giovedì, gennaio 30, 2025

RIGENERARE L’IMPEGNO ANTIMAFIA A PARTIRE DAI TERRITORI: LE ESPERIENZE DEL METAPONTINO E DELLA SIBARITIDE


GIUSEPPE LUMIA

Non tira un’aria buona per la lotta alle mafie. La legislazione del “doppio binario” sta subendo ferite profonde, le scarcerazioni di pericolosi boss sono ormai un dato costante, continua l’accumulazione delle ricchezze provenienti dal traffico di droghe, armi, rifiuti e animali, solo per citarne alcuni più conosciuti, senza trascurare il vasto campo delle estorsioni e dell’usura. 

Prosegue senza sosta la penetrazione della criminalità organizzata nel sistema degli appalti pubblici e in diversi settori dell’economia legale, sino a inserirsi nel grande riciclaggio e nell’economia digitale. La situazione è altrettanto brutta per quanto riguarda le collusioni politiche ed economiche, tanto a livello locale che globale. C’è allora da scoraggiarsi? Capisco che venga la tentazione, ma significherebbe darla vinta ai mafiosi, ai loro complici e agli ignavi. 


C’è invece da rimboccarsi le maniche, scrollarsi di dosso l’idea della ritirata e ripensare e riprogettare, per rilanciare e rigenerare l’impegno antimafia a partire dai territori. 

Vorrei segnalare due esperienze motivanti, tra quelle che seguo operativamente in diverse parti del nostro Paese. 

La prima si è svolta a Policoro, nella zona meravigliosa del Metapontino, in Basilicata. Su iniziativa dello SPI-Cgil, si è lavorato ad un “Patto civico per la legalità”, per attivare concrete iniziative di impegno antimafia, procedendo tappa dopo tappa con un piglio progettuale e costante. Si sono individuati degli obiettivi precisi di lavoro per svegliare le coscienze e chiamare le istituzioni alla propria responsabilità. I boss locali del clan Schettino di Scanzano Jonico e degli Scarcia-Scarci di Policoro non avranno più vita facile nell’assoggettare diversi settori produttivi di quei bellissimi territori. Sta emergendo un bel metodo di lavoro che va conosciuto e sostenuto.


L’altra iniziativa si è svolta a Cassano all’Ionio, nella Cattedrale della Diocesi, alla presenza del Vescovo Francesco Savino, promotore di un’azione pastorale di notevole spessore educativo e sociale. Su iniziativa dell’Agesci e del Centro La Pira, è stata scelta la figura del martire don Peppe Diana per accompagnare il cammino educativo dei giovani scout e delle scuole presenti nella stupenda cornice della Sibaritide. La storia di don Peppe Diana è raccontata nel libro “Per rabbia e per amore”, con un’arte letteraria di particolare pregio, da Raffaele Sardo, che lo ha conosciuto direttamente e insieme a lui ha lottato per avviare una rottura senza precedenti e liberare il territorio dall’asfissiante e violentissima presenza della camorra dei casalesi, addestrati e supportati da cosa nostra siciliana. Un momento molto intenso è stato quello della testimonianza di Augusto Di Meo, il fotografo che era accanto a don Diana nel momento in cui è stato ucciso. È una storia che sta ispirando e motivando centinaia di giovani e studenti che non vogliono subire il dominio dei boss dei Forastefano e degli Abbruzzese nei loro territori. Anche questa esperienza rappresenta, pertanto, un bell’esempio da seguire con attenzione.

Altre realtà sono in movimento: raccontarle e supportarle sarà già un modo per non subire e per reagire con intelligenza e determinazione.

28 gennaio 2025

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