mercoledì, agosto 07, 2024

IL MARTIRIO DI FILIPPO INTILI: SEME DI SPERANZA

L’intervento del frate domenicano Giovanni Calcara

Padre GIOVANNI CALCARA domenicano

Ci ritroviamo ancora una volta per ricordare un uomo, una vittima della mafia, un padre di famiglia che ha fatto della sua umile vita di lavoratore un segno di speranza. Perché solo “se il seme muore porta frutto”, altrimenti rimane solo e non produce nulla.

Innanzitutto mi piace ricordare, come solo da un decennio il ricordo del delitto mafioso di Filippo Intili, segretario della Camera del Lavoro di Caccamo (Pa), ucciso a 51 anni il 7 agosto 1952) è diventato un appuntamento. Infatti l’indifferenza e l’omertà che hanno oscurato il suo martirio, per decenni ne hanno fatto dimenticare anche la sua stessa esistenza. E l’omertà, come insegnava il cardinale Salvatore Pappalardo “non è un’attitudine cristiana e mafiosi sono anche quelli che con il loro atteggiamento omertoso rendono possibile il perdurare di questo fenomeno delinquenziale”.

Il merito va senz’altro alla Cgil che, oltre a Intili ha consegnato alla memoria civile e democratica di tanti cittadini e di intere comunità locali, l’esempio di numerosi sindacalisti uccisi Dalla mafia, nella difesa dei diritti dei contadini, soprattutto per l’applicazione della riforma Gullo che prevedeva il 60% del raccolto per i lavoratori e il 40% ai proprietari. Mentre bisogna riconoscere che, non tutte le Amministrazioni comunali che si sono succedute, si sono impegnate in maniera convinta con lo stesso impegno.

“Il lavoro che manca e precario è una grave ferita alla dignità della persona. La precarietà è come le sabbie mobili. Illegalità e intelligenza artificiale sono minacce in agguato, la mancanza di sicurezza è scandalosa, perché compromette progetti e scelte di vita. Bisogna sconfiggere la precarietà, l’insicurezza e la mercificazione, perché il lavoro produca fiducia e speranza. Quello che ti dà dignità è guadagnare il pane, e se noi non diamo alla nostra gente, agli uomini e alle donne, la capacità di guadagnare il pane, questa è un’ingiustizia sociale”.  Sono solo alcuni temi di stringente attualità espressione del pensiero di papa Francesco che, il più delle volte sono condivisi sia da politici che da tutti i sindacati a livello di principi, ma che poi difficilmente trovano risposte adeguate da parte politica o delle varie espressioni del mondo imprenditoriale. E nessuno può venir meno alla propria responsabilità, quindi anche dei consumatori. Perché se compri un prodotto a basso costo, bisogna sapere che dietro c’è il lavoro nero e poi la bassa qualità del prodotto stesso.

Nessuno può reclamare o desiderare di mettere la propria bandierina sulla memoria o peggio sul sangue delle vittime di tanti delitti mafiosi, l’impegno semmai deve essere nel ricercare tutti quei punti in comune e condivisi tra Società civile/politica e Comunità Ecclesiale, tra giovani e anziani, lavoratori e disoccupati, scuola e social perché il nostro agire sia credibile e produca speranza nell’impegno di ciascuno che, possa diventare quel “noi”, quel volto nuova della Società e della persona che tutti desideriamo.

Da parte mia, riconosco come ci siano tante resistenze all’interno delle Comunità Ecclesiali, sia da parte della gerarchia come da gruppi più o meno numerosi, che non accettano che temi come l’inclusività, lo ius loci, la corruzione nella Cosa pubblica, la purificazione della religiosità popolare, l’omofobia, il razzismo entrino di diritto nella prassi pastorale ma, sono considerati come delle concessioni dovute alle benevolenza di questo o quel vescovo a parlarne ma con la dovuta cautela e prudenza.

Avere ottenuto per Filippo Intili una lapide per i suoi resti mortali, una stele, una strada non esauriscono il nostro impegno. Cambiare la mentalità lo sappiamo non è facile, come il fare in modo che i giovani sentano parlare di lui, come di Geraci non solo dagli insegnanti a scuola, ma soprattutto dai loro genitori.

Solo allora, il sangue come la sofferenza di Filippo Intili, o di Mico Geraci non saranno stati versati invano, ma saranno quella sorgente sempre viva che genera vita e bellezza, futuro e speranza.

 

Padre Giovanni Calcara, domenicano

Nessun commento: