sabato, giugno 01, 2024

NEL 2023 IN SICILIA PIU’ ESTORSIONI E UN RITORNO AL PASSATO

di Giovanni Burgio

In un anno 511 le persone coinvolte

In Sicilia nel 2023 le operazioni antimafia portate a termine da Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza sotto le Direzioni Distrettuali Antimafia sono state 31. Di queste, ben 23 sono state a Palermo e Catania, mentre, tranne Siracusa, tutte le provincie hanno visto colpiti i propri clan.

511 il totale delle persone coinvolte. Più in particolare:

349 in carcere (274 tra Palermo e Catania)

72 ai domiciliari

13 con obbligo di dimora

15 con presentazione alla polizia giudiziaria

11 interdittive a svolgere attività commerciali o imprenditoriali

51 indagati

Se compariamo questi numeri con quelli dei due anni precedenti, notiamo che il trend negativo è notevole:

nel 2021, 1.200;

nel 2022, 863;

nel 2023, 511.

Abbiamo, quindi, per tre anni un totale di poco più di 2.500 persone affiliate o molto vicine ai clan colpite dai provvedimenti restrittivi.


LE ESTORSIONI

Concentrandoci su Palermo e provincia, emerge innanzitutto un fatto di fondamentale importanza: nel 2023, in tutte le indagini condotte sui clan palermitani le estorsioni sono sempre presenti. Di piccola entità o grandi dimensioni, mascherate o evidenti, violente o “leggere”, sono state la prassi costante delle cosche per esercitare il controllo sul territorio. E questa sembra essere l’azione principale a cui si dedicano i boss. C’è ovviamente anche il traffico di droga nella vita delle cosche, ma prima di tutto viene imposta la tassa mafiosa. È la spia di un ritorno al passato, all’esercizio di un’attività che fin dall’origine ha contraddistinto questa associazione criminale. È il segno della crisi delle famiglie mafiose che, colpite continuamente dagli arresti, si chiudono nei propri territori.


IL PASSATO SEMPRE PRESENTE

L’altro elemento che si è riscontrato in più indagini è la ligia osservanza degli affiliati allevecchie regole codificate dell’organizzazione. Nell’operazione che ha colpito la famiglia di Mezzomonreale gli inquirenti parlano addirittura dell’esistenza di un “codice mafioso scritto” a cui fanno riferimento gli adepti di questa cosca. Nella famiglia di Resuttana, in ben due occasioni, le telecamere hanno immortalato il rito del saluto con il “bacio in bocca”. E si va ancora più indietro nel tempo nella retata che ha coinvolto la famiglia del Villaggio Santa Rosalia: in questa zona di Palermo il potere si è trasmesso da padre in figlio.

Si inserisce in questo ambito antropologico quello che si è notato nella provincia, nelle cosche dell’entroterra palermitano. Qui si è potuto cogliere come gli aderenti a Cosa Nostra si pensano e come vogliono essere percepiti dalla società che li circonda. Nell’asse mai spezzato fra Torretta e l’America i boss intendono adottare un comportamento “soft”, delicato, nel riscuotere il pizzo. Ma anche a Villabate la cosca locale non vuole alienarsi le simpatie della popolazione, per cui il pizzo si deve chiedere solo alle grosse aziende, ai grandi fatturati, non ai piccoli esercenti in difficoltà economica. E i furti non possono essere fatti ai danni della povera gente: Io sono per i poveretti dice un boss del paese – I poveretti non li dobbiamo toccare. Lo dico io a chi si deve prendere”.

E continuando ad osservare il comportamento quotidiano di questi boss di provincia, non scompare l’antica mentalità maschilista dei vecchi tempi. Nei mandamenti di Trabia – Caccamo e San Mauro Castelverde un anziano capoclan pretende da moglie e figlia, non solo un menù sempre diverso a pranzo e cena, ma anche che non si affaccino al balcone; nessuno deve vederle senza il suo permesso. Il figlio di questo mafioso, invece, tenta una violenza sessuale nei confronti di una giovane quindicenne.

Antiche regole, tradizionali clichés, comportamenti arcaici, che fanno di Cosa Nostra, senza dubbio un’organizzazione che si aggiorna ed è all’avanguardia nei metodi di arricchimento, ma che in fondo è sempre uguale a sé stessa e adotta sempre i medesimi comportamenti nel corso del tempo.


LA DROGA

In molte operazioni si è registrato il traffico di stupefacenti. Un’attività capillare e gestita meticolosamente su tutto il territorio di competenza dei clan. Cocaina, hashish e marjuana arrivano dalla Calabria e dalla Campania, per essere poi suddivise e smerciate in tutte le zone delle città e delle provincie occidentali. Le varie famiglie collaborano fra loro e i nomi dei trafficanti sono più o meno sempre gli stessi (per esempio i Fascella della Guadagna a Palermo ricorrono quasi sempre nelle inchieste antidroga). Da notare che in alcune inchieste emerge la volontà dei siciliani di riprendere nelle proprie mani l’approvvigionamento delle sostanze stupefacenti: in alcuni casi cercando di agire autonomamente, in altri operando assieme ai calabresi.


I DUE MANDAMENTI DI RESUTTANA, SAN LORENZO-TOMMASO NATALE

Se nel 2022 il mandamento più colpito dalle inchieste è stato quello di Porta Nuova, nel 2023 è stata la parte nord ovest della città a registrare il maggior numero di retate, con ben 3 operazioni e 36 provvedimenti restrittivi. I mandamenti coinvolti sono stati due: Resuttana e San Lorenzo-Tommaso Natale.

In questa parte di Palermo nulla sfugge al controllo dei boss: attività commerciali che devono essere autorizzate all’apertura, forniture di materiali e merce, pagamento del consueto pizzo. Con la rigida ripartizione territoriale che suddivide perfino gli isolati di competenza e i marciapiedi, anche quando si trovano nella stessa strada. In questa imposizione della tassa mafiosa a essere prese di mira sono state in particolare le onoranze funebri e tutto quello che gira attorno “all’affare del morto”. Ma sono state imposte con particolare violenza e vessazione anche le forniture del pesce ai ristoranti delle località marine di Mondello e Sferracavallo.

In questi due mandamenti l’assetto del potere vede a Resuttana assestarsi la figura di Salvatore Genova coadiuvato da Sergio Gennusa; con Giuseppe D’Amore in posizione di rilievo. A Tommaso Natale prevale senza dubbio Michele Micalizzi, un boss legato alle cosche perdenti dell’ultima guerra di mafia.


INTERCETTAZIONI E NUOVE TECNOLOGIE

Non si deve dimenticare, e anzi si deve continuamente sottolineare, l’aiuto fondamentale dato alle indagini dalle intercettazioni telefoniche e dai sempre più sofisticati mezzi tecnologici. Un esempio su tutti: il sistema del “Traffic scanner” posizionato agli imbarchi dello Stretto di Messina ha permesso di scoprire un traffico di droga tra la Calabria e la Sicilia di dieci chili di cocaina al mese del valore di dieci milioni di euro l’anno.

Giovanni Burgio

24 maggio 2024

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