martedì, ottobre 15, 2024

L’intervento di Mario Ridulfo, segretario generale Cgil Palermo, alla commemorazione di Giovanni Orcel (14 ottobre 2024, Palermo, corso V. Emanuele)

MARIO RIDULFO


La sera del 14 ottobre 1920 la notizia dell’assassinio di Giovanni Orcel dilagò in città destando grande commozione, soprattutto tra gli operai palermitani. 
D’altronde, Orcel stesso era un operaio tipografico e nel mese di settembre del 1920, da segretario generale della Fiom, aveva guidato l’occupazione e l’autogestione dei cantieri navali, 30 lunghi giorni.

All’indomani dell’omicidio si tenne un comizio  in piazza Bellini. La camera del lavoro di Palermo proclamò due giorni di sciopero generale in segno di lutto e di protesta. Ai funerali parteciparono oltre 10.000 persone, forse di più in una città che contava meno della metà della popolazione di oggi, molti erano anche i contadini che dei paesi della provincia arrivarono a Palermo. 

Purtroppo, come ha scritto il compianto prof Marino, con la morte di Alongi e di Orcel “fu spezzato il filo dell’alleanza operai e contadini”.

Eravamo alla vigilia del ventennio di dittatura fascista. Infatti, 100 anni fa, il 16 ottobre 1924, quasi in solitudine il segretario generale della camera del lavoro di Palermo Vincenzo La manna tenne l’ultima commemorazione prima delle leggi "fascistissime" e degli accordi di palazzo Vidoni del 1925. Il regime aveva già abolito il Primo maggio e si è fatto carico con l’omicidio Matteotti della responsabilità della svolta autoritaria. 

Ecco, vedete, non un solo tragico evento, ma più eventi, anche non necessariamente collegati tra di loro, hanno portato lutto e dolore nelle case degli italiani.

La mafia, come poi il fascismo (assieme ai padroni) hanno entrambi lo stesso odio verso la democrazia. Come scrive il professor Dalla Chiesa: “il fascismo e la mafia hanno la stessa radice, cioè l’oppressione di classe più assoluta e incontrollata”. 

Nonostante ciò, noi siamo qui. Certo ci sono voluti 87 anni per apporre una lapide e lo abbiamo fatto senza le istituzioni che a volte ricordano a volte dimenticano, ma sia essa debole o forte, la memoria è sorretta dalle strutture istituzionale, ma a Palermo spesso questo Lavoro spetta all’istituzione sociale e questo non è buono. A noi non spetta solo il compito però di ricordare, di fare memoria, ma come disse Gianni Rinaldini, segretario generale della Fiom, il 15 ottobre 2007, giorno in cui fu apposta questa lapide, a noi spetta: “il dovere di inventare nuove strategie di lotta è un nuovo modo di collocare il sindacato nella società“. Un sindacato nuovo, che metta al centro del suo lavoro la persona umana, giovane o anziano, italiano o straniero, uomo, donna o di qualunque genere. Un sindacato che nel nome di Giovanni Orcel non si limita alla rivendicazione ma che fa della lotta una pratica quotidiana. Un sindacato per gli altri e non per se stessi, per il mondo e non per le piccole patrie. In questi giorni siamo stati tutti colpiti dalla morte di un piccolo grande uomo, Sammy Basso e a me rimangono scolpite le sue ultime parole, nella sua ultima lettera: “amate chi vi sta intorno, non dimenticatevi che i nostri compagni di viaggio non sono mai il mezzo, ma il fine. Il mondo è buono se sappiamo dove guardare”.

Mario Ridulfo

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