domenica, settembre 15, 2024

L’ANNIVERSARIO. Don Puglisi 31 anni dopo i suoi appelli dimenticati


Il parroco di Brancaccio scrisse cento lettere ai rappresentanti delle istituzioni. Nel quartiere manca ancora una piazza nonostante le promesse

di Salvo Palazzolo

In molti l’hanno ormai dimenticato. Cento lettere scrisse don Pino Puglisi, il parroco di Brancaccio, prima di essere ucciso dalla mafia, il 15 settembre 1993. Nel corso di due anni, scrisse al sindaco, al presidente della Regione, al prefetto, al responsabile dell’Asp. Con i volontari del centro intercondominiale di via Hazon chiedeva una scuola media, un distretto socio sanitario, una biblioteca, una palestra, una chiesa, una piazza. Solo dopo la morte del sacerdote, venne realizzata la scuola media. Per tutto il resto, Brancaccio aspetta ancora. 


Eccola, trentuno anni dopo l’omicidio di don Puglisi, la grande periferia oltre il fiume Oreto. Trenta commercianti della zona sono finiti indagati per favoreggiamento perché si ostinano a negare di avere pagato il pizzo, nonostante l’evidenza delle intercettazioni. Negano forse per paura dei boss tornati in libertà dopo avere scontato il loro debito con la giustizia? Sono tutti pericolosi: Giuseppe Folonari, Giovanni Asciutto, Nino Sacco, Gaetano Savoca, Cosimo Fabio Lo Nigro e Paolo Alfano. Mafiosi di provata fede corleonese, da sempre fedelissimi di Totò Riina e di Giuseppe Graviano, il mafioso delle stragi che col fratello Filippo ordinò l’uccisione di don Puglisi. 
Oppure, i commercianti negano perché preferiscono scendere a patti con i clan? Nell’uno e nell’altro caso, questa è davvero una brutta storia. 
«Ricordare per davvero don Pino Puglisi vuol dire realizzare le sue idee, i suoi progetti per il cambiamento», dice Maurizio Artale, il presidente del Centro Padre nostro fondato dal parroco di Brancaccio. «Invece, ancora oggi, ci ritroviamo a lottare per rendere più vivibile il quartiere» . Nel 2018, il Centro consegnò all’allora sindaco Leoluca Orlando un bel progetto per realizzare una grande piazza per Brancaccio. Quel giorno, c’era anche il fratello di don Pino, Franco. «La piazza potrebbe finalmente collegare il quartiere con via Oreto, facendola uscire dalla dimensione del ghetto», dice ancora Artale. All’epoca, la Regione si era impegnata per finanziare l’opera, procedendo anche alla requisizione dei terreni. Ma non se ne fece nulla. 
Pino Martinez, uno degli animatori del Centro intercondomiale di via Hazon, rilancia invece il progetto della nuova chiesa per il quartiere: «Uno dei grandi sogni di Puglisi, nel 2013 era stata anche posta la prima pietra – dice – due anni più tardi, i lavori subirono un brusco e definitivo stop» . Martinez racconta dei progetti del parroco ucciso: «Pensava non solo a una chiesa, anche a un grande spazio in cui la comunità avrebbe potuto incontrarsi» . Ma Brancaccio resta ancora una periferia dimenticata. 
Stasera, alle 18, l’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice presiederà una messa solenne in Cattadrale, in ricordo del sacerdote ucciso dalla mafia che la Chiesa ha fatto beato. 

La Repubblica Palermo, 15/9/2024

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