E' uscita l'autobiografia del grande attore americano di origine italiane, edita in Italia da "La nave di Teseo". A 84 anni l'icona di Hollywood riannoda il filo della sua vita: i ricordi di infanzia, l'abbandono del padre, la scoperta del fuoco della recitazione, le dipendenze, i tanti amori e quella voglia di stare in scena che non lo ha mai abbandonato
Arrivato all'età di 84 anni, ancora attivo nel cinema e in televisione, Al Pacino ha deciso di raccontarsi in un'autobiografia uscita in contemporanera in tutto il mondo (in Italia edita la La nave di Teseo) che ha il titolo del nomignolo con cui lo chiamavano da piccolo, Sonny Boy. Un nome che portava già in sé il suo destino: Al Pacino si è imposto all'attenzione del mondo con il ruolo di Micheal Corleone nel Padrino di Francis Ford Coppola. Era l'unico dei quattro figli di don Vito Corleone a non essere stato
(A SEGUIRE LA FOTO DEI NONNI MATERNI ORIGINARI DI CORLEONE
I nonni materni di Al Pacino Vincenzo Giovanni Gelardi, originario di Corleone, e Kate |
ancora coinvolto negli affari criminali della famiglia quando, dopo l'attentato al padre, gli salva la vita da un agguato nell'pspedale in cui è ricoverato, in una delle scene a più alta tensione della storia del cinema, A prendere le redini della famiglia era destinato il fratello maggiore Santino, detto Sonny, che viene attirato in una trappola e ucciso. E' Michael, allora, a proporsi di vendicare la famiglia, per poi diventare il nuovo padrino. Come confida nel libro, la produzione avrebbe voluto attori più affermati, e inoltre Al Pacino per ottenere la parte avrebbe dovuto superare la sua fobia del volo, perché a un certo punto del film la storia sarebbe stata ambientata in Sicilia. Ricorda l'attore: «La Paramount non mi avrebbe mai scelto come Michael Corleone nel Padrino, volevano Jack Nicholson, Robert Redford, Warren Beatty o Ryan O’Neal. Il mio manager, furioso, mi ordinò di salire su quel cazzo di aereo e mi fece ubriacare di whisky».
Per convicnere la famiglia mafiosa di essere un degno erede di Don Vito, Michael Corleone, eroe della seconda guerra mondiale, fredda con una pistola nascosta ingegnosamente nel bagno di un ristorante il trafficante di droga Virgil Sollozzo. E quell'esecuzione pistola alla mano convince non solo i Corleone e i loro alleati dell'abilità e del sangue freddo di Michael, ma anche il pubblico mondiale che è nata una nuova stella del cinema. Dalla foto che lo ritrae bambino in una strada del Bronx dove viveva con la madre e i nonni sembra che la pistola fosse proprio uno dei suoi giocattoli preferiti. Tornerà a maneggiarla più volte sul set, in film come Serpico, Scarface, Carlitos way, Heat, 88 minuti… La sua è stata un’infanzia da ragazzino di strada: ha iniziato a fumare a 9 anni, è stato bocciato più volte, faceva scorribande con bande di coetanei compiendo azioni ai limiti della legalità. Ma è stato l’amore per la recitazione a salvarlo. Amore, che come lui stesso dichiara, è nata nei primissimi anni di vita, quando la madre, che lo ha cresciuto da sola poiché il padre li aveva lasciati quando lui aveva due anni, lo portava con lei al cinema a vedere film da adulti. Così esordisce nella sua autobiografia: «Guardare gli attori sullo schermo mi catturò fin da subito. Dato che a casa nostra non c’era nessuno con cui potessi giocare e non avevamo ancora la televisione, l’unica cosa che non mi mancava era il tempo per pensare ai film che avevo visto. Passavo in rassegna i personaggi che mi erano rimasti impressi e li riportavo in vita a uno a uno. Molto presto imparai a fare amicizia con la mia immaginazione».
Ma da dove nasce quel nomignolo, Sonny Boy, che gli è rimasto sempre attaccato addosso tanto da sceglierlo come titolo della sua autobiografia?
«Mia madre lo aveva preso da una nota canzone di Al Jolson che faceva così:
Climb up on my knee, Sonny Boy
Though you’re only three, Sonny Boy
You’ve no way of knowing
There’s no way of showing
What you mean to me, Sonny Boy.
Questa canzone le rimase in testa per una dozzina d’anni e quando nacqui, nel 1940, la ricordava ancora così bene che me la cantava sempre».
I nonni materni Vincenzo Giovanni Gerardi, originario di Corleone, e Kate.Credit Mark Scarola
Che Al Pacino sia di origini italiane è cosa nota. Sia il padre Salvatore Pacino (1922-2005), sia la madre Rose Gelardi (1919-1962), erano figli di emigranti italiani. I nonni sono stati molto importanti nella crescita di Alfred, anche perché la mamma era mentalmente instabile, tanto da tentare il suicidio quando Al aveva dfieci anni. Ma non è così nota l'origine del nonno materno. Lasciamo che a svelarlo siano le parole dello stesso attore: «Quando seppi che la parte di Michael era mia, telefonai a mia nonna per dirglielo. “Sai che sarò nel Padrino? Mi hanno dato il ruolo di Michael Corleone.” E lei: “Corleone? Lo sai che è anche il nome del paese dove è nato tuo nonno?” Lo ignoravo; sapevo solo che veniva dalla Sicilia. Di cosa facesse prima di arrivare negli Stati Uniti, non parlava mai. Ma adesso che venivo a sapere di questa coincidenza pensai che qualcuno, da qualche parte, mi stesse aiutando: altrimenti com’era possibile che proprio a me dessero quella parte?».
Il libro è una miniera di aneddotti, riflessioni, incontri di cui abbiamo dato solo un assaggio. Doveroso ricordare però in poche righe i maggiori successi della sua carriera di attore di treatro, cioenma e tv.
Al Pacino ha frequentato la High School of Performing Arts di New York e ha studiato recitazione presso lo studio di Herbert Berghof con Charles Laughton e presso l’Actors Studio con Lee Strasberg. Ha ricevuto nove nomination al premio Oscar, per film come Il padrino, Quel pomeriggio di un giorno da cani, Serpico, Il padrino – Parte II e The Irishman, e ha vinto l’Oscar come miglior attore nel 1992 per Scent of a Woman – Profumo di donna. È stato candidato diciannove volte ai Golden Globe e ne ha vinti quattro, ed è stato nominato per tre Tony Awards vincendone due e per tre Emmy Awards conquistandone due. Ha inoltre vinto un Obie Award. Al Pacino ha ricevuto il Kennedy Center Honor, il premio alla carriera dell’American Film Institute, il National Merit of Arts dal presidente Obama e il Cecil B. DeMille Golden Globe alla carriera.
Famiglia Cristiana, 17/10/2024
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