Maurizio Landini |
Il sindacato supera l’asticella necessaria per la consultazione popolare su quattro punti: ci sono anche sicurezza e appalti. Le adesioni vanno avanti
MILANO – Missione compiuta dalla Cgil di Maurizio Landini, che raggiunge l’obiettivo 500mila firme e così può chiamare gli italiani ad esprimersi in quattro referendum su Jobs act, sicurezza sul lavoro e appalti.
L’obiettivo era nell’aria già da qualche settimana fa, raccontava il segretario descrivendo un “clima positivo ai banchetti” e tagliando il traguardo delle 200mila firme in appena sedici giorni di campagna. Ora, secondo l’ultima rilevazione diffusa da Corso d’Italia, le firme raggiunte per ciascuno dei quattro quesiti sono 582.244.
“L’obiettivo del mezzo milione di firme, necessario per “deliberare l'abrogazione totale o parziale di una legge o di un atto avente valore di legge”, come recita l’articolo 75 della Costituzione, è stato ampiamente raggiunto, a distanza di un solo mese e mezzo dall’inizio della campagna referendaria, avviata il 25 aprile scorso”, commenta il segretario organizzativo della Cgil, Luigi Giove. “Nei territori e nei luoghi di lavoro - prosegue il dirigente sindacale - stiamo riscontrando un grande interesse attorno ai temi proposti dalla nostra organizzazione. Inoltre, c’è un diffuso desiderio di partecipazione”. “Nonostante il traguardo sia stato già raggiunto, la raccolta delle firme proseguirà e si intensificherà nei prossimi giorni e nelle prossime settimane: il nostro obiettivo - conclude Giove - è quello di raccoglierne il maggior numero possibile”.
I quesiti referendari sono appunto quattro, come avevamo spiegato qui. I primi due vanno direttamente al cuore del decreto legislativo 23 del 2015, il Jobs Act del governo Renzi. Responsabile – per il sindacato rosso guidato da Maurizio Landini – di precarietà e disparitàtra gli assunti prima e dopo il 7 marzo 2015, con e senza reintegra. Per la Cgil non bastano i paletti via via piantati dalla Consulta sul tema ma ci vuole un taglio netto: l’abrogazione del decreto 23 e poi lo stop al tetto agli indennizzi. In sostanza, recuperare la reintegra nel posto di lavoro, in caso di licenziamento illegittimo. E laddove il reintegro non c’era e non ci sarà, nelle aziende sotto i 16 dipendenti, eliminare il tetto delle sei mensilità all’indennizzo. Sarà un giudice a fissare il quantum, in base ad anzianità di servizio e dimensioni dell’impresa.
Gli altri due referendum riguardano invece il ripristino delle causali ai contratti a tempo determinato (l’assenza di motivazione dell’assunzione spesso apre ad abusi), com’era in origine nel decreto Dignità. E la responsabilità del committente sugli infortuni sul lavoro, negli appalti.
La Repubblica.it, 14/6/2024
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