mercoledì, giugno 26, 2024

77 ANNI FA LA BANDA GIULIANO UCCIDEVA EMANUELE BUSELLINI


LEANDRO SALVIA

ALTOFONTE. La Camera del lavoro di Altofonte, l’Associazione Portella della Ginestra e la cooperativa “Placido Rizzotto” tengono viva la memoria di Emanuele Busellini, vittima innocente del banditismo mafioso.

Aveva 39 anni quando il 1° maggio del 1947 venne ucciso dalla banda di Salvatore Giuliano e gettato in una foiba. Ebbe la sventura di imbattersi nel gruppo di fuoco che poco prima aveva sparato sulla folla di contadini radunati a Portella della Ginestra. I banditi in fuga passarono da contrada “Presto”, dove si trovava Busellini, che era campiere per conto dei piccoli proprietari del feudo Strasatto. Il campiere, disarmato e sequestrato, venne portato a Valle Monaco, in contrada Mungilicausi, dove fu ucciso da Salvatore Ferreri e gettato in una fossa profonda 30 metri. Il suo corpo venne ritrovato dalle forze dell’ordine il 22 giugno dello stesso anno, su indicazione dello stesso Ferreri, detto “Frà Diavolo”.


“Giuliano, ben conoscendo la sua correttezza morale e civile, decise di sopprimerlo per eliminare un testimone scomodo”, racconta Francesco Petrotta nel libro “Salvatore Giuliano, uomo d’onore”. In più occasioni Busellini, per difendere gli interessi di quei contadini, si era scontrato con l’allevatore Benedetto Minasola, un favoreggiatore della mafia di Monreale e della banda guidata dal “re di Montelepre”.

Questa mattina a deporre un mazzo di fiori all’imbocco della foiba, a Valle Monaco, è stato il nipote Giuseppe Busellini. Ad accompagnarlo c’erano Giovanni Pileri della Cgil di Altofonte, Francesco Petrotta dell’associazione Portella della Ginestra e Francesco Citarda della  cooperativa “Placido Rizzotto”- Libera Terra.  (LEAS)

vallejatonews.it, 22/6/2024

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