domenica, ottobre 27, 2024

Dai futuristi al Terzo Millennio. I 90 anni del Palazzo delle Poste


Simonetta Trovato

Durante la sua costruzione, la grande gru che svettava sull’Olivella rovinò un gruppo di casupole alle spalle di Sant’Ignazio, portata via dall’acqua della grande alluvione del 1931. 

Ma tre anni più tardi il Palazzo delle Poste era pronto e venne inaugurato dal ministro delle Comunicazioni del governo Mussolini: era il 28 ottobre 1934, esattamente novant’anni fa come domani. Il disegno dell’architetto Angiolo Mazzoni lo rese straordinario: immagine razionalista e cuore futurista, con interni che sono un gioiello del tutto inatteso, con i cinque grandi affreschi di Benedetta Cappa Marinetti. Li ha fotografati anche Fabio Sgroi, e formano uno dei capitoli di Attraverso Palermo, secondo volume della collana Grandi città grandi fotografi edita da Treccani: Sgroi ha raccolto in 40 scatti un racconto per immagini dell’identità della città.

Il volume sarà presentato domani alle 11.30 in occasione dell’anniversario alla presenza del vicesindaco Giampiero Cannella, dei rappresentanti di Poste Italiane, della direttrice di filiale Roberta Chiesurin e della referente di filatelia Roberta Sarrantonio e del fotografo. È stato anche emesso un annullo filatelico e verrà apposto il timbro sulle cartoline dedicate al Palazzo delle Poste. Oltre 5 mila metri quadrati, una facciata con dieci colonne in marmo grigio di Billiemi altre 17 metri e due fontane laterali: il Palazzo delle Poste è veramente un museo di se stesso già dall’entrata. Per arrivare ai piani superiori si sale una scala elicoidale del diametro di 9 metri, un vero marchingegno architettonico complesso che vista dall’alto ti dà le vertigini: si arriva così nelle sale non accessibili al pubblico (se non in occasioni particolari) dove si scoprono i due quadri di Tato (il pittore futurista bolognese Guglielmo Sansoni) e soprattutto i cinque grandi affreschi ( 5 metri x 10) di Benedetta Cappa, pittrice, scenografa e scrittrice romana, allieva di Giacomo Balla, e moglie del fondatore del Futurismo Filippo Tommaso Marinetti. I pannelli, realizzati nel 1938 per la sala del Consiglio, balzarono alla ribalta internazionale quando furono esposti al Guggenheim di New York; raffigurano, secondo lo stile razionalista, le comunicazioni terrestri, marine, aeree telegrafiche e radiofoniche. È una bellezza anche la sala del consiglio con gli arredi anni Trenta, il tavolo riunioni in marmo come un tempio in miniatura circondato da sedie a forma di trono in rame e cuoio marocchino rosso; e l’ufficio del direttore progettato da Paolo Bevilacqua; arredi che sopravvissero a un incendio nel 1989 insieme ai mobili in palissandro di Vittorio Ducrot, e a un portaombrelli dorato che ricorda una bomba.

Sulla facciata era posta la statua in bronzo del Fante caduto di Domenico Ponzi che – alla fine della guerra – solerti impiegati delle Poste spostarono velocemente all’interno per evitare rappresaglie contro simboli legati al Regime. (*SIT*)

GdS, 27/10/2024

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