sabato, luglio 20, 2024

Totò Riina, ritrovata nel carcere di Turi la pagella di terza elementare: «Nove in educazione morale e civica, 7 in italiano»

La pagella di Riina. Nel riquadro, le foto del boss
al momento del suo ingresso nel carcere di Tur
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di  Rosarianna Romano

Negli archivi del penitenziario (lo stesso di Gramsci) i risultati scolastici del futuro boss di Cosa Nostra, all'epoca 22enne. La scoperta dello studioso Stefano De Carolis: «Il maestro si rivolgeva a lui con tono reverenziale»

Sette in lingua italiana e in storia e geografia. Otto in aritmetica e in disegno. Nove in “educazione morale e civica”. Questi alcuni dei voti del 22enne Totò Riina, futuro capo di Cosa Nostra nato nel 1930 a Corleone (e morto nel 2017 a Parma), sulla pagella della terza elementare guadagnata sui banchi del carcere di Turi, nel 1952. Matricola: 0671. A riportarla alla luce è stato Stefano De Carolis, giornalista, specializzato nella tutela e salvaguardia del patrimonio culturale nazionale presso il Ministero dei beni e delle attività culturali. 

Un ritrovamento avvenuto per caso, mentre De Carolis faceva ricerca negli archivi di stato per la pubblicazione dei suoi due volumi, «Con un piede nella fossa. 1861-1914: cronache di malavita barese» (LB edizioni), del 2018, e «L'infame legge. Storia della camorra in Puglia», pubblicato lo scorso anno da Giazira scritture.

Un «ritrovamento inaspettato»

«È stato un ritrovamento inaspettato – racconta -. Stavo organizzando un incontro dal titolo “Mafia Nostra. Le mafie in terra di Bari”. Mi sono imbattuto una settimana fa in una vecchia pubblicazione del 1993, “Totò Riina. La sua storia”, un saggio scritto da Pino Buongiorno. Con stupore ho appreso che il 14 marzo del 1952, il 22enne Riina, dopo una breve permanenza nel Carcere di Casal Monferrato, arrivò al carcere di Turi, dove frequentò la terza elementare. Aveva commesso un omicidio a Corleone. Nel libro si faceva riferimento alla pagella, ma senza riportare la fotografia. Così ho preso contatti con il carcere di Turi e ho recuperato questo foglio, che ho presentato al pubblico in occasione dell’incontro, insieme a un altro documento importante, il pizzino di camorra più antico al mondo, un fazzoletto di cotone scritto nel 1901 nelle carceri di Bari dal capo camorrista barese Mauro Savino».


Nel carcere di Gramsci imparò a scrivere e contare

«Sono un quinta elementare», disse Riina nel 1993, durante il processo davanti alla Corte d’Assise di Palermo. E, invece, Totò “u curtu” (soprannominato così per la sua statura) non terminò la quarta elementare, perché il 21 giugno 1954 fu trasferito a Termini Imerese. Ma fu dietro le sbarre del carcere di Turi, istituto penitenziario che ha ospitato anche figure nobili come Antonio Gramsci, che, entrato analfabeta, imparò a scrivere e far di conto. «Il voto che colpisce di più è quel “nove” in educazione morale e civica. Si intuisce, anche dal giudizio riportato, che il maestro aveva un tono reverenziale e intimorito nei confronti di Riina, che già si definiva come futuro boss, e di tutta la sua classe, formata da undici alunni, con la quale dice di aver stipulato una “concordia”, una sorta di accordo. Una classe formata tutta da malavitosi siciliani e calabresi. Chi erano i compagni di Totò Riina? Sto già portando avanti un approfondimento per saperne di più». 

Lo scoop del sindaco

La pagella di Riina era stata in realtà rintracciata 31 anni fa dal giornalista Giuseppe De Tomaso, ex direttore della Gazzetta del Mezzogiorno e attuale sindaco di Turi. Lo conferma lo stesso De Carolis. «Parlando con l’attuale sindaco di Turi, ho scoperto che il 18 luglio 1993, esattamente 31 anni prima di questo incontro pubblico, lo stesso De Tomaso aveva scritto un articolo su Riina scolaro, pubblicando la foto di quella pagella. Proprio la Gazzetta del Mezzogiorno è stata la fonte del libro di Buongiorno che ho trovato nel corso delle mie ricerche. Poi nessuno ne ha più parlato. Ed ora eccola qui, presentata al pubblico nel corso dell’incontro del 18 luglio».

Corriere.it, 20 luglio 2024

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