L’intervento di Dino Paternostro
Pietro Li Puma |
Sono bravi gli studenti della Rete Universitaria Mediterranea (R.U.M.) dell’Università di Palermo. Hanno pensato di organizzare degli incontri sulla “STORIA DELLA SICILIA LETTERARIA, POLITICA E CULTURALE DEL NOVECENTO”, approfondendo temi quali la Costituzione e l’Antifascismo, autori quali Andrea Camilleri e tanti altri ancora. Ieri pomeriggio era la “terza giornata” di incontri, per trattare questo tema: "TERRA ROSSA. Sindacalisti agricoli uccisi dalla mafia in Sicilia”. Siamo stati invitati a trattare l’argomento io, nella qualità di Responsabile del Dipartimento Archivio e Memoria storica CGIL Palermo, e il prof. Pierluigi Basile, Storico (e mio caro amico). Insieme abbiamo scritto “La strage ignorata. Sindacalisti agricoli uccisi dalla mafia in Sicilia 1944-48” (2014) e “Pio La Torre e la CGIL. L'impegno sindacale a Palermo e in Sicilia” (2018).
L’intervento di Pierluigi Basile
Abbiamo messo in rilievo come il movimento contadino ed operaio siciliano, a cominciare dai Fasci dei lavoratori di fine ‘800, e poi organizzato sindacalmente nella Cgil, ha immesso nel grande libro della storia masse popolari, che per tanti secoli ne erano state escluse. Erano state solamente sfruttate e tenute ai margini della società e senza diritti dai padroni e dal potere economico e politico. I lavoratori, uniti, hanno conquistato diritti e migliori condizioni di vita e di lavoro. Non è stato facile, perché di fronte al pericolo di perdere il loro potere secolare, padroni, potere politico e mafia non hanno esitato ad uccidere sistematicamente decine e decine di dirigenti sindacali. E non hanno esitato nemmeno dal commissionare incredibili e feroci stragi, come quelle avvenute durante il periodo dei Fasci (Caltavuturo, Giardinello, Lercara Friddi, Marineo, Gibellina, etc.), fino a Portella della Ginestra (1947).
Abbiamo anche proiettato il bellissimo documentario "Una strage ignorata" (2017), prodotto dalla Fondazione Argentina Altobelli e realizzato da Fabrizio De Pascale e Roberto Carotenuto, con la nostra (mia e di Pierluigi) consulenza storica. Abbiamo anche curato le interviste ai familiari dei sindacalisti uccisi dalla mafia. E ci siamo commossi nel rivedere in video alcuni di loro che nel frattempo ci hanno lasciati (Placido Rizzotto Jr., Giuseppina Rizzotto, Antonella Azoti, Giuseppe Casarrubea Jr., Antonio Pipitone, Santa Raia, Mario Nicosia e Giacomo Schirò).
Abbiamo sottolineato che quei contadini e quegli operai, però, hanno cambiato la storia della Sicilia, spezzando il latifondo, causa di sfruttamento ed arretratezza, e conquistando i contratti di lavoro.
È bene conoscere la storia dei fratelli Gracchi, che operarono nell’antica Roma per difendere i contadini poveri, ma è altrettanto giusto conoscere Placido Rizzotto, Nicolò Azoti, Accursio Miraglia e tanti altri sindacalisti caduti per la libertà e la giustizia sociale in Sicilia.
Gli studenti hanno seguito con attenzione, sono intervenuti, ci hanno aiutato ad attualizzare la memoria, parlando degli sfruttati di oggi: gli immigrati trattati come “cose” nelle campagne da padroni senza scrupoli, i riders “governati” da crudeli algoritmi, i tanti operai che muoiono ogni giorno sul lavoro. I diritti non sono conquistati una volta per sempre, ma bisogna difenderli giorno per giorno. Uniti, come ci hanno insegnato i dirigenti dei Fasci con la loro “parabola delle verghe”.
La memoria storica quando incontra la scuola, l’università e gli studenti sicuramente ha un futuro e può essere quella “magistra vitae”, che senza di loro invece non ha “allievi”.
Dino Paternostro
5 dicembre 2024
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