ci mette davanti a uno specchio che è fondamentale per costruire il nostro presente sognando il nostro futuro.
C’è una grande sfida educativa che Danilo Dolci lancia ancora oggi (soprattutto oggi). Al di là delle politiche ministeriali, delle mode metodologiche, gli insegnanti sono chiamati a sognare i propri alunni, sono chiamati a mettere le ragazze e i ragazzi al centro di tutto. Per fare questo devono essere umanamente ricchi e colti.
C’è un’altra grande sfida che Danilo Dolci lancia ai siciliani di oggi, ai ragazzi, ai futuri cittadini. Che Sicilia vogliamo? Una terra gattopardianamente chiusa in se stessa e immobile oppure una Sicilia finalmente e fieramente nuova?
Il libro di Giuseppe Maurizio Piscopo racconta tutto questo e ancora altro, racconta Danilo Dolci, ma denuncia il fatto che è stato nascosto perché libero, scomodo, non addomesticabile. È importante sanare questa ferita etica e culturale. Gli alunni della scuola secondaria di Marineo hanno colto lo spirito che animava Danilo Dolci e con i loro interventi intelligenti e appassionati hanno aperto una splendida stanza delle domande che ha emozionato e coinvolto i relatori dell’incontro.
Tra le splendide testimonianze raccolte nel volume di Giuseppe Maurizio Piscopo c’è una bellissima frase di Don Cosimo Scordato. Alla domanda “In una parola, chi è Danilo Dolci?” il sacerdote palermitano ha risposto: “Un uomo che ha cercato di essere uomo”.
Sicilia Buona, 12/3/2025
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