mercoledì, agosto 28, 2024

Scout a San Giuseppe Jato, un tour nei beni confiscati. Obiettivo: portare avanti la cultura antimafia


Leandro Salvia

San Giuseppe Jato - Sette campi organizzati da Libera per far conoscere e valorizzare il lavoro svolto sui beni confiscati nell’Alto Belice Corleonese. «Il progetto E!state Liberi - spiegano gli organizzatori - punta alla promozione del riutilizzo sociale dei beni sottratti alle mafie». I partecipanti provengono da più parti d’Italia e vengono ospitati delle cooperative Placido Rizzotto e Pio La Torre, entrambe del gruppo Libera Terra, nella foresteria allestita in un bene confiscato di contrada Dammusi, a 3 km da San Giuseppe Jato.

L’iniziativa, ripartita lo scorso anno dopo tre anni di pausa, punta infatti alla formazione dei partecipanti sui temi dell’antimafia sociale e alla conoscenza dei territori coinvolti. Per farlo prevede specifici momenti di impegno in collaborazione con gli attori sociali dell’associazione. Sette i campi programmati quest’anno in collaborazione con lo Spi Cgil di Palermo e Legacoop Sicilia. Il primo, che si è svolto dal 15 al 21 luglio, è stato dedicato ai giovanissimi del gruppo Cooperare con Libera Terra-Cadiai. Il secondo campo, dal 22 al 28 luglio, ha visto la presenza dei giovani soci delle Cooperative di Consumo Italiane.

A questi ne è seguito un terzo, dal 5 all’11 agosto, con la presenza di un gruppo scout vicentino di Castelgomberto, incentrato sul valore della memoria. Il quarto campo, che ha preso il vie due giorni fa e si concluderà domenica, è dedicato ai giovani della parrocchia di Merano. Il quinto, dal 2 all’8 settembre, sarà invece dedicato a singoli cittadini e cittadine. Mentre al sesto appuntamento prenderanno parte i soci di Unicoop Tirreno. E!state Liberi si concluderà quest’anno con un ultimo campo che ospiterà un gruppo proveniente dalla Val Pusteria, in Alto Adige.

«Durante il corso delle settimane - spiega Francesco Citarda, presidente della cooperativa Placido Rizzotto - Libera Terra – i campisti avranno modo di conoscere l’attività di valorizzazione dei beni confiscati condotta dalle cooperative, grazie alla piena comunione di intenti e al lavoro del Consorzio Sviluppo e Legalità, e la bellezza restituita a questi grazie al loro lavoro. Al contempo avranno la possibilità di vivere e conoscere la storia dell’Alto Belice Corleonese, il ruolo di riferimento che ha sempre avuto per l’intero territorio e la sua travagliata evoluzione sociale inevitabilmente influenzata dalla presenza della mafia, a cui però si è sempre contrapposto un solido movimento antimafioso».

Ad arricchire il percorso formativo dei campi è la collaborazione con le associazioni locali impegnate nella creazione di una memoria collettiva: l’associazione Portella della Ginestra, Kaleidos Cultura e Natura di San Cipirello e il circolo Anpi. A collaborare sono anche le amministrazioni locali.

«Vogliamo - aggiunge Citarda - che i partecipanti tocchino con mano e vedano con i propri occhi quali sono i benefici concreti che il riutilizzo sociale dei beni confiscati può comportare per il territorio e la comunità. Vogliamo che comprendano che i siciliani non sono un popolo fatalmente piegato al volere mafioso, ma un popolo che ha sempre lottato contro la mafia rivendicando diritti. Gli stessi diritti, in primis il lavoro, che Libera Terra vuole generare grazie al riutilizzo sociale dei beni confiscati». (*LEAS*)

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