domenica, gennaio 05, 2025

IL PERSONAGGIO. Il pentito Mutolo: “Lo dico dal 1992, il killer di Mattarella è il mafioso Antonino Madonia, avrei voluto segnalarlo a Borsellino”


PALERMO — «Lo dissi dopo la strage di via D’Amelio che il killer di Piersanti Mattarella era il mafioso Antonino Madonia». Gaspare Mutolo è stato l’autista di Salvatore Riina, poi nel mese di luglio del 1992 iniziò a parlare con Paolo Borsellino. «Ma con lui non ci fu tempo di parlare dell’omicidio Mattarella — dice oggi al telefono — in quel momento avevo l’urgenza di riferirgli degli infedeli all’interno delle istituzioni». 

Dopo la strage di via D’Amelio, Mutolo mise a verbale il nome di Nino Madonia: «Ai magistrati che mi interrogavano dissi di mettere a confronto la foto del figlio di Ciccio Madonia con quella di Giusva Fioravanti, il terrorista nero che veniva indicato come l’assassino del presidente Mattarella: nel 1980 erano entrambi giovani, sono due gocce d’acqua ». Ma all’epoca la procura di Palermo non cambiò idea sul killer di Piersanti Mattarella.

E portò a processo Giusva Fioravanti, assieme a un altro killer dell’estrema destra, Gilberto Cavallini, perché questa era la pista che aveva seguito Giovanni Falcone. Pista che però si è infranta con l’assoluzione dei due estremisti dei Nar in tutti e tre i gradi di giudizio. 
Dice Mutolo: «Cosa nostra ha avuto sempre a disposizione killer spietati ed esperti, non si è mai rivolta all’esterno per commettere un omicidio eccellente». L’ex fidato autista di Riina riferì anche altro nei verbali del 1992 e oggi lo ribadisce: «Il vero regista dei delitti politici di Palermo fu l’ex sindaco Vito Ciancimino, lui era infastidito dal vento di cambiamento che voleva portare il presidente Mattarella, nella politica e soprattutto nella gestione degli appalti. Bastava che Ciancimino dicesse una parola, e i suoi amici Riina e Provenzano lo esaudivano». 
Mutolo parla degli anni terribili di Palermo, ma la sua preoccupazione più grande riguarda il presente: «Leggo di boss scarcerati e anche in permesso premio. Si tratta di gente pericolosa». Il mafioso che ha vissuto la stagione terribile dei Corleonesi mette in guardia dai progetti di riorganizzazione che Cosa nostranon ha mai abbandonato: «In libertà, c’è gente di grande autorevolezza mafiosa. Uno su tutti, Franco Bonura. È stato un costruttore, ma anche un capomafia che ha partecipato ad omicidi, eppure l’ha sempre fatta franca». Mutolo racconta di un giovane scippatore, un tale Cacioppo, che nel 1976 fu strangolato in un deposito di Bonura, «fra l’Uditore e Passo di Rigano, dove c’era una fabbrica di stracci». Ricorda Mutolo: «Quel giorno, oltre a Bonura, c’erano anche altri autorevoli mafiosi, come Rosario Riccobono e Giovanni Bontate, che scrisse un cartello da far ritrovare assieme al cadavere, in un’auto: “Io sono quello che ha tagliato la faccia alla turista. Questo serva di monito ai vermi che come me gettano fango alla Sicilia». 
Mutolo fa una pausa e dice: «Certi personaggi che arrivano dal passato di Palermo sono ancora pericolosi. Lo vorrei dire ai ragazzi rinchiusi nel carcere del Malaspina, loro pensano che i boss siano dei modelli». 

La Repubblica, 5 gennaio 2025

Nessun commento: