Nicola Boccadutri (scomparso nei giorni scorsi) è stato un protagonista della sinistra nissena e siciliana, nonché figlio di una leggenda come Calogero Boccadutri, nome di battaglia “Luzio”, partigiano e co-fondatore della cellula clandestina del Partito Comunista di Caltanissetta, ai tempi del fascismo.
Già presidente delle sezioni nissene di ANPI e Auser, nonché dirigente locale della CGIL, Boccadutri ebbe anche una lunga militanza nei partiti della sinistra. Contrario alla svolta della Bolognina e allo scioglimento del PCI, aveva aderito a Rifondazione Comunista, ma poi aveva imboccato altre strade, dai DS al PD, rimanendo però in buoni rapporti con i compagni delle precedenti esperienze politiche.
Calogero Boccadutri con Leonardo Sciascia
Insieme al fratello Franco, Nicola Boccadutri si era battuto per tenere viva la memoria del padre Calogero e gli insegnamenti della Resistenza siciliana, tramandandoli alle nuove generazioni.
Calogero Boccadutri, nome di battaglia “Luzio”, fu un protagonista della Resistenza siciliana e dei comunisti siciliani. Durante i 7 anni di prigionia fascista, conobbe Umberto Terracini, uno dei padri Costituenti.
Un altro sodalizio importante fu con il professore Gino Cortese, il comandante partigiano protagonista della Liberazione di Parma, nonché parlamentare comunista e preside della facoltà di Lettere di Palermo.
Nicola Boccadutri raccontava così l’esperienza di suo padre: “Ti esorto all’impegno” scriveva Luziu il 26/10/1942, a Luigi Cortese “Ilio” a Parma. Calogero Boccadutri, nome di battaglia “Luziu”, in carcere fu allievo di Umberto Terracini che ne fece il militante perfetto. Uscito dal carcere doveva andare in Spagna nelle Brigate internazionali, parlava e scriveva correttamente sia lo spagnolo che il francese, il centro interno del partito lo fece restare in Sicilia a coordinare le cellule clandestine Siciliane…”
Calogero Boccadutri era originario di Favara, in provincia di Agrigento. Terracini lo definì “un comunista attento, sobrio e disciplinato”. Uscito dal carcere, nel 1931 animò con Salvatore “Totò” Di Benedetto le prime cellule comuniste nella provincia di Agrigento.
Nel 1932 “Luzio” fu spedito a Caltanissetta per fondare le prime cellule clandestine del Partito Comunista. Nel capoluogo nisseno, Calogero Boccadutri legò subito con Pompeo Colajanni, il leggendario “Comandante Barbato” protagonista della Liberazione di Torino. Tra gli altri protagonisti della Resistenza e della cultura amici di “Luzio”, vi furono lo scrittore Leonardo Sciascia, il futuro Procuratore della Repubblica di Palermo Gaetano Costa (valoroso magistrato ucciso il 6 agosto del 1980 nel capoluogo siciliano), la nobildonna Rita Bartoli Costa (moglie del procuratore assassinato e futura parlamentare comunista) e altri personaggi in vista, come, ad esempio, Nicola Piave e Guido Faletra.
Nel mese di Giugno del 1943, Calogero Boccadutri incontrò lo scrittore Elio Vittorini con cui instaurò un’amicizia ricordata sempre con emozione dall’autore di “Conversazione in Sicilia”.
Dopo lo sbarco degli Alleati, “Luzio” propose Salvatore Amico, artigiano comunista, come sindaco di Favara e poi si batté contro la sua destituzione ad opera degli Usa. Per questo motivo dopo 7 anni di prigionia fascista, sperimentò anche la prigionia “democratica”, essendo arrestato proprio dai soldati americani durante la manifestazione a favore del sindaco di Favara.
Un episodio raccontato anche dall’Anpi Sicilia: “Quando gli americani, con un pretesto, destituirono il Sindaco Amico, organizzò insieme ai compagni una manifestazione così imponente e determinata da costringere il comando americano a riconsegnare il governo del paese nelle mani del Sindaco Amico. Rientrato a Caltanissetta dopo qualche’ giorno, viene arrestato dagli americani e portato prima ad Agrigento e poi a Palermo all’Ucciardone”.
Pietro Scaglione
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