venerdì, luglio 26, 2024

I DIRITTI. Stop lavoro al caldo, ma non per tutti. Categorie escluse e tutele trascurate


Saltato il protocollo sullo stress termico, ordinanza della Regione solo per edili e agricoltori. Un numero telefonico della Cgil per segnalare le inadempienze

di Alessia Candito

Qualcuno ha iniziato a fermarsi, molti provano a dribblare le prescrizioni, in tutta l’Isola non c’è nessuno, se non il sindacato, che controlli. A una settimana dall’emanazione dell’ordinanza del governatore Renato Schifani sullo stress termico, lo stop al lavoro dalle 12 alle 16.30 in caso di temperature superiori ai 35 gradi percepiti sembra essere più una possibilità che una prescrizione. 


Vale solo per campi e cantieri e poco o nulla ha a che vedere con il protocollo, fatto naufragare dalla diserzione di produttori e imprese, che estendeva il medesimo tipo di tutela a addetti della logistica, dei trasporti, marittimi, balneari, metalmeccanici, lavoratori atipici come i rider, o i tanti “schiavi” del turismo. «In teoria - spiega Francesco Lucchesi, che per la segreteria regionale della Cgil ha seguito la questione - la stessa ordinanza dà atto di una discussione ancora in corso, ma la prossima riunione del Tavolo salute e sicurezza sarà a settembre». 
Traduzione, fatta eccezione per edili e braccianti, migliaia di lavoratori, obbligati a lavorare sotto il sole e con temperature proibitive, per l’ennesimo anno non avranno alcuno strumento di tutela. Ma in realtà, spiegano sempre dalla Cgil, sebbene qualche timido segnale incoraggiante ci sia, l’applicazione dell’ordinanza è a macchia di leopardo. «I dati certi - spiega Lucchesi - li avremo solo a settembre. Sulla base delle richieste di cig per caldo, potremo capire se abbia funzionato o meno. L’impressione è che le aziende più grandi, dove c’è una presenza sindacale iniziano lentamente ad aderire, la media, piccola e piccolissima impresa è una giungla». E torna al pettine il nodo dei controlli impossibili in Sicilia. Il protocollo che avrebbe permesso di rafforzare gli sparuti ranghi degli uffici regionali con ispettori dell’Inl nazionale langue nei cassetti dell’assessorato, «magari lo stesso in cui è finito quello sullo stress termico», poco possono fare i rinforzi mandati da Roma con l’ultimo decreto lavoro e delle promesse assunzioni non c’è traccia. 
É il sindacato a provare a colmare le lacune. «Abbiamo messo a disposizione un numero di telefono per segnalare violazioni dell’ordinanza sullo stress termico » . Si chiama ‘ REstate in allerta’ parte oggi a Catania, la prossima settimana verrà presentato a Messina. « Una volta ricevuta la chiamata, contattiamo l’azienda, invitandola a rispettare le prescrizioni. Se troviamo un muro, avvertiamo le forze dell’ordine», spiega il segretario regionale della Fillea, Giovanni Pistorio. A Catania già un paio di volte è successo. « Nei cantieri pubblici sembra esserci più attenzione - spiega Piero Ceraulo, che guida la Fillea a Palermo - il primo giorno i venti presenti in Università si sono fermati». Ma non possono essere certo presidiati tutti i giorni e in città ormai non c’è strada in cui non ci sia un ponteggio. «Al sindaco Lagalla chiediamo che anche la municipale sia coinvolta ne i controlli». 
Situazione non dissimile in agricolura. La Flai - ricorda il segretario siciliano Tonino Russo - si era mossa per tempo. Ancor prima che il governatore Schifani firmasse l’ordinanza, a produttori e imprenditori aveva inviato note invitandoli alla rimodulazione dell’orario di lavoro o a chiedere la cig per stress termico. Ma fra le carte e la realtà, spesso c’è un abisso. « I grandi consorzi sono formati da diverse aziende. Magari in quelle più note o visibili, la sospensione c’è - riferisce SalvatoreTerranova, segretario Flai di Ragusa- in quelle più nascoste no » . E lo stesso vale per le medie, piccole e piccolissime, sparpagliate sul territorio. «Proprio oggi (ieri ndr) si sono rivolti a noi due braccianti licenziati perché si erano rifiutati di lavorare nelle ore in cui è previsto lo stop. Se le imprese sanno che è tecnicamente quasi impossibile - osserva - l’ispezione non è più un deterrente». 
E crescono gli abusi. Come nel distretto industriale del siracusano, dove un’azienda metalmeccanica esclusa fra quelle tenute a farlo secondo l’ordinanza- sì si è fermata, ma scaricando lo stop su ferie e permessi degli operai. Adesso il sindacato è sul piede di guerra. Ancora più complicata è la situazione dei lavoratori del turismo, dove anche la sindacalizzazione viene scoraggiata. «Alcuni non sanno neanche quali siano i loro diritti», spiega il segretario di Filcams Palermo Peppe Aiello, ieri in via Maqueda per la campagna “ Mettiamo il turismo sottosopra”. « Il protocollo sarebbe stato importante, ma il problema restano i controlli. Facciamo segnalazioni continue, ma a Palermo stanno trattando ancora quelle del 2019». 

La Repubblica Palermo, 26/7/2024

Nessun commento: