martedì, gennaio 28, 2025

Colapietro (Silp): "La polizia non ha bisogno né di decreti sicurezza né di scudi penali, ma di tutele"

Pietro Colapietro, segretario generale del Silp-Cgil, il sindacato di polizia aderente alla Cgil

Intervista esclusiva a Micromega del segretario generale del Silp Cgil, Pietro Colapietro.

Colapietro (Silp): “La polizia non ha bisogno né di decreti sicurezza né di scudi penali ma di tutele”. L’impronta autoritaria di questo governo, sancita dal cosiddetto Ddl sicurezza, si riverbera in numerosi aspetti della nostra vita politica, economica e sociale. La sicurezza perseguita e propugnata non è per niente quella volta alla garanzia dei diritti e delle tutele, bensì una sicurezza di stampo repressivo, che mira a soffocare ogni protesta e ogni richiesta di giustizia e cambiamento sul nascere. Per perseguire i suoi scopi l’attuale maggioranza conferisce sempre più potere alle forze dell’ordine, pubblicamente incensate e difese a prescindere. Ma le stesse forze dell’ordine è davvero questo di cui hanno bisogno?

È davvero ponendole su un piano superiore rispetto al resto della cittadinanza che le mette nella condizione migliore di svolgere il proprio lavoro, instillando solo timore in chi invece dovrebbe esserne tutelato? Qual è invece lo stato in cui davvero versano al di là della propaganda? Ne abbiamo parlato con Pietro Colapietro, segretario generale del sindacato dei lavoratori della polizia Silp Cgil, per il quale invece una reale vicinanza alle forze dell’ordine si dovrebbe concretizzare in tutt’altro modo.


*Segretario Colapietro, partiamo dai più recenti fatti di cronaca, come la morte di Ramy Elgaml o il caso delle attiviste ambientaliste che a Brescia sono state costrette a spogliarsi per poi fare degli squat. Ci danno un quadro generale dell’attuale condotta della polizia e delle forze dell’ordine? E lei come si sente a saperle così nell’occhio del ciclone?*

Le forze dell’ordine a mio avviso sono nell’occhio del ciclone perché ogni giorno vengono tirate per la giacchetta dal mondo politico al fine di mettere un cappello, come se fosse in atto una gara volta a dimostrare chi ci è più vicino. Tutto questo allontana dalla gente la polizia, che è di Stato e quindi di tutti, dal momento che svolge compiti di soccorso, aiuto, prevenzione e investigazione e nessuno può permettersi, per un mero tornaconto elettorale, di strumentalizzarla. Detto questo, ci sono sicuramente degli episodi che vanno considerati nello specifico, ma le forze dell’ordine sono sane, composte da lavoratori e lavoratrici che svolgono con dedizione ed enormi sacrifici il loro compito. Come tutti i lavoratori e le lavoratrici possono incorrere in errore e come tutti sono quindi sottoposti a sanzioni disciplinari o penali, come è giusto che sia, perché nessuno è esente dal rispetto della legge. Però dobbiamo essere tutti convinti che ci siano forze dell’ordine sane, perché questo serve per incrementare il rapporto di fiducia, che deve sempre sussistere. Non ci possono essere atteggiamenti da parte della classe politica o di chi ha responsabilità di governo che mirano a dividerle dal resto della cittadinanza, soprattutto dalle persone più deboli, con cui dobbiamo avere un rapporto di prossimità per offrire il nostro aiuto.


*Visto che parla di forze dell’ordine in generale sane, ma che presentano casi di devianza, quanto sarebbe utile il numero identificativo per fare la necessaria distinzione?*

Qualcuno potrà far presente che ci sono tanti paesi in Europa dove gli identificativi si usano ma io di rimando faccio notare che si tratta di paesi con altri sistemi di ingaggio, altri contesti operativi e altri ordinamenti giuridici. Noi abbiamo già strumenti che garantiscono le funzioni di un numero identificativo, mettendoci in una condizione anche migliore di capire chi ha fatto cosa, consentendo ai magistrati di identificare chiunque si è reso colpevole di un fatto concretizzabile come reato. Sto parlando delle bodycam, che permettono di visionare anche in seguito quello che è realmente accaduto in una piazza. Non dovrebbero essere sperimentali, ma già in dotazione a tutto il personale. I numeri identificativi invece si prestano a false denunce e inoltre non identificherebbero se non la minima parte degli operatori. Si tenga infatti presente che di ordine pubblico non si occupano soltanto reparti inquadrati, ma anche professionisti che svolgono delicati servizi in altri ambiti: polizia scientifica, squadra mobile, Digos, anticrimine, commissariati… Tutte persone che operano in abiti civili. Va poi sottolineato che intorno agli identificativi si è ugualmente scatenata una battaglia politica e questo certo non aiuta.


*Ritorniamo al tema della strumentalizzazione. L’attuale governo fa coincidere la sicurezza dei cittadini con l’aumento dei poteri conferiti agli agenti. Ma è veramente questo quello che serve? Oppure alle forze dell’ordine occorrono altri strumenti?*

Servono assolutamente strumenti diversi. Servono tutele, a iniziare da un maggiore impegno salariale. Noi abbiamo un contratto che recupera solo un terzo del potere d’acquisto e quindi del gap inflattivo. Nulla sulla formazione, nulla sulla previdenza, né dedicata né complementare. Stiamo quindi parlando dei poveri di domani. Quindi coloro i quali dicono che gli operatori delle forze dell’ordine di oggi sono degli eroi a cui tutti dobbiamo applaudire hanno ragione, la gratitudine nei loro confronti deve essere enorme. Soffriamo infatti di una situazione abitativa gravissima, non ci sono alloggi e tanti colleghi dormono veramente in situazioni non dignitose. I nostri concorsi sono sempre meno appetibili, i salari bassi e i costi enormi. È su questi piani che noi avremmo bisogno di risposte. E invece nulla, non c’è una norma che sia una che si proponga di migliorare le condizioni di vita e di lavoro del comparto. Abbiamo un regolamento disciplinare che risale al 1983 e un regolamento di servizio dell’anno successivo mentre si va avanti solo a decreti legge. Inasprire le pene, fare una norma al giorno a noi non serve, sono sufficienti le leggi già esistenti. Non c’è bisogno di alzare la tensione né di creare allarmismi. Questo è il vero problema. Basta con le strumentalizzazioni, assolutamente basta. Non si è fatto nulla di realmente congruo, concreto, nei confronti di chi svolge questo lavoro. Bisogna passare dalla politica del dire a quella del fare.


*Se la situazione è questa, allora essere strumentalizzati e tirati per la giacchetta, come diceva prima, deve essere ancora più insopportabile. Come vi sentite a riguardo?*

Non è facile quando su tutto si rischia di porre l’attenzione sempre e solo per questioni di tornaconto elettorale. Questo incide pure sul piano della serenità, già compromessa. Non è pensabile far lavorare i poliziotti due o tre turni al giorno per ovviare al fatto che siamo veramente sotto organico. Pagare lo straordinario poco più di 6 euro l’ora, corrisponderlo pure dopo due anni e riaffermare la vicinanza nei confronti delle forze dell’ordine. Non è possibile dire che noi svolgiamo una professione preziosa come nessun’altra per poi pagare un festivo 14 euro lorde. Come dicevo, vanno fatti degli investimenti di natura diversa come i concorsi straordinari per garantire nuove assunzioni e andare oltre il turnover, turnover che invece oggi non riusciamo nemmeno a coprire. È sul piano del benessere organizzativo che bisogna incidere. Ci sono molte malattie professionali che avanzano mentre noi siamo sempre più attempati, e sempre di meno. Si verificano eventi suicidiari perché si lavora veramente sempre di più e in condizioni sempre peggiori. Chi ha responsabilità di governo deve occuparsi di questi temi. Questo vuol dire essere realmente vicini ai lavoratori e alle lavoratrici che servono lo Stato nella sua interezza e non il singolo partito o il singolo esecutivo.


Anche il cosiddetto scudo penale rientra nelle misure che servono alla strumentalizzazione delle forze dell’ordine senza migliorarne la condizione?

Da questo punto di vista sicuramente si rende necessario un ragionamento. Tutto quello che divide – realmente o in maniera apparente – le forze dell’ordine dal resto della società è qualcosa che a noi non serve. Non abbiamo bisogno di scudi, ma di tutele. Per esempio, nel caso in cui venga accertato un fatto di cui un poliziotto è responsabile, sempre a partire dalla presunzione di innocenza che ovviamente non lo solleva dall’obbligatorietà dell’azione penale, questi – ed è qui che la politica deve riformare la disciplina – non deve essere sospeso con la decurtazione dello stipendio, costretto a pagarsi l’avvocato quando per ragioni elencate in precedenza si trova in condizioni di ristrettezze economiche e bloccato nella progressione di carriera. Questa – e non lo scudo penale – sarebbe una forma di tutela di cui potremmo realmente giovare.


*Quale sarebbe in definitiva il modo migliore per impiegarle, le forze dell’ordine?*

Il compito principale delle forze dell’ordine è quello della prevenzione. Oggi invece la politica ha dirottato tutto sull’emergenza, sull’ordine pubblico, e quindi abbiamo sempre meno volanti per fare prevenzione e meno gente che si occupa di investigazione. Evidentemente la lotta di contrasto alla criminalità in questo contesto serve poco… E invece io vorrei proprio che la polizia si interessasse di contrasto alla criminalità, di prevenzione, mentre vengono messi in discussione strumenti come le intercettazioni telefoniche, l’abuso d’ufficio e la lotta alla corruzione con tutti i loro reati satelliti. Poi noi subiamo sempre e solo tagli, senza mai beneficiare di un investimento. Le forze dell’ordine si trovano così in assoluta difficoltà rispetto a una criminalità che al contrario investe, e investe tanto. Quindi il paese deve intraprendere una strada diversa per garantire la sicurezza, andando in una direzione volta alla prevenzione, al contrasto alla criminalità, senza attenzionare in modo specifico il disagio. Disagio di cui vanno estirpate le cause. E invece si lascia tutto così com'è.

MicroMega, 28 gennaio 2025

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