“Lo sfarzo e il chiasso rendono insopportabile la celebrazione
I missionari comboniani contro «lo scandalo» del 400° Festino di Santa Rosalia. «È giunta la programmazione del festino giubilare di Santa Rosalia — si legge in una nota inoltrata dai missionari comboniani della parrocchia di Santa Lucia al Borgo Vecchio — Vuole essere il festino della speranza, perché la speranza siamo noi. Non ci ispirano speranza quanti hanno partecipato alla presentazione dell’evento. Ci accorgiamo che manca proprio lei, la Santuzza, la grande assente. Si parlerà di lei, forse lei stessa si chiederà: “Ma quale Rosalia stanno celebrando?” L’evento sarà una grande apoteosi, un successo fenomenale. Fuochi pirotecnici, due carri, corteo-spettacolo itinerante, momenti di intrattenimento, manifestazioni di folclore, balletti e esibizioni di corale».
«Vogliamo bene alla “Santuzza” per la sua scelta di vita eremita, rivolta all’essenziale — prosegue la nota — Nel santuario di Monte Pellegrino è coricata in una posizione di ascolto, con lo sguardo rivolto verso l’alto. Ci invita a scegliere una vita che parta dalla radicalità del Vangelo, anche se facciamo molta fatica. Tutto questo sfarzo, questo chiasso, questa teatralità rende indigesto il festino (...). Il festino produce uno scandalo contrario a quello richiesto ai credenti da Papa Francesco, cioè di una fede che si china sui deboli, i fragili, gli invisibili alla società, che continuano a rimanere esclusi dalla convivialità escludente dello stesso festino (...). L’ostentazione religiosa di questi giorni, la retorica degli interventi di circostanza non alimenterà la sete di trascendenza, di spiritualità di chi ha smarrito il senso della propria vita e va alla ricerca di una fonte che zampilla acqua cristallina».
«Il connubio con la società civile, le varie forze politiche, militari, l’appoggio delle religioni sarebbe stato l’occasione per fare del patrimonio immobiliare della diocesi di Palermo, donato nel nome della Santuzza, l’occasione ideale per compiere gesti concreti di attenzione ai bisogni primari dei più poveri, dei senza fissa dimora, delle famiglie di migranti che vivono accatastati in ambienti lugubri, privi di un minimo di privacy. In fondo tutto è stato ricevuto gratuitamente. Se fosse stato così il giubileo rosaliano, allora sì che la fede sarebbe stata un vero scandalo per la città di Palermo, per quanti continuano a rimanere scandalizzati per le nostre ipocrisie».
La Repubblica, 13/7/24
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