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Bettino Craxi |
Elio Sanfilippo
Nel ricordare Bettino Craxi come palermitani non possiamo che andare con la memoria a quel 28 luglio del 1985 quando a Porticello fu assassinato dalla mafia il commissario Beppe Montana e il 6 agosto in via Croce Rossa il vice questore Ninnì Cassarà con l’agente Antiochia.
Una città sconvolta! L’indomani il 7 agosto il sindaco Leoluca Orlando e i capi gruppo consiliari si recarono a Roma per chiedere al presidente del consiglio Bettino Craxi misure straordinarie per fronteggiare il dilagare della criminalità mafiosa e le drammatiche condizioni sociali ed economiche della città.
Ebbi modo in quella circostanza, facendo parte di quella delegazione, di conoscere e ascoltare da vicino Bettino Craxi.
Fu un incontro proficuo e positivo da cui tutti ricavammo l’impressione di un leader di grande sensibilità sociale che rifuggiva però dalla demagogia e dalle promesse vacue in cui il famoso decisionismo e pragmatismo si coniugavano alla coerenza dei comportamenti e delle scelte politiche.
La conferma l’avemmo allorché venne a Palermo, il 21 gennaio del 1986, per partecipare alla seduta straordinaria del consiglio comunale. Nel suo intervento affermò di volere restituire alla capitale dell’Isola la sua vera faccia di città grande per storia, per cultura e per tradizioni che stanno alla pari con la storia e la cultura e le tradizioni delle più amate e prestigiose città italiane.
Lotta a fondo contro la mafia che appare alle corde e condannata dalla coscienza dei siciliani ma non ancora sconfitta definitivamente. Bonifica sociale, occupazione, risanamento del centro storico e futuro industriale e
affinché questi impegni non restassero nel vago indicò tempi e strumenti di attuazione.
Nino Alongi, leader del movimento Una Città per l’Uomo che svolgerà un ruolo importante nella orlandiana Primavera di Palermo e lungi da simpatie verso i socialisti, nel suo libro Gli anni dell’Utopia scrive che Craxi, ricevuto con tutti gli onori dal consiglio comunale, dalle autorità regionali e da un emozionatissimo sindaco Orlando, non deluse le attese. E lo descrive così: “L’imponenza della figura, i gesti misurati ed essenziali, la severità dello sguardo, appena mitigata da un lieve sorriso di tollerante benevolenza, ne accrescevano l’autorevolezza. L’esposizione, poi, lenta, spezzata da lunghi silenzi, darà ulteriore vigore e solennità alle parole”.
Craxi è da annoverarsi tra le personalità politiche che hanno lasciato un segno nella storia d’Italia anche se pesò negativamente il mancato incontro con l’altro partito della sinistra italiana guidato da Enrico Berlinguer. I due leader saranno divisi non solo da una diversa lettura della crisi della società italiana e dalle differenti strategie politiche ma anche da una profonda e reciproca diffidenza che non aiutò un leale confronto e la ricerca di una comune prospettiva. Come uomo di governo Craxi si distinse nel campo della politica economica e internazionale dando prova di coraggio politico e autorevolezza come quando difese la sovranità dell’Italia sfidando il potente alleato americano allorché impedì ai marines di ripartire dalla base di Sigonella con i terroristi palestinesi responsabili del sequestro della nave da crociera Achille Lauro.
L’ONU gli riconoscerà prestigio internazionale nominandolo consigliere speciale per la pace e la sicurezza, un ruolo apprezzato dai movimenti di liberazione di ogni continente. Guardavano a lui con simpatia e speranza i palestinesi guidati da Yasser Arafat, i movimenti che si opponevano alle dittature sudamericane e i gruppi clandestini che resistevano ai regimi comunisti dei paesi dell’Est, tutti aiutati politicamente e finanziariamente. Nella politica interna sostenne anche con qualche spregiudicatezza il dinamismo di una società in movimento non a caso vinse l’epico scontro con il Pci vincendo il referendum sulla scala mobile e sfidando l’impopolarità decise di istallare su richiesta degli USA i missili nucleari a Comiso.
Vi è però anche l’ultimo Craxi che non comprende il valore innovativo del referendum di Mario Segni sulla preferenza unica e introduzione del maggioritario, lui che aveva lanciato per prima l’idea di una grande riforma istituzionale, invitando gli elettori il giorno del voto ad andare al mare. Cosi come non colse il mutamento epocale che si apriva con la caduta del muro di Berlino limitandosi a valorizzare la sconfitta del comunismo. Non colse così la ricaduta di quell’avvenimento sulle vicende italiane a partire dallo scoppio di Tangentopoli dal momento che non incombeva più il pericolo del comunismo che spingeva tutte le istituzioni a chiudere un occhio sui finanziamenti illegali alla politica. E così l’arresto per tangenti a Milano del socialista Mario Chiesa lo liquidò come opera di un “ mariuolo” che non aveva nulla a che fare con il PSI e che invece e segnò l’inizio di quel ciclone giudiziario che sconvolgerà il Paese e i partiti e che sancirà il tramonto politico di Craxi.
Fino all’ultimo, però, diede prova di coraggio e dignità politica nel suo ultimo discorso in Parlamento allorché fu raggiunto dall’azione giudiziaria. “Tutti sanno che buona parte del finanziamento politico è irregolare… non credo che ci sia nessuno in questa aula che possa alzarsi e pronunciare un giuramento in senso contrario a quanto affermo: presto o tardi i fatti si incaricherebbero di dichiararlo spergiuro”. Nessuno infatti si alzò!
In seguito vi saranno gli insulti, il lancio di monetine, i processi, le condanne, il triste rifugio in Tunisia, che alcuni chiameranno esilio, altri latitanza rimproverandogli di non essersi fatto processare dalla giustizia del suo paese, e infine la malattia e la morte.
La sua caduta politica provocò una crisi irreversibile del più antico e glorioso partito italiano fino a sciogliersi e dividersi in piccoli gruppi, alcuni schierati perfino con il centrodestra, una scelta che penso Craxi non avrebbe apprezzato.
IlSicilia.it, 19/1/25
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