Giovanni Perrino
Sul Centro Studi e Iniziative, istituito nel 1958 a Corleone da Danilo Dolci, pubblichiamo la testimonianza del corleonese Giovanni Perrino, che a quel tempo era uno dei ragazzini che frequentava il Centro, incuriosito dai tanti libri che venivano dati in prestito gratuito.
di Giovanni Perrino
All’inizio degli anni sessanta, Danilo Dolci aprì un Centro di Lettura di fronte al Liceo classico. Tutto avvenne nel generale silenzio, gli studenti se ne accorsero per caso un giorno all’uscita di scuola; il Centro era solo una stanza di fronte alla chiesa di Sant’Agostino.
Ma non era solo la novità ad attrarre gli studenti quanto piuttosto la varietà e modernità di quei libri disposti sui tavoli ai tre lati della stanza. Danilo Dolci era un uomo eccezionale che era piovuto chissà da dove, in un deserto culturale e in una società civile che, nonostante tutto, si rifiutava di morire in un tramonto senza fine.
In quegli anni Dolci sosteneva nella vicina Partinico le lotte contadine per la costruzione della diga sul fiume Jato e lottava “a mani nude” contro la mafia. Oltre al prestito gratuito, la Biblioteca aveva organizzato un Corso di educazione sessuale che fu visto dai preti e da qualche insegnante come peperoncino negli occhi. In certi ambienti cattolici chi frequentava quel luogo “da comunisti” era malvisto. Al Liceo i pochi insegnanti laici tacevano in attesa di vedere quali iniziative il centro attivasse ma in realtà nessuno, tranne gli studenti, trovava il coraggio di lasciarsi coinvolgere in modo attivo. Si superò presto la disabitudine alla lettura e prevalse la curiosità. Un giorno, quasi rubasse la marmellata, Mattia, dopo una lunga sosta fra i tavoli, prese in prestito La Storia del socialismo italiano di Gaetano Arfè. In quegli anni non si studiava la storia contemporanea e leggere un saggio del genere era un’impresa per l’ingenuo studente. Infatti la lettura dei primi capitoli fu molto faticosa e, pressato dallo studio, Mattia interruppe la lettura rinviandola all’estate. Il libro restò qualche settimana sul tavolo ma qualche giorno dopo suo padre lo notò e chiese se era un libro di scuola. Mattia rispose che l’aveva preso in prestito dalla Biblioteca di Danilo Dolci.“Ho capito” disse il padre con un sorriso, “cosa hai capito?” rintuzzò. “Monsignore si è fermato un attimo nel negozio e ha detto di “controllare” le tue letture e le frequentazioni, ma non farci caso” mi disse.
Consegnato il libro di Arfè e ne prese altri, continuando a frequentare con voracità la biblioteca di Danilo Dolci. Quell’episodio segnò una frattura importante e rafforzò il bisogno di aria pulita che avvertiva con l’insofferenza ma anche con le difficoltà di una crescita che si rivelava più impegnativa del previsto.
Tratto da un romanzo storico di Giovanni Perrino di prossima pubblicazione
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