domenica, giugno 16, 2024

L'ORA/ Le pagine della memoria. PALERMO, 16 GIUGNO 1982. LA STRAGE DELLA CIRCONVALLAZIONE


di ROBERTO LEONE 

“Fermi, fermi.... non sparate. Sono quelli dell’Ora.... li conosco. Leone ma che cazzo ci fai qui?”. La voce del vicequestore Vincenzo Boncoraglio, capo della squadra Volanti della questura di Palermo, ha spezzato l’aria torrida e surreale che da pochi secondi si era creata attorno alla mia moto circondata da una decina di auto della polizia e di agenti con le pistole spianate. 

Loro, i poliziotti, erano a caccia dei killer che alcuni minuti prima avevano compiuto la strage della circonvallazione, poco dopo le 10 del mattino di giovedì 16 giugno 1982. L’allarme in redazione era arrivato ancora una volta dalla radio sintonizzata sulle frequenze di polizia e carabinieri che stava sul mio tavolo a pochi centimetri da quello di Attilio Bolzoni. Ci eravamo guardati in faccia, poi la decisione: “È lontano, quasi davanti al Sigros.... che facciamo?” dice Attilio...”Vado io con la moto, così arrivo subito, e ti chiamo da lì”.

E così io e il fotografo che adesso stava rannicchiato dietro di me, siamo arrivati velocemente, forse troppo velocemente grazie alla mia Honda 550 Supersport, sul luogo del delitto. Una corsa senza incontrare quasi nessuno sino alla fine della circonvallazione verso Trapani: la scena è terribile. Ci sono ancora pochissime persone, stanno arrivando gli investigatori, non c’è ancora nessuno della Scientifica. Possiamo muoverci liberamente tra i relitti e guardare quel che resta della Mercedes con almeno tre morti dentro. Dopo un primo giro tra le auto e i cadaveri, abbiamo sentito alla radio di una moto dei carabinieri ferma sul ciglio della strada, che i killer in fuga si erano forse rifugiati nel parcheggio dell’Ente minerario siciliano. Un edificio che era a pochi metri dal luogo dell’agguato. E quindi presi dalla voglia di raccontare magari un arresto in diretta, eravamo risaliti subito sulla mia moto e coperto le poche centinaia di metri che ci separavano dalla sede dell’Ems.

Il cancello automatico era aperto e quindi siano entrati. “Tutto tranquillo sembra”, mi dice il fotografo. “Pare di sì, rispondo. “Facciamo comunque un giro... “ concludo. E così entriamo dal cancello, passiamo dal parcheggio, completiamo il giro dell’edificio e imbocchiamo la via di uscita. Ma proprio in quel momento ecco che dalla circonvallazione iniziano ad arrivare le volanti a sirene spiegate. Entrano e superano il cancello... E dopo la prima, la seconda, la terza, la quarta.... insomma bloccano l’ingresso e gli agenti si catapultano fuori dalle auto con le pistole in pugno.... noi alziamo subito le mani e per fortuna, non abbiamo i caschi.... quindi ci si può vedere bene in faccia... e infatti dalla prima auto viene fuori Boncoraglio che grida: “Fermi sono quelli dell’Ora...” e quell’incubo per noi finisce. Non dopo una bella cazziata del poliziotto che conosco bene: ma che siete venuti a fare qui.... ? avete rischiato proprio.... guarda che la prossima volta ti faccio sparare... aggiunge, ma poi sorride.... e conclude .... andate a lavorare.

L’incubo vero, il dramma, sangue e morte sparsi in pochi metri di una carreggiata che al giorno d’oggi non esiste più, sostituita dall'autostrada per Trapani, sono purtroppo veri e da raccontare. Una di quelle storie in cui negli omicidi di mafia entra e viene coinvolta anche un’innocente, una donna incinta la cui 500 viene travolta e schiacciata dalla Mercedes sulla quale viaggiava il bersaglio dell’agguato, il detenuto catanese Alfio Ferlito. La ragazza è Nunzia Pecorella, 24 anni, e abitava proprio in via La Malfa. Muoiono i due carabinieri che scortavano Ferlito e l’autista. Insomma cinque vittime in un inferno di piombo e anche di fuoco, perché le vetture saranno avvolte dalle fiamme subito dopo l’impatto. 

Uno shock per la città, un segnale forte e pesante sul quale nei giorni successivi L’Ora pubblicherà una serie di approfondimenti sui nuovi legami tra le cosche palermitane e l’emergente mafia catanese di Nitto Santapaola. Ma davanti a un atto del genere tutto lo stato maggiore investigativo palermitano arriva sulla circonvallazione e poco dopo anche il prefetto, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, sbarcato in città a maggio subito dopo l’uccisione di Pio La Torre. 

Dalla Chiesa fa un sopralluogo, muovendosi tra le auto bruciate e i cadaveri a terra in un completo di lino bianco che lo rende molto visibile. Lo vedo mentre sto raccontando tutto quello che sono riuscito a ricostruire da una cabina telefonica ad Attilio Bolzoni che è rimasto in redazione e che scriverà il pezzo per la prima edizione visto che per me è impossibile tornare in via Mariano Stabile in tempo. “Certo che così è proprio un bersaglio facile... - aggiungo ad Attilio... “Ehhhh ma che dici?”. “No, questo non lo scrivere... mi raccomando, aggiungo subito, era solo un’osservazione mia”. L’operazione Carlo Alberto non è ancora iniziata.


Le pagine de L'Ora del 16 e 17 giugno 1982, dall'archivio storico del giornale custodito a Palermo presso la Biblioteca Centrale Regionale

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