sabato, agosto 17, 2024

Palermo. La prostituzione minorile a Ballarò, l’orrore in mezzo ai vicoli per una dose di crack


di Eugenia Nicolosi

Il mercato dei corpi nel quartiere del centro storico di Palermo che ogni giorno si riempie di turisti

Le temperature sono proibitive, ma camminando per Ballarò si incrociano gruppetti di persone che stazionano tra i cumuli di spazzatura marcescente o all’ombra del mercato coperto. Sugli scalini di via Tesauro c’è un materasso lercio di fianco a una mini discarica di pannolini sporchi e cibo in decomposizione: tre ragazzi e una ragazza attendono il loro turno per usare un laccio emostatico di fortuna, in quel momento stretto attorno al braccio di uno che, vedendoci, si nasconde dietro un divano sfondato. È martedì 13 agosto, sono le cinque del pomeriggio e l’odore è insopportabile.

È la parte visibile di quella Palermo resistente al turista, che assorbe ogni giorno nuove anime e che contribuisce a quella fiorente economia di quartiere che non poggia certo sulla vendita di street food. L’altra parte, direttamente collegata a questa, è quella del mercato dei corpi: giovani che giungono da ogni zona della città con lo scopo di ottenere, velocemente, i soldi necessari a comprare una dose di crack, cocaina o cristalli per la serata in Vucciria.

Tre anni fa un reportage su queste pagine raccontava la disperazione delle notti a Ballarò, un anno fa è tornata in quelle strade l’unità mobile, il camper per la riduzione del danno che tampona le prime necessità dei tossicodipendenti. Ma nulla è cambiato anzi, è peggiorato: oggi sul sesso a pagamento ci si schianta in pieno giorno. Quando Vitalba Biundo scende da vicolo Castelnuovo trova mutandine, vestiti e zaini con i libri di scuola. Oggetti dimenticati dalle ragazze e dai ragazzi che si imboscano negli angoli del quartiere, tristi scenografie di brevi amplessi consumati mentre i genitori li credono in classe. Ma il primo errore sarebbe parlare di “baby prostituzione”: sono giovani che barattano i loro corpi per delle somme che qualsiasi sex worker troverebbe ridicole. Cinque euro, al massimo dieci.

Sono vittime di un mercato dei corpi imbastito per diversificare l’offerta e alimentare un circolo vizioso che ruota attorno alle piazze dello spaccio, ma che si trascina dietro dispersione scolastica, rischi per la salute pubblica e degrado. Sociale, prima che urbano. Si comincia fumando crack, si cade accumulando debiti, ci si rialza con lavoretti veloci, di mano o di bocca, tra le auto parcheggiate. Ancora Biundo racconta che «succede a qualsiasi ora, da vicolo Trugliari ormai non passo più: c’è sempre qualcuno che fa sesso e se fossero coppiette sceglierebbero posti meno squallidi. Spesso sono ragazzini e ragazzine con i sessantenni del posto».

Ed eccoli, eccole, a un metro dall’itinerario Unesco, alla Stazione Centrale, nascosti nel mercato coperto di piazza del Carmine, tra i cespugli di piazza della Vittoria. Sesso, droga e poi TikTok come niente fosse. Non è questione di amoralità, ma di necessità. Lorenzo Capretta, ex tossicodipendente oggi counselor di Our Voice, realtà che da tre anni lavora sul tema delle tossicodipendenze in città, spiega che «il corpo diventa merce quando si resta senza contanti e l’astinenza dalla sostanza si fa violenta. Può capitare a chiunque. Sono gli stessi spacciatori a offrire varie opzioni: nel ventaglio anche lo spaccio o il furtarello».

Per alcuni è più facile pensare a una rapida fellatio. «Lo spacciatore stesso a volte inizia come consumatore insolvente. Ad arricchirsi ovviamente è la mafia, che sfrutta le fragilità di cui è essa stessa, volontariamente, causa». È marketing: creare un problema per venderne la soluzione. «Non si può più guardare al tema del crack con miopia, va compresa l’esistenza di un ingranaggio che impatta su più fronti». Chi molla la scuola lo fa per questo.

E infatti l’istituto Nuccio-Verga, in piazza Casa Professa, per molti ragazzini è solo un altro posto deserto in cui appartarsi. Lo scorso anno, solo a Palermo, hanno abbandonato le superiori oltre 5 mila giovani. Nel frattempo l’istituto Superiore di Sanità denuncia l’impennata di malattie sessualmente trasmissibili tra gli under 25: stabili per oltre un decennio, a partire dal 2005 i casi per anno sono aumentati del 37,4% e, nel 2023 in Sicilia, sono stati registrati rialzi nelle diagnosi di sifilide tra il 50 e il 100% rispetto al 2021.

Il cerchio si chiude con i «4mila tossicodipendenti censiti in città, stando ai dati del Servizio per le tossicodipendenze (Sert), ma contando il sommerso immaginiamo il doppio di questa cifra». A parlare è Nino Rocca, operatore sociale con quarant’anni di attività alle spalle. L’anno scorso è riuscito a fare arrestare, per salvarla, una ragazzina: «Per lei era normale fare sesso orale in cambio di pochi euro, andava con persone anziane tra i vicoli. Era violenta in casa e si è potuto agire, diversamente se denuncio quattordicenni che dormono per strada mi rispondono che sono libere di farlo».

Come quella ragazzina della buona borghesia che in primavera dormiva di fronte all’Ars: «Me l’ha affidata la madre: è soggiogata da un tipo chiamato Giovino, irretisce molte giovani che non riescono a sganciarsi da lui né a disintossicarsi. Si rassegnano e iniziano a incontrare uomini», dice Rocca. Non si sa se i danni di questo sistema siano più grave per chi nasce altrove e possiede esperienze familiari diverse, sottovalutando i rischi dell’assuefazione e i percorsi verso il buio che può aprire. Dall’altro lato, loro coetanei, sono la «nuova generazione di mafiosi, feroci e spregiudicati che ne fanno carne da macello», sottolinea Rocca.

La Repubblica Palermo, 17/8/2024

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