domenica, gennaio 05, 2025

La lezione di Dolci, una sfida all’oblio attraverso le testimonianze


di Giacomo Pilati

Ha ragione Maurizio Piscopo a suggellare nel titolo del suo libro Ci hanno nascosto Danilo Dolci, edito da Navarra, una affermazione che pesa quanto una sentenza: l’oblio colpevole sulle opere e sulla vita di uno dei protagonistici della storia del Novecento. 
Piscopo che di mestiere ha fatto il maestro elementare a Palermo, non si è mai piegato all’idea di dovere rinunciare a raccontare ai suoi alunni la poesia e la fabula degli insegnamenti del sociologo triestino, ignorato dai libri di testo, eppure fondamentale per la narrazione di una Sicilia irriducibile, che combatte la rassegnazione con le armi della cultura e della non violenza. Ed è per queste ragioni che Dolci è entrato fra i banchi delle sue classi. 


Per non perdersi fra le citazioni bibliografiche, Piscopo ha preferito dare la parola a chi Dolci lo ha conosciuto, a chi ha lavorato con lui. Una antologia di testimonianze sul suo lavoro di documentarista in una Sicilia che negli anni Cinquanta era preda di mafia, ignoranza, fame. Il testo racconta la sua vita, il suo amore per i bambini e per le fasce deboli, le denunce, il progetto educativo della scuola di Mirto a Partinico, il suo essere l’ultimo dei maestri ribelli, capace di svelare, lui uomo del Nord, le ingiustizie di una terra abbandonata alla rassegnazione. 
Ha ragione Salvatore Ferlita nella prefazione a sottolineare come le lezioni di Dolci siano indispensabili per riscoprire uno dei pensatori più influenti della non violenza e della lotta contro lo sfruttamento. E il maestro Piscopo per questa dimenticanza non fa sconti a nessuno: ai programmi, alle circolari ministeriali, ai suoi colleghi. E senza puntare il dito, coerente col pensiero di Dolci, mette insieme pezzo su pezzo la biografia di un educatore che rifuggiva dal termine pedagogia valorizzando le domande dei più piccoli. 

La Repubblica Palermo, 5/1/25

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