Nello stesso momento in cui si dedica un francobollo a Giacomo Matteotti, ne viene emesso uno in ricordo di Italo Foschi, fascista della peggior specie, che tra l'altro sostenne la legittimità dell'omicidio del deputato socialista. A denunciare lo scandalo il politico Carlo Giovanardi, che fa parte della Consulta filatelica: «Nessuno aveva chiesto il nostro parere»
Carlo Giovanardi |
Sembra davvero troppo anche per un Governo che ha tra le sue fila esponenti di destra.
«Nell’ ipotesi più benevola», ipotizza Giovanardi, «si è trattato di superficialità. Italo Foschi è stato l’artefice della nascita della squadra di calcio della Roma, nata dalla fusione di altre due squadre e come tale è ricordato nel sito della A.S. Roma. Deve essere arrivata una richiesta in tal senso e nessuno si è dato la briga di approfondire la sua biografia. Nell’ ipotesi più malevola invece è stato un tentativo di controbilanciare la commemorazione di un eroe antifascista come Matteotti. Io sono un democristiano e come tale credo in certi valori come l’antifascismo e in generale la condanna di ogni tipo di totalitarismo, in primis quelli che in nome del comunismo hanno compiuto nefandezze ed eccidi, e per esempio vorrei che il nome di Tito fosse rimosso da piazze e vie italiane. Nel caso del francobollo si tratta di un caso ancora più grave, perché i francobolli fanno il giro del mondo e dovrebbero, anche secondo le linee guida, essere intitolati a personaggi defunti e in cui la maggior parte degli italiani si senta rappresentato. Ovviamente domani non sarò presente alla cerimonia, ma anche se il francobollo fosse ritirato la frittata è stata ormai fatta; i francobolli fisicamente ci sono, e rischiano di diventare oggetti da collezione di grande valore economico».
E, probabilmente, per qualcuno anche simbolico.
Famiglia Cristiana, 05/6/24
CHI ERA ITALO FOSCHI
Nacque a Corropoli (Teramo) il 7 marzo 1884. Nel 1906 si laureò in giurisprudenza a Roma e nel 1908 entrò alla Corte dei conti come scrivano straordinario avventizio; lasciò la Corte nel 1922, per dedicarsi alla vita politica. Nazionalista della prima ora, nel 1911 seguì l'esempio del padre e si iscrisse all'Associazione nazionalista italiana (ANI), di cui divenne segretario della sezione romana nel 1918 e, dal gennaio al marzo 1923, segretario della federazione laziale. Dopo la fusione dell'ANI col Partito nazionale fascista (marzo 1923) entrò nel fascio di combattimento romano.
Dal dicembre 1923 era entrato a far parte del nuovo direttorio del fascio, ottenendo il più alto numero di preferenze tra gli eletti, e dal febbraio 1924 al dicembre 1926 fu segretario politico del fascio romano.Sempre in quegli anni fu coinvolto in numerose aggressioni contro gli avversari politici del fascismo, fungendo, tramite C. Rossi, da punto di riferimento di B. Mussolini per l'organizzazione di azioni squadriste nella capitale.
Nei mesi seguenti l'omicidio di Matteotti, la sua posizione fu di netto e deciso appoggio al duce e al fascismo. Nell'ottobre 1925 fu espulso dal partito in seguito alle tentate aggressioni contro le sedi di entrambe le massonerie, avvenute il 12 ottobre nella capitale, dopo che il Gran Consiglio del fascismo aveva deciso lo scioglimento delle squadre (5 ott. 1925). L'espulsione durò pochi giorni - venne riammesso in occasione dell'anniversario della marcia su Roma, per ordine di Farinacci - ma nel dicembre del 1926. fu infine costretto ad abbandonare sia la segreteria del fascio romano sia quella della federazione dell'Urbe, a capo della quale era stato nominato il 17 marzo 1926.
Lasciata la carica di segretario federale restò comunque nei ranghi della federazione dell'Urbe; nel 1928 lo troviamo vicepresidente dell'ente sportivo provinciale della federazione; fu anche consigliere della Federazione italiana del gioco del calcio nonchépresidente dell'Associazione sportiva "Roma".Iniziò quindi la carriera di prefetto, che durerà sino al 1943.
Con la caduta del fascismo fu collocato a riposo; aderì, quindi, alla Repubblica sociale italiana, per conto della quale fu a Belluno, come "capo di provincia", dal 24 sett. al 4 nov. 1943. Dopo la Liberazione venne processato per avere partecipato alla Repubblica sociale e quindi assolto. Tornato a Roma, riprese i contatti con l'ambiente sportivo romano. Morì a Roma il 20 marzo 1949, colpito da una paralisi cardiaca, mentre assisteva a una partita di calcio allo stadio.
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