di ALFIO MANNINO*
Il 21 marzo a Trapani la Giornata dell’impegno in ricordo delle vittime. L’azione delle istituzioni ha subito battute d’arresto
Il 21 marzo a Trapani si svolgeranno le iniziative della XXX giornata dell’impegno in ricordo delle vittime di mafia. Sono stati decenni di iniziative promosse da Libera che hanno coinvolto scuole, enti locali, la società civile, ogni volta in una città diversa. La scelta di Trapani quest’anno è importante. Le iniziative si terranno infatti in un’area geograficamente periferica ma centrale per gli interessi mafiosi, come le cronache e la storia confermano. In questo percorso la memoria vuole essere confermata, praticata, ma non è però solo per tributo alle vittime di mafia. Si propone invece, anno dopo anno, come la strada per promuovere un impegno sociale diffuso affinché la cultura della legalità e del diritto si affermino su quella della sopraffazione, del favore che non esita a percorrere le vie dell’illegalità.
Abbiamo sottolineato il valore della memoria ed esercitato il nostro impegno antimafia con tutti i sistemi e in tutti i luoghi in cui ci è stato possibile esercitarlo. Il 21 marzo ci saremo a Trapani, ma la nostra presenza non si propone né come passerella, né come testimonianza. Si propone invece come prosieguo di un’attività coerente, senza ombre, decisa, in taluni casi decisiva. Temo che altrettanto non possano dire quei soggetti istituzionali che saranno inevitabilmente presenti o fisicamente o con dichiarazioni affidate ai canali della comunicazione. Io credo che l’impegno antimafia delle istituzioni abbia in questi anni subito delle battute d’arresto. La mafia penetra sempre più nel tessuto economico, fa affari e manifesta tale potenza che adesso è la politica a cercare con essa alleanze. In occasioni di inchieste, retate, blitz, si ha la sensazione che nonsia cambiato nulla, nonostante le stragi, nonostante la memoria, nonostante l’impegno civile di chi semina cultura antimafia. La verità è che, al riparo delle passerelle, c’è un nocciolo duro degli intrecci che si evolve e trova spazi nei comportamenti non coerenti di certi soggetti politici.Favorire ad esempio la diffusione di appalti e subappalti senza una rete di controlli adeguati, piuttosto che a velocizzare serve a favorire il maneggio illegale di denaro pubblico. A chi e a che cosa serve se non ad arricchimenti illeciti e al controllo dei flussi finanziari? Se si saltano passaggi fondamentali non si va allo sviluppo e alla ripresa economica ma si vanno ad oleare i vecchi meccanismi del consenso drogato da parte di chi scrupoli non ne ha. Ritengo che anche cercare di azzoppare la magistratura, togliendole prerogative e autonomia sia funzionale a un disegno di quanti puntano ad avere le mani libere e a decidere, operare, agire, senza regole, senza trasparenza. Anche le restrizioni imposte alla libertà di stampa, unite alle minacce che i giornalisti puntualmente ricevono quando vanno a toccare determinati interessi, dimostrano un andazzo non confortante. In tutto questo, un governo regionale che tace di fronte ad accadimenti che lo riguardano da vicino lascia sgomenti. Un esecutivo che lascia cadere nel vuoto le proposte del sindacato, come la nostra di un protocollo che detti regole e percorsi per impedire le infiltrazioni mafiose negli appalti. Salvo poi esserci nelle passerelle. No grazie. Di facce contrite il movimento antimafia, quello vero, fa volentieri a meno. Vogliamo i fatti, anche se solo riguardassero una presa di distanze da una politica nazionale che ha dimenticato che la mafia condiziona ancora pesantemente l’economia e si comporta come se il problema non esistesse. Quali fatti le istituzioni oggi sono in grado di mostrarci? Attendiamo risposta, sempre, oggi, il prossimo 21 marzo.
* segretario generale Cgil Sicilia
La Repubblica Palermo, 9 marzo 2025
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