mercoledì, luglio 31, 2024

Autonomia, raggiunte le 500 mila firme per il referendum in dieci giorni. Esultano i promotori: “Adesioni anche da elettori del centrodestra”

Un banchetto della raccolta firme per il referendum contro l'Autonomia a Napoli

di Matteo Pucciarelli 

La raccolta avviata nei banchetti organizzati dai partiti (Pd, M5S, Avs, +Europa, Rifondazione, Italia viva, Psi), da Cgil, Anpi, Arci, Legambiente, Wwf, Acli, Libera e sul portale ministeriale. La mobilitazione non si ferma, obiettivo: un milione di firme per settembre

Non è ancora ufficiale, ma è questione di ore per l’annuncio: sono state raggiunte le 500 mila firme necessarie per indire il referendum sull’autonomia differenziata. Una cifra a cui si è arrivati in soli dieci giorni dall’avvio della campagna, un risultato che è andato al di là delle più rosee aspettative degli organizzatori. La raccolta è mista, sia attraverso i banchetti fisici organizzati dai partiti (Pd, M5S, Avs, +Europa, Rifondazione, Italia viva, Psi) che dai corpi sociali, come Cgil, Uil, Anpi, Arci, Legambiente, Wwf, Acli, Libera; e sia sul portale ministerialedove basta un accesso certificato — ad esempio con la Spid — per aderire.

“Contro l’autonomia differenziata. Una firma per l’Italia unita, libera, giusta”, è il titolo esatto dalla mobilitazione. La descrizione dell’iniziativa per cancellare la legge Calderoli che i cittadini siglano in calce recita: «Nel proporre differenti livelli di autonomia tra le Regioni a statuto ordinario, divide l’Italia e danneggia sia il sud che il nord, impoverisce il lavoro, compromette le politiche ambientali, colpisce l’istruzione e la sanità pubblica, smantella il welfare universalistico, penalizza i comuni e le aree interne, aumenta la burocrazia e complica la vita alle imprese, frena lo sviluppo. Per tali ragioni l’abrogazione della legge si rende necessaria ed è a difesa dell’unità del Paese».

Sul web si è partiti il 26 luglio e il contatore segna quasi 360 mila adesioni, più del 70 per cento del quorum. L’altro 30 è ormai cosa fatta: dal via alla raccolta il 20 e 21 luglio la Cgil dalla sua ha conteggiato circa 100 mila firme su carta. Alle quali vanno aggiunte quelle delle forze politiche. In via del Nazareno, sede del Pd, spiegano che «il conto è ancora approssimativo ma parliamo di diverse decine di migliaia». Il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni (Alleanza verdi sinistra) spiega che «nella stragrande maggioranza dei posti i banchetti sono organizzati collettivamente dai comitati, siamo davvero vicini a raggiungere il primo obiettivo».

Da Anpi raccontano che le quasi 400 frequentatissime pastasciutte antifasciste — organizzate a nord come a sud lo scorso 25 luglio — avevano tutte il gazebo per la raccolta, «e le foto ci raccontano di file ovunque, senza distinzione territoriale — dice Gianfranco Pagliarulo, presidente dell’associazione partigiani — e va anche rilevato che firmano tante persone il cui orientamento politico non è solo quello dell’opposizione. Ciò conferma che la legge sull’autonomia differenziata è vissuta trasversalmente come un danno per tutti i cittadini».

Dopodiché l’obiettivo dei promotori non è quello di fermarsi al mezzo milione necessario ma arrivare ad un milione di firme per settembre. Il segretario della Cgil Maurizio Landini, oggi a Roma per un presidio sindacale della funzione pubblica, confermava come i numeri attuali «vogliano dire che siamo sulla strada giusta, raccoglieremo anche un numero di firme superiore a quelle che servono. Proprio per dare il senso che quella è una legge sbagliata, che va cancellata e che non è quello di cui ha bisogno questo Paese: bisogna unire e non dividere, a partire dagli stessi contratti nazionali». Si potrebbe pensare che il referendum interessi solo il sud. Per provare a mappare le firme (per età, sesso, professione, provenienza territoriale) servirà ancora del tempo. Luca Stanzione, segretario della Camera del Lavoro di Milano — quella con più iscritti in Italia — domenica scorsa raccoglieva adesioni a un mercato nel centro città. Anche nella città più ricca d’Italia la materia interessa? «Avevamo la fila, ma un po’ ovunque dove ci sistemiamo le persone si avvicinano spontaneamente — dice — Anche al nord si capisce che il pericolo è quello di uno spezzatino in 21 micro-stati e c’è il timore di un isolamento produttivo dei singoli territori. Qui abbiamo già sperimentato ad esempio cosa significa aver creato 21 sistemi sanitari diversi, il mito della sanità lombarda è sfatato, ci sono interi settori di cura senza più presidio, né del pubblico né del privato».

La Repubblica, 31 luglio 2024

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