Sullo sfondo i Lo Piccolo di Tommaso Natale
di Giovanni Burgio
“Quella gente non è che fosse normale. Una sera eravamo in vacanza in Sicilia e mi ha portato a cena a casa di ‘sta gente. Facevano dei discorsi che non mi piacevano. Li ho trovati su internet e ti assicuro che sono molto famosi. Io quella sera avevo le gambe che mi tremavano. A casa di chi mi ha portato? Me e le sue figlie? Una cosa da rimanere interdetti”.
La casa è quella di Cristina Lo Cicero, moglie di Calogero Lo Piccolo, figlio di Salvatore detto “il barone”, noto capomafia di Tommaso Natale a Palermo. E le persone “molto famose” sono proprio i Lo Piccolo di Cosa Nostra. Chi è turbata e scossa da quest’incontro è la ex moglie di un imprenditore genovese, Gabriele Silvano, che subisce dal marito intimidazioni e altre angherie.
Decisa a vendere la villa in comproprietà della coppia per ripianare i debiti delle società del marito che avevano subito l’interdittiva antimafia, la donna è costretta a recedere dal proposito perché l’uomo, che dell’immobile intende farne una fonte di reddito adibendolo a bed and breakfast, la minaccia “tu non la vendi, perché sai benissimo che finisce con una palla in fronte”.
Gabriele Silvano e Salvatore Mario Lo Piccolo sono i due personaggi chiave dell’operazioneGigante che martedì 26 novembre ha portato in carcere 6 persone, di cui tre sudamericani.
Salvatore Mario Lo Piccolo, non imparentato con la famiglia mafiosa palermitana, soprannominato “Il Presidente”, già condannato per le operazioni Addiopizzo 1 e 2 del 2008 e 2009, nel 2015 si è trasferito a Genova dove ha eletto come sua residenza la sede della Due Esse srl, l’azienda di trasporti e logistica di Silvano dove fa il guardiano. Negli anni successivi verranno assunti anche una figlia e un genero del Lo Piccolo. E anche la già citata Cristina Lo Cicero troverà impiego in un’altra società del Silvano.
S’instaura quindi un legame di lunga data, solido e robusto, fra l’uomo d’affari genovese, il palermitano vicino alle cosche e il potente clan di Resuttana – Tommaso Natale. Un sodalizio che secondo gli inquirenti avrebbe sviluppato traffici di stupefacenti, tentato speculazioni edilizie, cercato di riciclare il tesoro ancora non confiscato dei Lo Piccolo.
Preponderante in quest’inchiesta partita dalla Procura di Genova è la compravendita di un terreno a Palermo, e più precisamente a Cardillo tra le vie Moncenisio e Monte Bianco, territorio di stretta pertinenza mafiosa dei Lo Piccolo. Il Silvano oltre a comprare questo terreno per un importo di molto inferiore al suo valore, 30 mila euro invece di 80 mila, avrebbe fatto pure da prestanome ai Lo Piccolo per evitarne il sequestro. E tutti questi raggiri proprietari avrebbero avuto come obiettivo la trasformazione della destinazione urbanistica dei fondi in questione, che sarebbe cambiata da agrumeto in area edificabile. Una speculazione immobiliare di notevole entità.
L’altro grosso affare scoperto dagli inquirenti riguarda il traffico di cocaina con l’Ecuador. Sia Lo Piccolo che Silvano avrebbero organizzato minuziosamente tutti i passaggi necessari per far arrivare dallo stato sudamericano lo stupefacente tanto richiesto dalle fasce medio-alte del mercato italiano. Intanto per le comunicazioni si servivano di telefonini non intercettabili e criptati, poi utilizzavano i container delle ditte di trasporto del Silvano che viaggiavano per mare, infine occultavano nei carichi di mais e banane gli ingenti quantitativi di droga. Una collaborazione perfetta tra la rete logistica dell’imprenditore genovese e le consolidate conoscenze sudamericane vantate dal palermitano.
Giovanni Burgio
Palermo 20.12.
Nessun commento:
Posta un commento