Un momento della conferenza stampa |
Dieci luoghi, due ghost town, viaggio nella fauna e nella flora del territorio. Si racconta la rivincita di Corleone nel segno dell’antimafia, dai faldoni del Maxiprocesso con le dichiarazioni del pentito Buscetta, al progetto di Pif che ha chiamato i colleghi per ricordare le vittime di Cosa Nostra. Si visitano l’ex monastero, un palazzo nobiliare intatto, le chiese della cittadina. Coupon validi anche a Termini Imerese, Bagheria, Carini e Palermo
CORLEONE. Dai faldoni del Maxiprocesso con le dichiarazioni di Tommaso Buscetta, al progetto multimediale di Pif che ha chiamato a raccolta i colleghi artisti (da Ficarra e Picone a Teresa Mannino a Pippo Baudo, per citarne solo alcuni) per ricordare le vittime di Cosa Nostra. Corleone si racconta nel segno dell’antimafia, guarda alla storia recente ma la ribalta e riscrive il suo territorio, a partire dai fossili del Museo Pippo Rizzo. Questa seconda edizione delle Vie dei Tesori raccoglie il filo conduttore e lo cuce all’attenzione per piante e animali: visite con esperti e ornitologi nel bosco di Ficuzza, e al centro di recupero della Lipu dove ogni anno i veterinari curano “pazienti” da tutta la Sicilia.
Il miliare romano del 252 a.C. |
A Corleone il festival ha debuttato l’anno scorso e ha messo insieme in soli sei giorni (tre weekend) ben 2005 visitatori. “È un vero piacere per noi riaprire le porte di Corleone alle Vie dei Tesori. È un’occasione imperdibile per far conoscere le nostre bellezze artistiche, architettoniche, museali e naturalistiche – spiega il sindaco Walter Rà - Le Vie dei Tesori ci consente di aprire al pubblico anche luoghi poco conosciuti o addirittura abbandonati che sicuramente attrarranno molto turisti, ma che potranno essere apprezzati anche da tanti corleonesi”.
Quest’anno il programma è ancora più denso: i siti scelti sono dieci, dai luoghi dell’antimafia, a chiese, musei, monasteri e residenze nobiliari; e due ghost town, borghi figli del fallimentare sogno fascista contro il latifondo, che finirono abbandonati ancor prima di essere abitati, a dimostrazione di una scelta economica e sociale profondamente errata. Li racconteranno i giovani della community Ascosi Lasciti.
Il Faldone del maxi processo con le dichiarazioni del “pentito” Tommaso Buscetta |
Tre weekend per un nuovo festival di “riappropriazione della bellezza” che quest’anno diventa maggiorenne: era il 2006, infatti, quando nasceva la prima edizione a Palermo, dieci luoghi del tutto inattesi in seno all’Università. Da lì in poi Le Vie dei Tesori ha aumentato i suoi visitatori anno dopo anno, si è allargata a tutta la Sicilia, ha raggiunto numeri ragguardevoli e ha dovuto fare i conti con la pandemia, ma è stata tra le pochissime realtà italiane a non fermarsi mai.
Questa nuova edizione parte sabato 14 settembre e va avanti, sabato e domenica, fino a domenica 29: dopo aver visitato a maggio i Borghi dei tesori in tutte e nove le province, ecco le dieci città di questa prima tranche: con Corleone, Trapani, Mazara e Alcamo, Bagheria, Termini Imerese, Messina, Caltanissetta, Enna e la new entry Leonforte); dal 5 al 20 ottobre altre sei città (Carini, Marsala, Sciacca, Ragusa, Scicli e Noto); Palermo e Catania occuperanno come sempre tutto il mese di ottobre.
Un progetto che si anima della narrazione collettiva, della voglia di riappacificazione dei cittadini con il territorio, della partecipazione di centinaia di giovani. “Le Vie dei Tesori non è solo visite e apertura di luoghi, ma creazione di comunità. E Corleone cammina su questa linea perché combatte lo stigma del passato. Per arrivare all’obiettivo che si è prefissata, bisogna scoprire la città: e il festival è questo, conoscenza, riappropriazione, lavoro con le scuole” dice il vicepresidente della Fondazione le Vie dei Tesori, Marcello Barbaro. Saranno gli alunni dell’Istituto Don Colletto a collaborare alle visite.
Le Vie di Tesori ogni anno generano una ricaduta economica nelle città che attraversano: come certifica l’OTIE, Osservatorio turistico delle economie delle Isole, nell’ultimo anno (2023) si è registrato un indotto di oltre 7 milioni e mezzo di euro, con un indice di gradimento del pubblico che ha superato il 90%. Corleone lo scorso anno ha avuto una ricaduta turistica di 120 mila euro. Il festival è stato confermato nel calendario biennale degli eventi di grande richiamo turistico della Regione Siciliana.
Un festival che costruisce reti: a Corleone, come nelle altre città, con Unicredit come main sponsor e l’USR (Ufficio Scolastico Regionale) che collabora alla formazione dei giovani, la rassegna ha saputo creare sinergie e dialogo con Regione, atenei, comuni, Diocesi, gestori privati, istituzioni dello Stato, proprietari di palazzi nobiliari. E ha stretto collaborazioni con altre realtà, visto che è tra le costole di Italia Romanica, rassegna sull’arte e l’architettura del Medioevo. Le Vie dei Tesori è al fianco di Fondazione Sardegna Isola del Romanico, Fondazione Lemine in Lombardia e InCollina in Piemonte. Quest’anno riaccoglie il progetto satellite Terre dei Tesori: apriranno cantine, vigneti, frantoi, caseifici, vivai, in collaborazione con l’Assessorato regionale all’Agricoltura.
IL PROGRAMMA DI CORLEONE.
Il festival – costruito in stretta collaborazione con il Comune di Corleone e con la Diocesi - è molto articolato e racchiude dieci luoghi che raccontano profondamente la città, nella sua storia antica come in quella recente. Sarà importante per tutti, adulti e ragazzi, visitare un luogo che è simbolo della voglia di rinascita nel segno dell’impegno, il CIDMA-Centro internazionale di documentazione sulla mafia e sul movimento antimafia, nato nel 2000: per il festival si visiteranno le nuove stanze al piano terra del complesso San Ludovico, con focus sulla storia di Corleone, su mafia e antimafia, sulle donne coraggio siciliane e sulla cinematografia legata al fenomeno mafioso, fino a un video che racconta la città “onesta”. Sarà esposto e consultabile il faldone del Maxiprocesso che custodisce le dichiarazioni di Tommaso Buscetta. Strettamente legato a questo impegno, il progetto I Art NoMa (No Mafia) creato da Pif: un’installazione immersiva, interattiva e multimediale, che occupa un intero ambiente, pareti e soffitto: si può scegliere quale ascoltare tramite un totem touch screen: sono disponibili 22 video-biografie (raccontate da artisti come Ficarra e Picone, Teresa Mannino o Pippo Baudo) video dalle Teche Rai, video-interviste ai familiari delle vittime, video-racconti dei fatti criminali. Ventidue storie, da Antonino Agostino a Calogero Zucchetto, passando per giudici, magistrati, politici, poliziotti uccisi da Cosa Nostra.
Poco lontano da Corleone, la residenza di caccia di re Ferdinando di Borbone nel bosco di Ficuzza: qui la Lipu cura gli animali feriti, lavora 365 giorni l’anno, è attrezzato con un ambulatorio, una sala chirurgica e una nursery per i pulcini abbandonati. I veterinari curano i “pazienti” ricoverati, per riabilitazione, quarantena, rilascio. Sarà anche possibile camminare nel bosco con un ornitologo per individuare le specie di uccelli che qui abitano.
Si può anche visitare il settecentesco Palazzo Triolo appartenuto anche ai Favaloro. Gli interni sono splendidi, con tetti a volte affrescate, una piccola cappella, arredi d’epoca. Oggi ospita una residenza di charme e accoglie alcune realtà culturali del territorio. Molto interessante e del tutto inatteso, il Museo Pippo Rizzo, intitolato al pittore futurista di origini corleonesi: racchiude fossili e reperti del Paleolitico e del Mesolitico, ma soprattutto il Miliarium, recuperato dal prof. Vincenzo Mancuso con la collaborazione di Giovanni Valenti nel 1954: una “pietra miliare” del 252 a.C. che era collocata sull’antica strada consolare romana che da Agrigento conduceva a Palermo. Esposto anche un flauto ricavato da un femore umano del 1200 a.C., considerato “lo strumento musicale a fiato più antico d’Europa”.
Andar per chiese, che in tempi felici a Corleone erano più di cento, senza contare i monasteri e i conventi: si parte dall’imponente chiesa Madre con i suoi undici altari e il museo d’arte sacra nei locali attigue al transetto; poi verso la chiesa del Carmine, tutta bianca e oro: e si avrà subito una vertigine visiva nell’adiacente oratorio di Maria SS. del Carmelo dalla volta dipinta con colori accesi: c’è anche la copertura della cripta sotterranea dove venivano sepolti i confrati. Si passa alla trecentesca chiesa di Sant’Agostino: il vicino oratorio ha le pareti coperte da affreschi, stucchi, quadri, e ospita la statua lignea della Madonna del Soccorso, conosciuta anche come Madonna della Mazza. Leggenda vuole che le donne che non riuscivano ad avere un bambino, si affidavano al demonio, ma subito dopo la nascita era la santa a scacciare il male dal neonato con il suo prodigioso bastone. Nell’anno del quattrocentesimo anniversario del ritrovamento delle ossa nella grotta su Monte Pellegrino, non poteva mancare la chiesa di Santa Rosalia, nata proprio subito dopo il miracolo della liberazione dalla peste: possiede un campanile con la tipica grata a “petto d’oca” e una volta a botte interamente decorata a motivi floreali; e il monastero del Santissimo Salvatore, fondato a fine XIII secolo, grazie ad un generoso e ricco cavaliere, tal Salvatore, di cui non si conosce la storia. Fu terreno di scontro tra suore benedettine e Carmelitane, vinsero le prime e continuarono a vivere nel convento fino al 1866, quando passò al demanio, divenendo istituto per poveri e orfanelle, poi pensionato per anziani.
Tra le esperienze del festival, due siti che sono vere ghost town, si visiteranno con Ascosi Lasciti. “Il patrimonio abbandonato in Sicilia è di vario genere, noi portiamo alla luce questi siti e con Le Vie dei Tesori conduciamo visite di conoscenza. Non sono i soliti luoghi, ma siti decadenti, non puliti, lontani dai centri abitati, ma sono comunque un racconto della nostra storia” spiega Cristiano La Mantia. Prima Borgo Schirò, in aperta campagna a una ventina di minuti da Corleone: segno del fallimentare “sogno” fascista di riqualificazione del territorio, nato tra il 1940 e il 1942. Il borgo venne intitolato dal regime ad un giovane bersagliere arbëreshë, Giacomo Schirò che a Piana dei Greci, negli anni '20, venne trucidato con 53 coltellate da militanti socialisti che vollero così vendicare l’uccisione di un loro compagno da parte dello stesso Schirò (cfr. F. Petrotta, Vito Stassi Carusci, la mafia e il biennio rosso a Piana dei Greci, Ed. Comune Piana degli Albanesi, 1999, p. 99-100). Erano stati costruiti una scuola, una trentina di alloggi, chiesa e canonica, un tabacchi e un alimentari, l’ambulatorio medico e il laboratorio antimalarico. Edifici fantasma, mai pienamente utilizzati e da anni completamente abbandonati, a dimostrazione del fallimentare progetto fascista di colonizzare il latifondo senza fare la riforma agraria per dare la terra ai contadini.
L’altro sito fantasma è Borgo Riena, a una trentina di chilometri da Santo Stefano di Quisquina, solitario in mezzo ai campi di grano. Anche questo è nato tra il 1941-1942: scuola, chiesa, uffici pubblici, indirizzati ai contadini non abbienti per spingerli a coltivare terreni lontani dai centri abitati. Borgo Riena non fu mai completato, e abbandonato nel 1950 e da allora, racconta una leggenda, fu abitato soltanto da tal Totò Militello, condannato all’ergastolo che così evitò la condanna. Un replay di Borgo Schirò.
Anche quest’anno si potranno sfruttare al massimo i coupon, validi nelle città all’interno della stessa provincia: quindi quelli di Corleone saranno validi anche per Termini Imerese e Bagheria, e ad ottobre, Carini e Palermo.
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