Giorgia Meloni
STEFANO IANNACCONE
Il governo Meloni si rifugia nella propaganda ma gli
interventi sulle liste d’attesa sono inefficaci. Tradita la promessa
sull’assunzione di personale, scoppia il caso dei tagli ai laboratori
accreditati
L’importante è la salute, è uno degli auguri tipici di Capodanno. Solo che nel 2025, quella degli italiani sarà sempre meno sotto controllo. Medici e infermieri, infatti, saranno ancora di più sotto pressione per la carenza di ricambi nei reparti, mentre milioni di persone rinunceranno alle visite o, peggio, alle cure perché devono attendere mesi e mesi per le interminabili liste d’attesa. Il capo dello Stato, Sergio Mattarella, nel messaggio di fine anno ha sottolineato il problema: «Vi sono lunghe liste d'attesa per esami che, se tempestivi, possono salvare la vita». Il decreto varato dal governo nella scorsa estate, durante la campagna elettorale per le Europee, non ha sortito alcun effetto come già preannunciato dalle opposizioni: mancavano gli stanziamenti. Il provvedimento, peraltro, non è mai stato di fatto completato. Mancano cinque dei sei decreti attuativi previsti, tra cui «la definizione del fabbisogno di personale degli enti del Sistema sanitario nazionale» e «le indicazioni tecniche per gestire, da parte del Cup, un nuovo sistema di disdetta delle prenotazioni e ottimizzazione delle prenotazioni».
Il decreto esiste solo sulla carta, mentre il disegno di
legge gemello – quello sulle prestazioni sanitarie – è tuttora in esame in
commissione affari sociali al Senato, in prima lettura. L’ultima seduta sul
tema risale al 18 dicembre. Ma quello delle liste d’attesa è solo uno dei tanti
nodi mai sciolti.
Ancora emergenza
Il 2025 inizia con una certezza: per la sanità sarà un anno
di emergenza che il governo continua a negare, rifugiandosi nel porto sicuro
della propaganda. I numeri confermano che sulla salute la destra ha fatto il
minimo indispensabile. Sono spariti dall’orizzonte delle iniziative, per
esempio, le assunzioni di 30mila medici, infermieri e tecnici di laboratorio
promessi dal ministro della Salute, Orazio Schillaci.
Del resto per rafforzare l’organico occorrono le risorse che
non sono state previste nemmeno dalla manovra economica approvata a fine
dicembre. Gli infermieri stanno affrontando da tempo la battaglia: «Bisogna
investire su stipendi e possibilità di carriera per attrarre giovani che
rifuggono questa professione e al tempo stesso per cercare di arginare la fuga
degli infermieri in servizio», osserva Andrea Bottega, segretario del Nursind,
uno dei sindacati di categoria.
Con Giorgia Meloni a palazzo Chigi l’investimento sulla
sanità è inadeguato. La stella polare resta la disamina della Corte dei conti.
La spesa sanitaria «cresce a poco meno di 142,9 miliardi nel 2025 e supera i
152 miliardi nel 2027. Una variazione che nel biennio 2026-27 stabilizza la
spesa al 6,4 per cento del Prodotto, un livello pari a quello registrato prima
della crisi (era il 6,41 per cento nel 2019)», ha sottolineato la magistratura
contabile nell’ambito di un’audizione alla Camera.
Dunque nel 2025 la spesa in rapporto al Pil toccherà il
punto più basso degli ultimi 15 anni. Insomma, la pandemia non ha insegnato
nulla a una maggioranza che ha rimosso le sanzioni ai no-vax.
Domani.it, 1 gennaio 2025
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