giovedì, agosto 15, 2024

PIAZZA ARMERINA - AL VIA LA LXIX EDIZIONE DEL PALIO DEI NORMANNI. TRA STORIA E LEGGENDA, PUBBLICHIAMO L’INTERVENTO DELLA PROFESSORESSA MARIUCCIA STELLADORO


di MARIUCCIA STELLADORO

Il 12 agosto 2024, ha avuto inizio, con la cerimonia di Consegna delle armi, la LXIX edizione del Palio dei Normanni di Piazza Armerina. A questa cerimonia sono seguite le altre due, quella del 13 agosto: Consegna delle Chiavi della città al conte Ruggero in piazza Duomo; 14 agosto: Quintana con i cavalieri dei quattro quartieri (Monte, Canali, Casalotto, Castellina, ognuno rappresentato da un colore, rispettivamente giallo, rosso, verde blu) al Piano S. Ippolito. Quindi il Palio dei Normanni precede la festa religiosa di Maria SS.ma delle Vittorie di Piazza Armerina. Come mai un tale evento pagano ma di portata storica precede ed è annualmente legato (dal lontano 1952) alla cerimonia sacra, che commemora la patrona del paese? Ripercorriamone assieme le tappe più significative, tra storia e leggenda.

LEGGENDA

Il vessillo con l'icona di Maria e il santo Bambino, venerato a Piazza Armerina, fu donato al conte Ruggero il Normanno da papa Nicolò II in cambio del suo giuramento di fedeltà alla Chiesa Cattolica. Così, Ruggero lo portò in ogni battaglia, invocando la protezione della Santa Vergine Maria e riuscendo ad impadronirsi dell'intera Sicilia, liberandola dalla dominazione araba e quindi dal paganesimo. In questo contesto storico (=trionfo del cristianesimo e

conseguentemente di liberazione dal paganesimo) anche Piazza Armerina, fu strenuamente difesa e Ruggero fu molto aiutato dalla popolazione locale tanto che in segno di riconoscenza, donò la sacra effigie ai cittadini di Piazza affinché la custodissero e venerassero ad perpetuam rei memoriam.

Ma, per sottrarlo alla distruzione dei soldati, che mettevano a ferro e fuoco Piazza Armerina, che si era ribellata al re, durante il regno di Guglielmo I il Malo, il vessillo, rinchiuso in una cassetta, fu sotterrato e per molto tempo fu pure sottratto alla pia venerazione popolare tanto che del vessillo non si seppe più nulla fino a quando nel 1348, la Madonna apparve a un sacerdote del luogo di nome Giovanni Candilia, indicandogli l’esatto luogo in cui era stata gelosamente occultata la preziosa cassetta.

L’immagine preziosa fu ritrovata in quello che oggi è il santuario di “Piazza Vecchia” e la Madonna Maria SS. ma fu fortemente inneggiata dai fedeli per la fine della disastrosa pestilenza, che stava funestando la popolazione. Quindi, la preziosa icona manifestò subito il tuo potere taumaturgico, liberando miracolosamente Piazza Armerina da questo terribile flagello (ancora una volta il prezioso Vessillo esplicava la sua taumaturgia di liberazione: in questo caso dalla pestilenza, così come prima aveva trionfato sul paganesimo).

Vuole la tradizione popolare che all'interno della cassetta fosse pure rinvenuto un capello, che si crede, a tutt’oggi, essere della Madonna e che è venerato e custodito in una teca d'argento, portata in processione il 15 agosto assieme al prezioso vessillo dell’icona di Maria SS. delle Vittorie, in onore della quale fu appunto costruito il Santuario nel luogo in cui venne ritrovata la cassetta, come si diceva, nella località oggi denominata “Piazza Vecchia”, che è meta di pellegrinaggio e sede di una locale festa il 3 maggio di ogni anno: già l’ultima domenica di aprile si porta in processione una copia dell'immagine della Madonna dal Santuario al paese dove rimane fino al 3 maggio quando viene restituita in processione dai fedeli fino al Santuario.

La Madonna delle Vittorie è annualmente festeggiata il 15 agosto, dopo il Palio dei Normanni del 13 con la cerimonia in Piazza della cattedrale della consegna delle chiavi della città al Conte Ruggero e del 14 agosto con la cerimonia della Quintana del Saraceno al Campo Sportivo Sant’Ippolito. In effetti, da qualche anno si è aggiunto anche l’evento del 12 agosto con la cerimonia della Consegna delle armi presso la piazza del Teatro Garibaldi.

 

ICONA: LETTURA STORICA

L'icona bizantina di Maria SS. delle Vittorie è una tavola di 160 x 77 cm. ricoperta da un supporto di tela sulla quale è dipinta la Madonna che tiene il Bambino fra le braccia. Pare che l’immagine esistesse già prima del XV secolo, dal momento che risulta rappresentata in un affresco della locale chiesa di San Pietro. Ma, alcuni studiosi ritengono che non appartenga al periodo normanno per la postura particolarmente vivace del Bambino, che non sembra trovare riscontri in altre icone del periodo. Raffronti con altri modelli evidenziano per contro la sua affinità con il tipo cipriota della Theotokos Kykkotissa, cioè con la preziosa icona conservata nel monastero di Kykkos a Cipro e conosciuta già dal Duecento anche in Italia Meridionale, nel Lazio, in Puglia (come Madonna delle Vergini di Bitonto) e variamente interpretata. Eppure, tra il modello cipriota e quello provinciale si riscontrano non solo affinità ma anche divergenze.

Ecco alcune delle varianti più significative tra il modello cipriota originale e questo di ambito locale: infatti, l’icona della Kykkotissa di Cipro segue il modulo della Elousa (=contatto fra le guance di Gesù e la Madre Maria Santissima); invece, nell’icona di fattura italiota e/o provinciale, i due volti sono staccati. Anche l’abbigliamento del Bambino ha una fascia dipinta in rosso vivo, simboleggiante la gloria di Dio. Inoltre, in ambito locale è la mano destra di Maria che sostiene il Bambino alla vita e non la mano destra di Gesù come nel modello cipriota. Altra divergenza con il modello originale cipriota è nella postura del mophorion: nella versione orientale cipriota Maria lo tiene aperto lasciando intravvedere il chitone; nella versione locale italica Maria è invece avvolta nel mophorion e solamente sotto la vita si intravede il chitone celeste. E ancora, nella fattura originale i piedi e le gambe sono scoperti fino alle ginocchia, lo stesso vale per le braccia, fino al gomito e/o fino alle spalle. Nell’icona di fattura locale i gomiti e le ginocchia sono velati e ricoperti da una tunichetta trasparente, con decorazioni floreali, cosa che ha fatto formulare l’ipotesi della sua possibile fattibilità intorno alla fine del Duecento. Altra caratteristica è che il Bambino sembra disinteressarsi della Madre tant’è che, agitandosi vivacemente, come si evince dalle gambe, volge lo sguardo verso lo spettatore. La presenza delle scritte liturgiche decorate a pastiglia, pare fosse in uso a Cipro dal XIII secolo.

Particolari, questi, che inducono a ritenere che probabilmente siano state apposte successivamente al rinvenimento dell’Icona ovvero, stando alla tradizione popolare, dopo il 1348. Quest’uso pone un limite superiore alla data dell’opera di Piazza Armerina. Nelle icone ascritte all’Italia dopo il XIII secolo è frequente trovare sullo sfondo delle decorazioni in foglia oro mentre invece questa icona presenta solo dei semplici racemi a rilievo sia sui nimbi che sul bordo della tavola.

Come mai? Pare si possano formulare due teorie, ascrivibili al momento successivo il ritrovamento dell’Icona: nel primo caso l’icona ritrovata è quella del Conte Ruggero, malgrado le scelte stilistiche, in considerazione dell’enorme concentrazione di artisti alla sua corte. La seconda ipotesi è, invece, che nella cassettina non vi fosse l’Icona originale del gran conte Ruggero ma una sua copia di epoca posteriore e cioè fra il XIII ed XIV secolo. Che fine ha fatto allora l’icona originale? Verità storica o pia devozione popolare?

Quale che sia la verità, non si può di certo negare che la pia devozione popolare tributi un culto corale all’immagine, riconoscendole la taumaturgia legata alla liberazione e quindi alla Vittoria sul male: per questo è invocata dai fedeli, per la liberazione dai mali soprattutto fisici (=liberazione dalle malattie)! Il contesto storico è quello legato alla liberazione del male rappresentato dal paganesimo e quindi al trionfo del cristianesimo, per cui Ruggero è storicamente considerato il paladino della cristianità occidentale e in suo onore gli è stato tributato il corteo storico, la Quintana e le varie manifestazioni legate al Palio dei Normanni, che annualmente sono riproposti con vigore rinnovato da quando in quel lontano 1952 si ebbe la prima edizione ideata dai fratelli Urzì e dal prof. Romano. Tanto cara alla memoria dei cittadini di Piazza Armerina, la rievocazione storica dell’ingresso delle truppe di Ruggero il Normanno a Piazza Armerina è puntualmente riproposta e oggi consta di quasi seicento figuranti. In particolare, si distinguono i cavalieri dei quattro quartieri: Canali (che vestono in rosso), Casalotto (in verde), Monte (in giallo), Castellina (in blu ), che, puntando sulla competitività e affrontando durante la Quintana (o giostra dei cavalieri) varie prove di destrezza (lancio del giavellotto e giostra del Saraceno), si contendono l’onore di portare in trionfo il vessillo della Vergine Maria SS. delle Vittorie, così come Ruggero il Normanno, in quel lontano 1061, di vittoria in vittoria, avrebbe restituito l’Isola alla cristianità occidentale. E di quella cornice storica il corteo storico dovrebbe rispettare costumi, armate, indumenti, rullanti, lingua, usi e tradizioni.

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