lunedì, settembre 30, 2024

Marinelli - Scurati: “Il fascismo è orrore, ma seduce ancora”


Lo scrittore di “Il figlio del secolo” e l’attore della serie Sky: Vogliamo far sentire quanto quell’idea sciagurata sia ancora tra di noi (Antonio Scurati). La storia ritorna Quel movimento è stato sottovalutato Sta accadendo anche oggi? (Luca Marinelli). 

di Arianna Finos

Il duce immaginato e quello incarnato, l’autore e l’attore, Antonio Scurati e Luca Marinelli, seduti l’uno accanto all’altro. Il travolgente romanzo sull’ascesa di Mussolini si è trasformato in una serie visionaria, diretta da Joe Wright. Una delle opere più belle viste alla Mostra di Venezia, a inizio 2025 su Sky Atlantic. 
Scurati, avrebbe mai immaginato di sedersi con a M., Luca Marinelli? 
S: «Si erano fatte altre ipotesi, anche mirabolanti, di divi internazionali, mi ha fatto piacere sia stato scelto lui. Poi ci siamo conosciuti e ho visto che era autenticamente tormentato, interpretare Mussolini gli creava una lacerazione interiore. Ho pensato che quei dilemmi morali ed etici, non solo estetici, forse perfino politici, fossero il punto di partenza migliore per un attore». 


Marinelli, l’incontro con il libro? 
M: «Devastante. È un libro e che ti mette di fronte alla tua grande ignoranza. Il primo moto è stato: alzati e comincia a sapere di più, perché è importante. E questo spero accada al pubblico. Tante cose che della serie sembrano quasi inventate, ma non lo sono. È tutto successo in quel modo ed è scioccante. 
Conoscere la tua ignoranza ti aiuta a combatterla. Perché la storia ritorna. 
E come quell’orrendo movimento è stato sottovalutato all’inizio, così vedo tante sottovalutazioni in questo momento». 
Con questo slancio ha preso la responsabilità di incarnarlo? 
M: «Come diceva Antonio, ci sono stati tanti problemi. Il primo è che sono antifascista. Mia nonna ogni anno va a fare per me la tessera dell’Anpi. È un legame familiare, oserei dire. È il modo in cui sono stato cresciuto. Mia nonna è stata la prima a cui ho parlato della serie. Non scorderò mai la sua faccia quando le ho detto del ruolo. Mi ha chiesto “perché?” e io sono rimasto in silenzio. Poi ho spiegato. Però quando la mia famiglia ha visto la serie, so che mia nonna ha avuto la risposta. È bello che il cerchio si sia chiuso in quella casa. In quel letto, tornato dai Nastri vinti con Borghi perLe otto montagne , ho iniziato a sentire di nuovo i capelli, il mio corpo che tornava. Ho pianto, è stato come chiedere scusa a me stesso per essere entrato in una zona così dolorosa e pericolosa». 
Scurati,cosa aggiunge la visione di Joe Wright al libro? 
S: « Il tono degli sceneggiatori e le scelte estetiche sono diverse dal libro, lo ampliano in direzioni nuove. 
Luca ha fatto un Mussolini memorabile nel senso etimologico: che rimarrà nella memoria del mondo. Nel libro Mussolini parla in prima persona solo nell’incipit e nel finale, nella serie questo dura quasi otto ore. E Marinelli-Mussolini guarda in camera. Era fondamentale, nel rinnovare il racconto del fascismo in un’ottica antifascista, dare il punto di vista interno, far sentire quanto quell’idea sciagurata fosse stata e continui a essere seduttiva. Se cent’anni dopo continuiamo a dire“loro” senza capire che quel “loro” eravamo anche noi, il fascismo ritorna. Mussolini accompagna lo spettatore attraverso i magnetici occhi di Marinelli: è l’unica cosa che hanno in comune. E quando gli fai puntare lo sguardo in camera scommetti su una posta altissima: se ti sfugge di mano e resta solo la seduzione, alla fine tu hai perso la partita. Ma se quella seduzione serve a dire al pubblico: vieni vicino, per poi fargli sentire da dentro l’orrore del fascismo, hai realizzato una grande impresa artistica, civile». 
Lo sguardo in macchina disvela i reali pensieri, opposti rispetto alla finzione continua di M. verso la famiglia, la società, il mondo. 
S: «Esattamente: la doppiezza, sordida e brutale. E restituisce la componente teatrale, spettacolare intrinseca alla menzogna fascista. 
Wright e gli altri hanno portato sullo schermo anche la dimensione politica del fascismo, che poggia su questa comunicazione schizofrenica: con una mano ti dice “vieni, il mondo è semplice, ti indichiamo il nemico, risolviamo i problemi”. Ma dietro laschiena c’è il manganello che ti spacca la testa». 
All’inizio Mussolini doveva parlare dritto alla camera in inglese, in italiano nel dialogo con gli altri. 
Ma dopo le elezioni e questo nuovo governo alla guida del Paese, Wright ha deciso di farlo parlare in italiano, perché ogni parola fosse compresa dagli italiani. 
M: «Ricordo la grande emozione, lo ringraziai perché capii quanto lui avesse sposato la causa antifascista. 
Quel giorno c’è stato una grandissima espansione di slancio per me». 
S: «Su questo ho una posizione diversa. Il romanzo è stato letto e tradotto in tutto il mondo e l’uso della lingua italiana può rappresentare un limite alla diffusione. E mi dispiace perché l’Italia si trova in una situazione di avanguardia della retroguardia, sulla perdita di qualità e caratteristiche della vita e della democrazia liberale. Il mondo ci guarda con preoccupazione. Con il tramonto storico dei partiti della sinistra progressista rivoluzionaria gli artisti sono tornati autorevoli in quanto custodi della democrazia. 
Raccontare in inglese una storia italiana che parla al mondo era importante, specie per i giovani». 
La battaglia della narrazione e il pubblico dei giovani. Quanto sono centrali questi due temi? 
S: «Fondamentali. Ciò che sopravvive oggi del fascismo è la narrazione. 
Non ci sono più le teste spaccate, anche se si riaffaccia la violenza fisica. Mussolini fu non solo il fondatore del fascismo, ma il primo leader populista della storia. E la seduzione passa attraverso una narrazione del mondo, dell’io. Noi dobbiamo contrapporre un’altra narrazione. Apparteniamo al pezzetto di umanità più ricca, meglio nutrita, più longeva che abbia calcato la faccia della terra: di fronte a una fase regressiva della storia, potenti spinte reazionarie, problemi epocali e insormontabili, non vogliamo neanche lasciare un contributo in termini di racconto ai nostri figli?». 
Nel prologo Mussolini-Marinelli dice “Guardatevi intorno, siamo ancora tra voi”. 
S: «Dodici anni fa gli amici scrittori mi dicevano sei pazzo? Un romanzo su Mussolini sembrava una roba delirante. Il contesto politico sembrava molto diverso. Però era nell’aria, questa risacca di alcuni temi della tragedia politica del XX secolo. 
Ma perfino io non avrei immaginato che esponenti della storia politica neofascista italiana giungessero al Governo, che simboli della violenza nazifascista fossero pubblicamente ostentati, che una violenza verbale avesse corso comune nel dibattito pubblico. Non torneranno le camicie nere, la storia non si ripete mai nella stessa forma. Ma la grande crisi della democrazia liberale di cent’anni fa è in mezzo a noi. Se siete legati a quell’idea per cui la nonna di Luca, i nostri nonni si batterono, siete ora chiamati a dare il vostro contributo». 

La Repubblica, 28/9/2024

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