Intervista di Mattia Madonia con Domenico (Mimmo) Lucano
"Quando nel 2004 Mimmo Lucano diventa per la prima volta sindaco di Riace, il piccolo paesino calabrese è a un passo dalla sparizione: i giovani che se ne vanno, il lavoro che manca, lo spopolamento a mangiarsi inesorabilmente il territorio. In pochi anni però Lucano applica la sua rivoluzione: accogliere migranti, integrarli nella comunità e creare nuovi posti di lavoro. Il modello Riace fa il giro del mondo: Lucano vince riconoscimenti internazionali come miglior sindaco, finisce addirittura nel documentario Il volo del regista tedesco Wim Wenders. La destra, in piena propaganda anti-immigrati, si infuria. La magistratura inizia a mettergli gli occhi addosso. La prima richiesta di tredici anni e due mesi di carcere per presunti reati legati alla gestione dell’immigrazione sembra fuori dal mondo. Lo stesso Wenders commenta dicendo che non sarebbe meno ridicolo, a questo punto, vedere Papa Francesco in manette per reato di umanità. Le accuse vengono smontate pezzo dopo pezzo, e da qualche mese Lucano non soltanto è stato rieletto per la quarta volta sindaco di Riace, ma anche europarlamentare. E non sono ruoli di facciata. Vive sulla tratta calabro- belga a costo di consumarsi, ma spiega che non può fare altrimenti per portare avanti tutte le sue battaglie.
Da dove nasce il suo impegno?
I miei interessi per i temi sociali sono iniziati alle scuole superiori. C’era un professore di religione che aveva fondato la comunità di base di San Rocco a Gioiosa ed era fortemente impegnato soprattutto contro le gerarchie ecclesiastiche nella Chiesa, quelle che erano legate alle mafie. Durante l’ora di religione si parlava dell’impegno per resistere sui territori, perché erano già iniziati gli abbandoni, la migrazione.
In Italia i piccoli paesi si stanno appunto spopolando. Qual è la realtà attuale?
I piccoli paesi, soprattutto quelli delle aree interne, lottano per sopravvivere, per resistere allo spopolamento, al declino democratico, alla perdita dei servizi sociali, alla decrescita delle scuole e degli asili, alla fine delle comunità. Si stanno perdendo anche i vecchi mestieri.
In che modo la sua esperienza come sindaco di Riace ha apportato un cambiamento?
Serviva una connessione tra la popolazione locale, quella delle aree spopolate dai paesi del profondo Sud italiano, e i rifugiati per allargare la comunità, creare lavoro e basarci sul valore dell’accoglienza. Abbiamo vissuto a Riace tutte queste esperienze di contaminazione politica e di rielaborazione anche di un’idea della lotta, della militanza politica, di una rivolta sociale.
Contro chi?
Contro le mafie e la borghesia agraria, che spesso sono anelli della stessa catena. Ma anche contro il Nord opulento che ha utilizzato i corpi dei nostri braccianti, e questa lotta l’abbiamo iniziata molto prima della cosiddetta riforma Calderoli.
I curdi sono stati tra i primi a essere accolti a Riace. Cosa ricorda di quell’esperienza?
Erano perseguitati come popolo e lo sono ancora. Arrivarono curdi dalla Turchia che aderivano al partito del PKK, poi i curdi della Siria settentrionale dalle regioni del Rojava, dove ci sono villaggi che hanno lottato contro l’ISIS e che sono organizzati secondo un criterio di democrazia partecipativa diretta, quello che Ocala*n aveva definito confederalismo democratico. Nel 1998 arrivarono a Riace anche i curdi dall’Iraq, che erano un po’ distanti dall’impegno, molto più filoamericani se mi posso permettere. C’era anche una minoranza di curdi dall’Iran, loro combattevano contro i regimi degli Ayatollah.
Da quel momento, tra premi e riconoscimenti, ha portato Riace in giro per il mondo.
È Riace che ha portato in giro me. Io ho semplicemente cercato di farla sopravvivere e di dare un senso all’impegno, alla lotta politica e all’accoglienza. A Riace siamo stati una porta aperta verso un’idea di democrazia che ha riguardato alcuni popoli simbolo della lotta per la liberazione e contro gli imperialismi.
Tra questi anche i palestinesi.
Sì, noi abbiamo ospitato duecento palestinesi a Riace. Come comunità abbiamo una storia di vicinanza con il popolo palestinese perché nel 2011 avevo aderito come sindaco a un progetto di reinsediamento di rifugiati palestinesi in fuga dopo la caduta del regime di Saddam Hussein. Per me è un ricordo bellissimo perché hanno riempito le nostre case e aiutato la nostra comunità. Abbiamo dei palestinesi che sono morti a Riace e sono seppelliti nel nostro cimitero, quindi in qualche modo ci siamo mischiati con il loro sangue.
Adesso che è un europarlamentare, non crede che l’Unione Europea sia un po’ troppo timida quando c’è da prendere posizione contro il governo israeliano?
Io sono convinto di questo, alcune volte mi sento corresponsabile, è come se il mondo stesse a guardare mentre ogni giorno vengono spezzate vite. Mi viene da pensare che Netanyahu sia il nuovo Hitler dei tempi attuali, vorrà distruggere un popolo fino all’ultimo palestinese.
Sul tema dell’immigrazione da un lato c’è il modello Riace, dall’altro il modello Albania promosso dal governo. Qual è il suo giudizio in merito?
Il modello Albania è disumano, come tutti quelli portati avanti dalla destra. Penso alla legge Bossi-Fini, ai decreti sicurezza di Salvini, al DDL Cutro, agli accordi con la guardia costiera libica e ai loro lager. Al governo sono promotori di un’idea politica della disumanità, un interesse punitivo, distruttivo e criminalizzante delle politiche migratorie. E nessuna delle loro misure rispetta i diritti umani, i valori sociali e la dimensione dell’etica.
Qual è dunque per lei il vero valore dell’accoglienza?
Innanzitutto l’accoglienza è un atto umano. E non è soltanto passiva, perché deve riguardare fenomeni di integrazione utili anche a far rinascere i territori con il rispetto dei diritti, della libertà e della democrazia, così da aiutare esseri umani in difficoltà e al contempo rilanciare le piccole comunità. Lo dico da laico e da militante di estrema sinistra: certi valori hanno una dimensione anche cristiana, come il rispetto dello straniero, la fratellanza e aiutare le persone più deboli. Può essere cristiana la baraccopoli di San Ferdinando? Possono essere cristiane le deportazioni nei campi di internamento in Albania? Può essere cristiano considerare gli arrivi come delle invasioni? Ho anche ricevuto una lettera da Papa Francesco indirizzata a tutta la comunità di Riace. Certa destra si professa cristiana e poi con il suo cinismo non ha alcuna considerazione delle vite altrui.
Quali sono i principali errori dell’Occidente nella gestione dei flussi migratori?
I migranti sono vittime dell’Occidente insaziabile che ha sempre avuto atteggiamenti predatori rispetto all’Africa, rispetto al Terzo Mondo, che deve la propria ricchezza proprio in funzione di equilibri che sono molto precari nelle aree da cui provengono le persone che sbarcano in Italia. Siamo noi che li obblighiamo a intraprendere questi viaggi. Se vuole sapere il mio giudizio, il caso di Cutro è stato il momento più basso di questo attuale governo. Si devono solo vergognare perché mentre a Cutro il mare portava ancora i corpi dei bambini a riva, i politici erano a una festa di compleanno. Per me è la ritualità del fascismo che non rispetta la libertà. E il fascismo è come il nazismo. Le posizioni di questa destra hanno una diretta connessione con l’idea fascista, borghese della ricchezza e del potere sopra ogni cosa.
E allora perché in questi anni Meloni e Salvini hanno avuto tutto questo successo?
Questa è una domanda che anche io mi faccio, certe volte neanche riesco ad andare avanti con la riflessione. Ci provo, ma come si fa ad avere rispetto di chi vuole rinchiudere in una nave le persone, di metterle sotto sequestro? Come si fa ad avere rispetto di chi vuole lasciare le persone chiuse dentro le baraccopoli, le tendopoli, i lager? Ma esiste il diritto di vivere? Questo vorrei capire io: se esiste il diritto di vivere o se è opzionale. Però forse il successo della destra nasce già da prima.
Da dove?
Dalla fase del berlusconismo. È stato un fenomeno squallido e perverso, perché aveva nelle mani anche il potere mediatico, è stata una dittatura dell’informazione. E in qualche modo mafie e neoliberismo sono facce della stessa medaglia. È stata la vittoria del consumismo, il trionfo su larga scala di tutte le politiche in cui rimane la condizione dell'egoismo, dell'esasperazione della materialità. Questa condizione l'aveva prevista bene Pier Paolo Pasolini, e diceva che un giorno sarebbe stato tutto inutile, perché il ciclo della produzione sarebbe stato chiuso.
Che tipo di apertura bisogna contrapporre alla chiusura della destra?
Io ho maturato mano a mano questa mia esperienza e ho visto che l’Africa è arrivata a Riace, che la Palestina è arrivata a Riace, che l’Afghanistan è arrivato a Riace. E per me non è buonismo. Ho visto negli anni recuperare la scuola, l’asilo, e si è riaperta la speranza. Quando non c’è la scuola non c’è futuro nelle comunità. Oggi abbiamo 18 bambini dall’Africa che sono nel nostro asilo, che mangiano nella nostra mensa. E a proposito della mia esperienza, ho imparato che c’è sempre una proiezione globale di quello che avviene a livello locale.
Cosa ha imparato invece in seguito alle vicende giudiziarie che l’hanno riguardata? Si è sentito un perseguitato?
Non lo so come mi sono sentito. Pensavo che fosse normale quello che stavo facendo. Sono rimasto sconvolto perché non era vero nulla di quello che dicevano. Hanno tentato in tutti i modi di creare come un teorema accusatorio per cercare prove che non c’erano, perché avevano paura di quello che stava accadendo a Riace. Avevano paura di dire che non è un’invasione, che invece l’accoglienza è un’opportunità, una straordinaria opportunità.
Qual è l’ultimo suo gesto di cui va fiero?
Aver dato la cittadinanza onoraria a Maysoon Majidi, un’attivista curda che è stata detenuta in Italia per più di trecento giorni. È arrivata con lo sbarco del 31 dicembre del 2023, l’hanno subito trattenuta e imprigionata con l’accusa di essere una scafista. Non era vero nulla, quindi nemmeno l’Italia rispetta i diritti umani.
Viviamo in un mondo sempre più cattivo? A cosa dobbiamo aggrapparci?
Herbert Marcuse tanti anni fa disse all’Università di Berlino che siamo obbligati a credere nell’impossibile, per cui io credo che la speranza non dobbiamo mai perderla. Non è che io immagini di costruire chissà che cosa, so solo che non possiamo rassegnarci. Non abbiamo alternative."
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