di Francesco Patanè
Mafia e droga, un binomio che negli anni Ottanta e Novanta era simbolo di potere e immensa ricchezza. E che oggi per i clan siciliani torna ad essere l’unico strumento per ritornare forti, ritrovare potere e gestire il popolo di Cosa nostra, sempre più in difficoltà per l’azione incisiva della magistratura. Il procuratore di Palermo Maurizio de Lucia lo ribadisce da mesi: Cosa nostra è tornata al tavolo dei maggiori produttori e trafficanti internazionali di droga per tornare grande.
Lo stato attuale della mafia, la produzione, il traffico internazionale e il consumo di droghe, il ruolo della società civile, l’azione delle istituzioni sono le chiavi di lettura di “Mafia&Droga. Lo stato delle cose — Rapporto 2024”, il libro di Umberto Santino, Giovanni La Fiura, Nino Rocca e Giovanni Burgio, presentato ieri a Una Marina di Libri a villa Filippina. Un dossier che non solo spiega il fenomeno della mafia nella storia attraverso l’evoluzione e lo sviluppo delle mafie anche internazionali, ma fa un’analisi che guarda al quadro dei mandamenti edelle famiglie mafiose siciliane.
Un lavoro che consente di capire anche le cause, gli effetti, l’origine e la composizione delle sostanze stupefacenti per capire quali sono le conseguenze della loro assunzione. « Il traffico di droga ha segnato uno snodo fondamentale per l’evoluzione del fenomeno mafioso — dice Umberto Santino — poiché ha prodotto enormi ricchezze illegali, paragonabile a quelle accumulate dal proibizionismo degli alcolici degli anni ’30 negli Stati Uniti. La mafia siciliana, dopo aver perso l’egemonia oggi intreccia legami con altre organizzazioni, come la ’ndrangheta che, nel frattempo, si è imposta nel mercato nazionale e internazionale». Da un lato, dunque, c’è l’accumulazione di enormi capitali da investire nella finanza e nell’economia reale da parte dell’aristocrazia mafiosa, che utilizza manager ed esperti digitali per ripulire e moltiplicare il denaro frutto dei traffici di droga. Dall’altro c’è il popolo di cosa nostra, a cui arriva solo una piccola fetta del business della droga. Sono gli spacciatori al dettaglio, le famiglie dei carcerati che cucinano il crack nelle loro case allo Sperone, gli intermediariche trattano qualche chilo di stupefacente. « La droga era, e rimane, un fenomeno- calamita, che coinvolge una lunga schiera di soggetti e di gruppi sociali — continua Santino — Già prima, il traffico di stupefacenti comprendeva una serie di figure esterne a Cosa nostra; ora, soprattutto per la produzione e lo smercio di un derivato della cocaina, il crack, sono coinvolti interi gruppi familiari, anche i bambini, che, in mancanza di risorse legali, praticano attività illegali, che costituiscono gran parte dell’economia reale di una città come Palermo».
“Droga & Mafia” non si ferma alla mera analisi del fenomeno, ma racconta anche chi prova a dare un’alternativa all’economia mafiosa basata sulla droga, il ruolo della società civile e delle Ong che operano sul territorio sul fronte della prevenzione e della riduzione del danno.
Uno su tutti il racconto degli interventi dei genitori che convivono con il dramma dei figli ancora dipendenti dalle droghe e che ha portato all’innovativa proposta di legge regionale “ Dalla dipendenza all’interdipendenza”, presentata e spiegata nel libro, insieme alla “ Relazione sull’attività di ascolto dei comitati per l’ordine e la sicurezza pubblica, degli organi inquirenti e degli amministratori locali”, frutto del lavoro sul territorio della Commissione antimafia regionale.
La Repubblica Palermo, 7 giugno 2024
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