Per l’anniversario della morte di Che Guevara, avvenuta il 9 ottobre del 1967, ricordiamo il pensiero e le azioni di un uomo che ancora oggi è simbolo di coraggio e di volontà rivoluzionaria di voler cambiare il mondo.
“Siate sempre capaci di sentire nel più profondo qualsiasi ingiustizia, commessa contro chiunque, in qualsiasi parte del mondo. È la qualità più bella di un buon rivoluzionario” (Ernesto Che Guevara).
In occasione del 57mo anniversario della morte di Che Guevara (avvenuta a La Higuera, Bolivia) il 9 ottobre 1967, vogliamo ricordare il pensiero e le azioni di un uomo che ancora al giorno d’oggi viene ricordato per il suo coraggio e per la voglia di cambiare il mondo, e per il filo conduttore che lo lega anche a delle rivendicazioni del mondo odierno.
Già nel 1952, durante il viaggio per l’America Latina, sulla moto “Poderosa” con Alberto Granado, nel Che accresce l’idea di cambiare l’America Latina , tramite la lotta armata. Il continente sudamericano, in quel momento, ricordiamolo, è infestato da dittature e regimi antidemocratici.
Durante quel viaggio, sviluppatosi proprio per senso di irrequietezza, voglia di viaggiare e da forti ideali, Guevara viene a conoscenza di situazioni di lavoratori trattati come schiavi nelle miniere cilene, e della povertà che attanaglia il popolo peruviano. Il 9 luglio 1955, Ernesto Che Guevara, conosce Fidel Castro, nella casa messicana di Maria Antonia Sanchez; da subito si viene a creare un’intesa umana e politica. La nottata passa discutendo dello sfruttamento del continente sudamericano da parte degli Usa. Inoltre, Fidel Castro, stava preparando un nuovo tentativo di rivoluzione a Cuba, dopo la prigionia e il conseguente autoesilio a seguito del fallito tentativo di assalto alla Caserma Moncada a Santiago de Cuba, del 26 luglio 1953.
Il Che discute con Fidel in merito ad una rivoluzione che deve coinvolgere tutti i popoli dell’America Latina, seguendo una via latinoamericana, in seguito teorizzata anche negli scritti dello stesso Che Guevara. Fidel si trova d’accordo con il Che e non con Raul Castro, suo fratello, già aderente alle posizioni del partito comunista e per una “via sovietica” da seguire anche a Cuba. Fidel, in quel momento, faceva parte del Partito Ortodosso cubano, del defunto leader Edy Chibas , suicidatosi il 16 agosto 1951.
Dal Messico, Fidel, Raul ed il Che preparano il nuovo tentativo di rivoluziona a Cuba, addestrandosi con i componenti del Movimento del 26 de Julio, sotto la guida del Generale e scrittore Alberto Bayo.
Il 25 novembre 1956 dal porto messicano di Tuxman partirono 82 guerriglieri diretti nella costa orientale di Cuba, su un’ imbarcazione, il Granma, che ne poteva trasportare al massimo 25. A causa dell’eccessivo carico di rivoluzionari e dal continuo maltempo, sbarcarono solo il 2 dicembre 1956 a Playa las Coloradas, nel municipio di Niquero. Appena sbarcati, subirono l’attacco dei militari fedeli al regime di Fulgencio Batista, e morirono quasi tutti i combattenti rivoluzionari e lo stesso Ernesto Che Guevara rimase ferito. Oltre i dodici sopravvissuti, si aggiunsero ben 5 contadini, portando il numero iniziale di combattenti a 17 unità, che si rifugiarono sulla Sierra Maestra, per ri-organizzare la rivoluzione.
Negli anni passati sulla Sierra Maestra, il Che si contraddistinse per coraggio e abilità guerrigliere, e fondamentale fu il suo apporto per la vittoria dei “barbudos”, con la decisiva battaglia di Santa Clara del 29 dicembre 1958. Batista inviò un treno corazzato, che trasportava quasi 400 uomini e diverse munizioni. Il Che fece deragliare il treno facendo demolire il binario. Ne seguirono degli scontri, ma alla fine i rivoluzionari conquistarono le armi e vinsero quella fondamentale battaglia. Una volta vinta la guerra, si formò un governo rivoluzionario ed Ernesto Che Guevara divenne dirigente dell’Istituto Nazionale per la Riforma Agraria e presidente della Banca Nazionale di Cuba.
Ernesto Che Guevara non perse mai l’idea di estendere la rivoluzione tramite la lotta armata (la guerriglia) e negli anni successivi alla vittoria della rivoluzione (dopo il 1959), intraprese diversi viaggi, soprattutto nel continente africano. Ad Algeri, il 24 febbraio 1965, intervenendo al “Secondo seminario economico sulla solidarietà afro-asiatica”, dichiarò: “In questa lotta fino alla morte non ci sono frontiere. Non possiamo rimanere indifferenti di fronte a quanto accade in ogni parte del mondo. Una vittoria di qualsiasi nazione contro l’ imperialismo è una nostra vittoria, come una sconfitta di qualsiasi nazione è una nostra sconfitta.”
Sempre nel 1965 il Che guidò la prima azione militare cubana in Congo, a favore del movimento di Patrice Lumumba. L’azione però fallì a causa di lotte intestine, sabotaggi ed incompetenze delle varie fazioni congolesi. In seguito il Che scrisse una toccante lettera a Fidel, nella quale rassegnò le sue dimissioni e recesse ogni legame con Cuba, per dedicarsi alla rivoluzione in altre parti del mondo.
Nel 1967 il Che guidò la spedizione in Bolivia, contro il regime guidato dal presidente Renè Barrientos. La spedizione si risolse in una disfatta a causa del mancato appoggio del partito comunista boliviano e dalla presenza delle forze speciali statunitensi, più equipaggiate e con maggiori unità rispetto al gruppo guidato dal Che.
Ernesto Che Guevara, fu catturato l’8 ottobre 1967 a La Higuera, ed ucciso il giorno seguente, il 9 ottobre 1967. I suoi resti vennero recuperati solo nel 1997 e tumulati nel mausoleo a lui dedicato nella città di Santa Clara. Nonostante siano passati 57 anni dalla sua uccisione, gli ideali del Che rimangono vivi, non solo a Cuba, bensì in tutti quei movimenti o partiti che vedono nella ribellione la sua immagine e le sue azioni.
di Vincenzo Marte
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