mercoledì, giugno 05, 2024

LA STORIA. Fondo Verbumcaudo da esempio virtuoso di bene confiscato a terreno di scontro


di
Ivan Mocciaro

Scarpe impolverate dell’arida terra di Sicilia. Mani spaccate dal duro lavoro nei campi e il sudore che gronda dalla fronte. Si presentano così i dieci quarantenni che nel 2019 hanno costituito la cooperativa sociale Verbumcaudo. Da cinque anni, i dieci soci della cooperativa, tutti provenienti dal comprensorio, dai comuni di Petralia Sottana, Polizzi Generosa, Petralia Soprana, Resuttano e Vallelunga Pratameno, coltivano i 150 ettari di terra confiscati a Michele Greco, il “papa” di Cosa nostra. 

Una tenuta, nell’entroterra siciliano al confine tra la provincia di Palermo e quella di Caltanissetta nel territorio di Polizzi Generosa, con un grande uliveto, un vigneto e dove ancora si coltivano grano e legumi. Oggi Verbumcaudo è diventato un modello di riscatto. Un modello di gestione dei beni confiscati alla mafia che parte dal basso. 

Un modello da replicare, tanto che Confcooperative l’ha preso come esempio positivo da esportare e presentare al presidente della Repubblica e al Papa. 
Da mesi, però, Verbumcaudo è al centro di un braccio di ferro: da una parte si punta il dito su ingerenze e pressioni politiche, dall’altra si lamenta il mancato riconoscimento del ruolo del Cda. Un botta e risposta finito sui tavoli della prefettura. La cooperativa ha lamentato gli « atteggiamenti di ingerenza e ostilità » da parte di Vincenzo Liarda, presidente del consiglio di amministrazione del consorzio. Ad acuire i rapporti il finanziamento, nell’ambito del Pnrr, del progetto di ristrutturazione e riqualificazione dell’immobile “ Masseria Verbumcaudo” per circa 5 milioni 300mila euro e la mancata concessione in via provvisoria alla cooperativa di un capannone limitrofo a Verbumcaudo, da destinare alla custodiadi attrezzature, alcune oggetto della confisca. 
« Tutte le azioni di Verbumcaudo in questi anni si sono svolte in sinergia con il Consorzio madonita per la legalità e lo sviluppo attraverso i propri organi istituzionali — dice il presidente della coop Verbumcaudo, Luca Li Vecchi — Inspiegabilmente registriamo da tempo da parte del solo presidente del consiglio di amministrazione del consorzio il perdurare di atteggiamenti di ostilità alla cooperativa che l’hanno portata, nel rispetto dei ruoli, a rivolgersi all’organo primario dell’assemblea dei sindaci». 
Uno scontro che ha coinvolto l’assemblea del consorzio, composta dai 21 sindaci dei Comuni delle Madonie e del Vallone nisseno. Tant’è che oggi è convocata una seduta a porte chiuse. Argomento della discussione: “ problematiche inerenti la gestione del Consorzio madonita per la legalità e lo sviluppo”. 
Il sindaco di Polizzi Generosa, Gandolfo Librizzi, presiede l’assemblea dei sindaci: «Da presidente debbo anzitutto garantire un sereno confronto. La norma consente di svolgere le sedute degli organismi collegiali a porte chiuse qualora si dovessero trattare argomenti che possano chiamare in causa persone, allora era mio dovere garantire a tutti il giusto rispetto ed equilibrio per un sano confronto, specie all’interno di un consorzio che gestisce beni confiscati alla mafia». Secca la risposta del presidente del consiglio di amministrazione del consorzio: «Il mio impegno, legato al ruolo che svolgo, è stato imperniato nel rispetto delle regole e nella massima trasparenza degli atti prodotti — dice Vincenzo Liarda — Questa lunga fase di startup è stata caratterizzata da diverse e difficili problematiche legata alla burocrazia. Negli ultimi tempi ci sono stati momenti di incomprensioni di ruoli, sfociati in polemiche che non fanno bene alla importante azione che il consorzio in questi dieci anni ha portato avanti con fermezza e determinazione». Liarda prova anche a gettare acqua sul fuoco. « Non ci sono mai state intenzioni di invasioni di ruoli e competenze — dice il presidente del Cda del consorzio — Per quello che mi riguarda terrò fede al ruolo che lo statuto consortile riconosce al suo rappresentante legale, nel rispetto delle leggi che regolamentano l’azione che l’ente deve portare avanti, distinguendo il proprio operato nello spirito di collaborazione che deve caratterizzare le diverse competenze e responsabilità». 

La Repubblica Palermo, 5 giugno 2024

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