giovedì, luglio 04, 2024

LA RICERCA DELL’ARCHITETTO RAFFAELE SAVARESE. “L’Isola delle Femmine appartiene alla Regione, l’ho scoperto negli archivi”


di Mario Pintagro

Di chi è l’Isola delle Femmine? Il quesito è d’obbligo, proprio mentre la Procura della Repubblica sta valutando la posizione degli 80 partecipanti alla festa nella riserva naturale svoltasi nei giorni scorsi con tanto di dee-jay. Ai partecipanti è contestato il reato di aver preso parte allo svolgimento di un’attività pubblicitaria non autorizzata dall’ente gestore della riserva, che è la Lipu. 

Ma l’isola è davvero della marchesa Paola Pilo Bacci, che già qualche anno fa ha provato a metterla in vendita? L’architetto Raffaele Savarese, presidente del circolo culturale L’Istrice, che alla storia dell’inospitale isolotto esteso 15 ettari ha dedicato un approfondito studio, mette in dubbio il titolo di proprietà. Savarese, noto per le sue coraggiose ricostruzioni di monumenti diruti, dalla chiesa di San Ciro al palazzo Bonagìa in via Alloro, ha svolto una lunga ricerca fra archivio di Stato ed altre fonti archivistiche.

La sua ricerca comincia dall’atto di donazione in periodo normanno da parte di re Guglielmo II alla chiesa di Monreale. A quel tempo esisteva una tonnara poco produttiva che fu donata nel quadro di un grandioso piano militare elaborato dal monarca per la difesa della capitale. « Palermo – scrive Savarese - andava protetta siadagli attacchi provenienti dall’entroterra musulmano, sia dagli attacchi marini provenienti dalle potenze marinare europee. Attacchi di “ pirati” prevalentemente genovesi, catalani angioini. La pirateria del nordAfrica, invece, era controllata dalla flotta siciliana e dal “ protettorato” imposto a quelle popolazioni». Ma i documenti del tempo – secondo la trascrizione operata dallo studioso Garufi nel 1902, poi ripresa nel 2020 da Giulia Sommariva – non assegnavano esplicitamente la proprietà dell’isola alla chiesa di Monreale. I benedettini dal canto loro curarono lo stesso la tonnara, che veniva calata a sud est dell’isola, sino al XVI secolo, quando questa passò nelle mani dei Bologna, conti di Capaci. Nel momento di grande trasformazione agraria delle coste dovuta alla creazione dei trappeti per la produzione di zucchero, si avvertì l’esigenza di proteggere gli insediamenti produttivi dagli assalti dei corsari. Ed anche l’isola venne dotata di una torre quadrango-lare, forse realizzata su progetto di Camillo Camilliani o Tiburzio Spannocchi. Fu la Deputazione del regno ad occuparsi della costruzione e lo fece senza entrare in possesso dell’isola, né si presentarono proprietari come sarebbe stato obbligatorio secondo la prassi. E fu la stessa Deputazione a gestire la torre per più di trecento anni, direttamente oppure per affidamento alla città di Palermo o al conte di Capaci, preoccupandosi anche delle munizioni, dell’armamento e della guardianìa. « Il conte di Capaci – scrive Savarese - è Soprintendente quando tra il 1813 e il 1814 tutte le torri passano al Ramo di Guerra e Marina. Successivamente nel 1835 la torre viene disarmata e abbandonata. Nel 1811 Pilo conte diCapace dichiara olograficamente di possedere la tonnara e che le attrezzature, cioè i magazzini e la casina, sono in fase di crollo, ma non l’isola. Sino agli anni 20 dell’ 800 la torre dell’isolotto è sempre in esercizio per la difesa della costa. Successivamente, dopo il progetto fallito di trasformarla in torre telegrafica, viene abbandonata. I contadini dei dintorni progressivamente divenuti marinai capiscono la possibilità del pascolo stagionale per capre e pecore e progressivamente la occupano. Ciò, secondo la studiosa Sommariva suscita l’interesse economico degli eredi del conte di Capace. Il quale chiederà, successivamente, un pagamento per lo sfruttamento del pascolo. Nel 1835, anno della smobilitazione delle attrezzature, la torre è nel pieno possesso del governo borbonico. Dalle ricerche ad oggi effettuate nei fondi di Asp, non risulta sia stata fatta alcuna vendita dell’isolotto da parte dello Stato borbonico o italiano. Poiché il diritto di usucapione non sembra possa essere applicato e, comunque, non lo è stato, la proprietà del bene rimane all’unico proprietario giuridicamente conosciuto: Guglielmo II, re di Sicilia e per esso la “ Regione Siciliana”. 
La Repubblica Palermo, 4/7/2024

Nessun commento: