domenica, ottobre 20, 2024

Mattarella apre all’Albania le porte Ue: «Gli arbëreshë un modello di integrazione»


«Vi siamo molto riconoscenti per la dedizione e per l'affetto e siamo fieri dell’amicizia che unisce i nostri popoli», è stata la risposta. Ricordate le parole dello scrittore Kadare

Leandro Salvia

PIANA DEGLI ALBANESI - «L’Italia sosterrà la legittima aspirazione dell’Albania di divenire presto parte integrante dell’Unione Europea». A dirlo è stato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in visita a Piana degli Albanesi insieme al presidente della Repubblica d’Albania Bajram Begaj. «L’Italia è e continuerà a essere una convinta sostenitrice di questo approdo – ha detto Mattarella -, da realizzare velocemente per l’intera regione dei Balcani occidentali. La prospettiva nella quale il popolo d’Albania e quello d’Italia si muovono è quella europea». «Vi siamo molto riconoscenti per la dedizione e per l'affetto e siamo fieri dell’amicizia che unisce i nostri popoli», ha risposto Begaj, chiamando Mattarella «amico».

Il presidente italiano ha sottolineato come «i nostri popoli sono legati, inoltre, da un rapporto di fratellanza, a cui contribuiscono fortemente le comunità arbëreshë presenti in Italia. Da oltre 500 anni, queste comunità mantengono, con grande determinazione, il patrimonio culturale della propria origine; e questa straordinaria condizione suscita sincera ammirazione. Di discendenza albanese, ma da lungo tempo italiani, gli arbëreshë hanno infatti conservato con orgoglio le antiche tradizioni, i riti religiosi, la lingua stessa della terra materna».

Mattarella ha ricordato così un precedente incontro con le comunità albanofone in Calabria: «Nel 2018, insieme al predecessore del Presidente Begaj, mi sono recato a San Demetrio Corone per onorare la ricorrenza dei 550 anni dalla morte dell’eroe nazionale albanese Giorgio Castriota Scanderbeg. Anche quella occasione ha posto in evidenza come gli arbëreshë costituiscano uno degli esempi più autentici dello stretto collegamento tra passato e presente, tra radici e contemporaneità, tra identità storica e identità attuale. Sono particolarmente lieto di essere qui, oggi, con l’amico Presidente Bajram Begaj, in questo luogo, straordinario esempio di questa esperienza». E ha aggiunto: «L’Europa delle diversità, in cui nessuna cultura è egemone sulle altre e tutte trovano possibilità di esprimersi, in un percorso di sempre maggiore integrazione. Ritroviamo questa prospettiva nelle parole del grande scrittore albanese - scomparso da recente - Ismail Kadare: “Non ci sono altri continenti possibili per gli albanesi se non l’Europa”. Facciamo nostre le sue parole. Valgono per l’Albania, valgono per l’Italia».

Ad accogliere i due capi di Stato c’erano il presidente della Regione Renato Schifani, il sindaco di Piana Rosario Petta, il sindaco della Città Metropolitana di Palermo Roberto Lagalla e il prefetto Massimo Mariani. « Le comunità arbëreshë giunte nella nostra Isola – ha sottolineato Schifani - hanno sperimentato la consolidata tradizione di ospitalità che da sempre connota il patrimonio di valori del popolo siciliano, finendo per integrarsi pienamente, pur senza perdere il senso e l’attaccamento alle proprie radici ancestrali, e dare un consistente contributo alla definizione di molteplici aspetti della nostra identità». Per Lagalla «l’incontro di questa mattina tra i capi di Stato di Italia, Sergio Mattarella, e Albania, Bajram Begaj, rinnova e consolida il legame tra i due paesi e ricorda l’importante contributo culturale della comunità arbëreshë al nostro territorio».

I due presidenti Mattarella e Begaj ieri hanno reso omaggio alle vittime della strage del Primo maggio 1947 deponendo una corona di fiori al Memoriale di Portella della Ginestra. Dove ad accoglierli c’erano una delegazione dell’Anpi e una dell’associazione Portella della Ginestra, che raggruppa i familiari delle vittime e i sopravvissuti alla strage. A guidare la delegazione il novantatreenne presidente onorario, Serafino Petta: «Il primo maggio del ’47 ero qui. Ricordo ancora oggi, come se fosse ieri, quei momenti». Quando la banda Giuliano, al soldo dei mafiosi, sparò sulla folla, Serafino aveva poco più di 15 anni. Adesso è su una sedia a rotelle. «Il vostro è un dolore che non passa mai. Grazie per essere venuto qui oggi a salutarci», ha detto Mattarella . (*LEAS*)

GdS, 19/10/2024

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