GIACINTO PIPITONE
I nove Comuni che gravitano nell’orbita dell’ospedale di Petralia Sottana si riuniranno oggi alle 18. Quelli che si muovono intorno al nosocomio di Corleone lo faranno nei prossimi giorni. Sono le prime scintille della rivolta contro il piano che la Regione sta preparando per riscrivere la rete ospedaliera siciliana, cioè la mappa di posti letto, reparti e presidi.
Al piano la Regione lavora da almeno tre mesi. E la settimana scorsa ha iniziato a scoprire le carte durante una seduta della commissione Sanità dell’Ars. L’assessore Giovanna Volo e il direttore Salvatore Iacolino hanno anticipato che il piano prevede di cancellare reparti doppioni fra ospedali vicini, trasformare alcuni piccoli presidi e aumentare le aree di emergenza. Più nel dettaglio: negli ospedali provinciali «con vocazione chirurgica o medica» rimarranno solo i servizi essenziali cioè radiologia, laboratorio, anestesia e rianimazione.
Altre piccole strutture potranno essere trasformate in «ospedali di giorno in cui fare confluire la piccola chirurgia ambulatoriale». In tutte è previsto almeno il potenziamento dei pronto soccorso.In commissione e nei primi colloqui che anche il presidente Renato Schifani ha avuto giovedì con i manager delle Asp è emersa, per esempio, la probabilità che cambino volto in provincia di Palermo gli ospedali di Petralia Sottana e Corleone.
E subito in questi territori si è messa in moto la macchina per costruire una barriera protettiva intorno agli ospedali. Il sindaco di Petralia Sottana, Piero Polito, oggi alle 18 riunirà i colleghi di Polizzi, Castellana, Blufi, Bompietro, Alimena, Gangi e Geraci. E insieme il 17 dicembre incontreranno i vertici dell’assessorato alla Sanità a Palermo. Polito è perentorio: «Era stato firmato fra noi sindaci e la Asp un accordo che prevedeva il potenziamento di alcuni specialità dell’ospedale. Ora circolano invece ipotesi di ridimensionamento. Per noi nessuna soluzione può essere condivisibile se non prevede il potenziamento dei reparti di chirurgia, radiologia con telemedicina e in generale di tutte le aree in cui si svolgono prestazioni salvavita. A tutto ciò che viene previsto di diverso ci opporremo».
Stessa aria si respira a Corleone. Anche il sindaco Walter Rà ha annunciato la convocazione della conferenza dei sindaci del territorio: «Vogliamo essere coinvolti nelle decisioni. Il nodo più spinoso e per noi più importante è sicuramente quello del punto nascita, senza il quale le partorienti sarebbero costrette ad un viaggio di circa un’ora e mezza. La Regione non può permettere che le aree interne continuino ad essere isolate».
Va detto che anche all’interno degli stessi territori si moltiplicano proposte differenti per salvare gli ospedali. Il comitato delle Zone franche montane, guidato da Vincenzo Lapunzina, ha proposto di trasformare l’ospedale di Petralia Sottana in un centro di riferimento regionale (da 400 posti) per la riabilitazione neurologica, polmonare, cardiologica e dai traumi gravi. Una mossa che punta a sfruttare l’orientamento emerso nell’assessorato di potenziare in tutta la Sicilia queste aree di cui oggi c’è carenza.
La genesi del piano sta creando preoccupazione perfino in aree della maggioranza. Il deputato di Fratelli d’Italia Giuseppe Galluzzo ha chiesto al governo rassicurazioni sulla sorte degli ospedali provinciali messinesi, in particolare di quelli della fascia tirrenica (Patti, Milazzo, Barcellona, Lipari) considerati al pari delle strutture di Corleone e Petralia. Galluzzo ha poi rilanciato, chiedendo all’assessore Volo di potenziarli invece che trasformarli. L’assessorato ha fatto sapere che «nessun ospedale chiuderà», aggiungendo che «è ancora troppo presto perché il piano abbia una fisionomia». Ma anche i manager delle Asp hanno provato a giocare d’anticipo consegnando a Iacolino proposte che puntano tutte a potenziare gli ospedali minori. Il primo a muoversi in questa direzione è stato il capo della Asp di Siracusa, Alessandro Caltagirone, che ha presentato un piano per aumentare le prestazioni e i reparti ad Avola, Noto, Lentini e Augusta. In questo clima il piano regionale vedrà la luce entro fine mese. Proprio mentre i partiti saranno già allo scontro sulla Finanziaria.
GdS, 9 dicembre 2024
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