di ANGELO VINTALORO
Eravamo nel mese di dicembre del 1995 e qualche mese prima avevo mandato un testo, sulle ricerche nell'area del Corleonese-Alto e Medio Belice al "Congresso Mondiale di Preistoria e Protostoria" che si svolgeva a Forlì nel mese di settembre dell'anno successivo. Venendo subito a conoscenza che una Commissione doveva selezionare 240 relazioni sulle 3.200 richieste, pensai che mai avrei potuto farcela ed invece...mi chiamò il Presidente del Congresso, annunciandomi che la relazione era stata inserita nella Sessione principale, e cogliendo il mio stupore aggiunse: "qui nessuno presenta 36 insediamenti inediti in un territorio così importante. Complimenti a lei ed a Sebastiano Tusa". Quello fu un grande lavoro svolto assieme a Sebastiano, con la collaborazione di Alberto Scuderi.
Fu quello il primo passo che mi inserì nel circuito mondiale dei congressi e che mi diede la possibilità di portare il nome di Corleone (quello storico) in giro per il mondo.
A quello di Forlì seguì Lisbona, Parigi (Università La Sorbonne), Meknes in Marocco, Timisoara in Romania ed oggi quello di Sanliurfa in Turchia, o meglio, nel Kurdistan Turco.
I Congressi ci permettono di lasciare una relazione negli atti, di intrecciare rapporti di lavoro con i più grandi archeologi al mondo, ma soprattutto di trasmettere il messaggio che Corleone è storia e cultura e cerca di affrancarsi dalla triste nomea di "città di mafia".
In quest'ultimo Congresso di Sanliurfa, preceduto qualche giorno prima da due importanti Convegni tenutisi a Firenze dall'Unione Mondiale di Scienze Preistoriche e Protostoriche e dell'omonimo Istituto di Firenze e di cui mi pregio essere in entrambi Collaboratore Scientifico, presentai due relazioni, trattando l'argomento dell'antropizzazione del nostro territorio, posto in un'area storicamente tra le più importanti della nostra isola e che destò grande sorpresa in Sebastiano Tusa e non solo.
La grande messe di dati raccolti, ci portò ad approfondire l'argomento nel corso degli anni. Emerse un territorio ricchissimo di siti archeologici, dominato dai Chiefdom (sito egemone) di cui almeno quattro erano presenti nella nostra area, a testimonianza di una importante organizzazione spaziale e demografica.
Oltre a quello di Montagna Vecchia, vi era quello di Portella Imbriaca, tra Corleone e Prizzi, quello di Pizzo Nicolosi, sulla estrema propaggine occidentale della Rocca Busambra, e quello di Pizzo Pietralunga, vera e propria cerniera tra l'area del Corleonese ed il mare, per lo sfruttamento immediato del pescato.
Tutto ciò convogliò, durante la protostoria, nella nascita della grande città sulla "Vecchia", che il grande Vincenzo Tusa, dell'Accademia dei Lincei, definiva "una delle metropoli della Sicilia antica", che fu molto legata commercialmente all'area agrigentina nel periodo classico ed a Palermo e Monreale nel medioevo.
Ora lo studio è concentrato sulla provenienza delle genti che popolarono quest'area e molti segnali ci riportano al mondo indoeuropeo, che nel neolitico, attraverso i Balcani e la Puglia, arrivarono in Sicilia. All'inizio dell'età dei metalli, fu invece l'area egea, che popolò la cuspide sud-orientale dell'isola e costituì un emporio nell'agrigentino, ad investire il nostro territorio con le culture del Castellucciano di Rodì-Tindari-Vallelunga e di Naro-Partanna, assieme alla importantissima Cultura del Bicchiere Campaniforme che proveniva dalla Spagna attraverso la mediazione della Sardegna.
Nell'età del Ferro (o Protostoria) furono i Sicani e gli Elimi (di entrambi oggi si sconosce la provenienza) ad avere la consolidata padronanza del territorio, e questo fino all'arrivo di greci e cartaginesi.
Devo dire che tutto ciò ha incuriosito il mondo scientifico internazionale, che ha esternato la volontà di potere lavorare in questo territorio e che oggi lo riconosce scientificamente con l'inserimento dei siti nelle cartografie di rito.
I Congressi sono andati molto bene, gli spostamenti un pò meno, ad iniziare dagli autobus, che partono prima dell'orario stabilito o che non passano all'orario riportato nelle loro indicazioni (neanche nel terzo mondo ho visto un simile sfascio...), per continuare con treni che ti fanno perdere le coincidenze (ed anche un giorno di tempo), e per finire ad aeroporti dove le indicazioni sono solo in lingua locale o altri dove ti fanno percorrere tanti kilometri a piedi dentro l'aeroporto, per poi sentire l'hostess comunicare che "i biglietti venduti sono molti di più dei posti disponibili, per cui gli altri partiranno domani".
Ora, mi chiedo, tutto ciò mi succede perchè mi occupo di preistoria e vogliono ricomporre attorno a me l'habitat più adatto a qualche millennio fa?
Angelo Vintaloro
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