GIANNI CUPERLO
Vastissima eco su giornali e tivù dell’ipotetico accordo tra il nostro governo e Elon Musk (1 miliardo e mezzo per consegnare all’uomo più ricco del pianeta un notevole margine di controllo sulle nostre telecomunicazioni e conseguente cybersicurezza).
Palazzo Chigi ha smentito la firma in calce al contratto (ma non la trattativa).
Noi (le opposizioni) abbiamo chiesto che la premier venga alle Camere a riferire.
Sullo sfondo del tutto, le improvvise e impreviste dimissioni di Elisabetta Belloni dalla direzione della struttura che sovraintende all’attività dei nostri servizi di sicurezza.
Sulla cronaca sarete informati dai tg e dai talk che da oggi riprendono in grande stile (e temo, senza sostanziali novità di ospiti e scalette).
Sulla figura di Musk (se vi va) oggi condivido con voi qualche nota estratta dall’ultimo prezioso editoriale di Limes che all’America al bivio (Trump o Musk) dedica il numero appena uscito.
Bon, cominciamo.
Se presentassimo le lotte di potere in termini teatrali, individueremmo nelle maschere di Trump e Musk il Giano bifronte dell’America post-liberal.
Non è lo Stato a finire sotto il dominio dei fondi risparmio o del big tech: sono questi a essersi politicizzati fondendosi con lo Stato con tanti saluti all’ordine basato sulle regole dell’Impero americano di cui abbiamo perduto le tracce.
La rivoluzione clintoniana non è stata opera solamente dello Stato, ma si è servita di molti attori e organizzazioni private: ONG, imprenditori, giornalisti, accademici, tutti coristi dell’America globale e interpreti dello spartito intitolato alla catarsi universale.
La loro idea era di affermare il modello americano e i suoi obiettivi tramite un cerchio allargato non solo di funzionari di governo, ma anche di gruppi privati e non governativi.
Economia e finanza entrano al servizio della strategia imperiale: permettono di raggiungere obiettivi geopolitici senza rischiare vite americane.
Esemplare di questa prassi è l’uso delle sanzioni contro entità nemiche in collaborazione con la finanza nazionale e internazionale: violato il tabù delle regole neutrali (ovvero della imparzialità del Tesoro americano, regista con la Federal Reserve dell’universo dollaro centrico), banche e istituzioni straniere partecipano della meccanica sanzionatoria regolata da Washington.
I magnati dell’economia sono a un tempo collaboratori dello Stato e suoi avversari, lo potenziano mentre lo usano e viceversa.
Ma il patriottismo imperiale non si sposa facilmente con gli imperativi aziendali e tantomeno con le diverse visioni geopolitiche dei protagonisti della competizione tecnologica che ruota intorno all’intelligenza artificiale e ai suoi impieghi.
Siamo al dramma nascosto della coppia Musk-Trump: quando sei padrone dello spazio perché ti credi eletto a salvare l’umanità, difficile coesistere con chi si preoccupa solo di rifare grande l’America.
Al netto di qualsiasi giudizio morale, i protagonisti al vertice dell’impero non potrebbero essere più differenti.
Il presidente iper-pragmatico, amante del colpo a sorpresa, totalmente post-liberal e con una dose di senso comune incompatibile con le visioni global-imperialiste dei predecessori impegnati a rifare il mondo da capo, mentre l’uomo più ricco del pianeta si dedica a conciliare i suoi profitti con l’urgenza di redimere l’umanità.
Musk vuole mettere le mani sullo Stato americano per rovesciarlo come un calzino, annetterlo al proprio impero senza confini, infine scioglierlo nello Stato universale e omogeneo.
Entrambi sono ego supremi che servendo sé stessi devono credere, o fingere di credere, che i loro obiettivi non divergano.
Ciascuno tenta di manipolare l’altro: sarà battaglia sorda per qualche tempo forse culminante in duello all’ultimo sangue.
Dovessimo scegliere chi dei due lascerà impronta più profonda nella storia, non esiteremmo a puntare su Musk: ma chi è costui?
“La terra è la culla dell’umanità, ma non si può vivere nella culla per sempre”: Musk ama citare il motto di Konstantin Eduardovic Ciolkovskij (1857-1935), pioniere della cosmonautica russa, scienziato e filosofo cosmista.
La compagnia va da Jeff Bezos (Amazon) a Larry Page (cofondatore di Google), da Mark Zuckerberg (Facebook-Meta) a Richard Branson (Virgin) convinti che le super tecnologie svilupperanno una superficie transumana destinata a fecondare altre regioni del firmamento.
Per Putin la Russia è sempre in missione, come l’America, contro l’America: per sé stessa, per l’umanità, per il cosmo.
Kosmos vuol dire Ordine, intesa universale: ed è per questo che la Russia genera cosmonauti insieme patriottici e ecumenici, mentre l’America si attende astronauti che nello spazio anarchico piantino la bandiera a Stelle e Strisce per spingere la Nuova Frontiera più in là.
Musk cita Ciolkovskij 1903: “La vita non può ridursi a risolvere un miserabile problema dopo l’altro. Ci devono essere cose che ti ispirano, che ti fanno sentire bene quando ti svegli al mattino e ti rendono parte dell’umanità. È tempo di andare avanti, di diventare una civiltà in movimento fra le stelle, di espandere dimensione e scala della civiltà umana”.
Ma Musk ci fa o ci è?
Non c’è dubbio che sia interessato all’accumulazione del proprio capitale, ma quando ci si pone l’obiettivo di fondare l’umanità multi-planetaria e dotarla di immortalità, il conto in banca è mezzo, non scopo.
Dio non fa il cassiere sicché le nostre obiezioni, di noi banali terrestri, per cui la colonizzazione di Marte sarebbe un bluff, vanno calibrate su quella non ordinaria personalità che si valuta genio e tale e considerato anche da molti suoi avversari.
Lo spazio induce spiritualismo, esorta all’avventura transumana nobilitata dall’intento salvifico.
Musk: “Se riuscissimo ad andare su altri pianeti le probabilità che la coscienza umana sopravviva diventerebbero molto maggiori di quanto non sarebbero se rimanessimo bloccati su un unico pianeta che potrebbe scontrarsi con un asteroide o distruggere la sua stessa civiltà”.
Dove la distruzione sarebbe provocata dall’olocausto nucleare o, più probabilmente, dallo sviluppo di un’intelligenza artificiale superiore all’umana: sovrumana, dunque, antiumana perché decisa a sbarazzarsi di noi normali attardati.
“Stabilire una base su Marte sarebbe terribilmente difficile e probabilmente nel corso dell’impresa vi sarebbero vittime, proprio come è successo durante la colonizzazione degli Stati Uniti”: miscela di cosmismo e iper-capitalismo, trans umanismo e techno anarchismo firmati Musk.
Marchio dell’ultima nuova frontiera: nell’ora sfregiata dai segni del declino, gli americani, nazione di pionieri, hanno bisogno di tornare a sognare perché solo chi sogna cambia il mondo, per trasferirlo altrove.
Impresa improbabile, che sfocia in paradosso.
L’America in partenza per Marte sta atterrando sulla Terra: nata per raddrizzare il legno storto dell’umanità, dimentica del monito kantiano per cui da noi umani nulla si può trovare di perfettamente dritto, si sta adattando con dolore al fallimento delle sue utopie; senza il coraggio di ammetterlo.
L’America reale si congeda dall’ideale e constatiamo il divorzio della sua forza bruta, ancora temibile, dall’obbligo morale.
Trump promette di estremizzare l’incauta ritirata inaugurata nel 2007 da Bush figlio dopo la disfatta irachena, sviluppata da Biden con il disastroso ritiro dall’Afghanistan, e che lui intende sigillare compromettendosi con Putin, dopo averlo sorpreso in Siria, per chiudere la macelleria Ucraina.
Trump opta per il ripiegamento tattico necessario a rifare grande l’America: prende atto che il mondo non sta più abbracciando gli ideali americani come prima: peggio, gli stessi americani non sono così convinti del proprio credo nazionale mentre gli autocrati afroasiatici sono spesso più popolari dei democratici occidentali.
Musk, imperialista egocentrico ed ecumenico, rovescia e rilancia: il suo obiettivo non è rifare grande l’America (perché intristirsi in miserie terrestri?), molto meglio spendere la vita per inaugurare l’impero multiplanetario del superuomo, immortale.
Nessuna nazione si proteggerà da sola dall’apocalisse dell’intelligenza artificiale che si ribellerà ai suoi padroni per dominarli e sterminarli: Musk secondo i suoi fan, salverà il pianeta, sulla bandiera cosmista ricamerà il motto: “Tecnostar di tutto il mondo unitevi!”.
Postilla: “E seguitemi su Marte”.
A questo punto decidete voi se sia il caso di ridere, di mettersi a lottare o di pregare.
Buona giornata e un abbraccio
7/1/25
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