martedì, agosto 13, 2024

BANGLADESH. La battaglia di Yunus per la democrazia

Muhammad Yunus

DI GIOVANNA MELANDRI

Giovedì Muhammad Yunus, premio Nobel per la Pace nel 2006, ha giurato come nuovo capo del governo ad interim del Bangladesh. Yunus, il “banchiere dei poveri” fondatore della Grameen Bank che ha riscattato milioni di persone nel Paese, è stato nominato dopo la destituzione dell’ex primo Ministro Sheikh Hasina, fuggita in India a causa delle proteste avviate dal movimento studentesco contro il suo regime oppressivo che si è diffuso in tutto il paese. 

Da paladina della democrazia, Hasina si è presto trasformata in una leader autoritaria e repressiva. Risultano 2380 oppositori scomparsi nel nulla in 16 anni, e solo negli ultimi giorni si parla di circa 500 morti e quasi 2800 feriti accertati. È possibile che siano molti di più. Yunus dovrà traghettare il Bangladesh verso nuove elezioni.

L’inventore del microcredito è ora alle prese con un vero e proprio grande laboratorio politico, sociale ed economico. Se riesce quest’esperimento, il mondo guarderà ad un nuovo modello di democrazia politica ed economica. E Yunus potrà mettere in pratica i principi di inclusione che gli hanno valso il premio Nobel. Questa vicenda ha dimensioni simboliche potentissime. Ne vedo almeno tre di portata internazionale. La prima: una donna, Sheikh Hasina ha mandato in rovina il Paese soprattutto opprimendo altre donne (a partire dalla sua rivale politica Kalehda Zia che ha incarcerato nel 2016). Yunus aveva puntato su di loro anche nel fondare la Grameen Bank, la “banca dei poveri” grazie alla quale si è aggiudicato il Nobel. Banca che Hasina non ha esitato a commissariare tre anni fa. Troppo incontrollabile. I piccoli prestiti erogati nelle zone rurali avevano contribuito infatti a far uscire milioni di persone dalla povertà. 
Microcrediti a più di nove milioni di “microimprenditori”. Ed è stato bellissimo vedere questa trasformazione passare in grande parte attraverso l’attività, la creatività e la capacità delle donne. 
Un’intuizione geniale: fiducia alle donne. Il gesto violento di Hasina di perseguitare Yunus e di commissariare la Grameen bank ha di fatto impedito a tante di loro, piccole imprenditrici, di avere accesso al credito. Se ve ne fosse ancora bisogno un’ennesima prova che non basta essere una donna leader per esercitare il potere per le altre in una logica inclusiva e di estensione dei diritti. Ora la speranza di tutti è che Grameen Bank ritrovi lo scopo per cui era nata con le destinatarie del prestito che diventavano anche azioniste in un board tutto al femminile. Seconda dimensione simbolica: il Bangladesh è un Paese di oltre 170 milioni di abitanti, di cui il 62% sotto i 30 anni. Ed è stata proprio questa popolazione giovanissima a battersi per il diritto di emanciparsi attraverso la cultura e la conoscenza e per l’accesso all’educazione, all’istruzione e alla formazione che superasse qualsiasi forma di barriera dinastica, religiosa o economica. Una meraviglia: una generazione che da valore allo studio e ora si affida ad un uomo saggio per la transizione costituzionale; che realisticamente potrebbe essere ben piu lunga dei 90 giorni previsti per arrivare a elezioni libere. Yunus eredita un Paese nel caos e dovrà rimettere in piedi tutti gli attori costituzionali. Il sistema giudiziario è collassato. I giudici nominati dalla prima ministra fuggiti all’estero. Gran parte dei vertici militari sostituiti. È un momento delicatissimo di grande fibrillazione, entusiasmo e di necessaria riconciliazione nazionale. Ma i giovani sembrano aver vinto. 
Infine una terza dimensione simbolica e politica: Yunus è l’ispiratore di un altro modello economico, di un altro capitalismo possibile. Fa leva sullo spirito imprenditoriale dei più poveri, sullo spirito di autoimprenditorialità soprattutto delle donne, contro qualsiasi forma di dipendenza e/o assistenzialismo. E lo fa in un momento in cui democrature, regimi autoritari travestiti da democrazie, e turbocapitalismo finanziario sembrano non lasciare spazio all’altro “capitalismo possibile”, fondato su uno spirito imprenditoriale sano e inclusivo volto alla cogenerazione di valore economico e sociale che riduce le diseguaglianze rafforzando i ceti medi. Il Bangladesh diventa così un laboratorio di futuro; che ha bisogno di sostegno internazionale. Ed è ora che il governo italiano se ne accorga. È ora che l’Italia batta un colpo, perché mentre molti governi hanno accolto e preso posizione sulla nuova leadership in Bangladesh, ancora non si sente una parola dal governo italiano. La premier Meloni aveva ricevuto con tutti gli onori Sheikh Hasina lo scorso anno. Oggi il governo riconosca la legittimità di Yunus, la cui strada sarà lunga e difficile. Perché la sua non è solo una battaglia per il Bangladesh ma lo è per tutti coloro che lavorano per rafforzare le forme dell’inclusione sociale e della democrazia. 
La Repubblica, 12 agosto 2024

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