Con il suo ultimo libro “Rose di velluto rosso”, Edizioni Delta 3, la nota poetessa, scrittrice e scultrice Giovanna Fileccia ci trasmette il messaggio che vicende private dolorose non fanno venir meno l’ispirazione artistica. Il libro ha ottenuto il prestigioso riconoscimento del concorso nazionale “L’Inedito XV sulle tracce del De Sanctis” classificandosi al terzo posto. Giovanna è un’artista unica nel suo genere. L’originalità le consente di produrre opere non solo letterarie ma anche manuali. Con il suo estro riesce infatti a creare una sinergia tra le parole e l’ambiente, gli oggetti, la natura.
E’ l’inventrice della cosiddetta “poesia sculturata”, una modalità artistica tridimensionale attraverso la quale le sue innovative produzioni poetiche sono profondamente immerse nella percezione di una prospettiva alta dell’esistenza.
E’ anche una decoratrice, soprattutto di borse e tendaggi, ma anche di pezzi unici di manufatti come le “coffe”, caratteristici contenitori di oggetti che appartengono alla tradizione siciliana.
Arte e artigianato in lei convergono e si fondono; le sue produzioni poetiche e narrative sono sempre collegate al richiamo irresistibile della natura.
In Marhanima” l’energia del mare diviene l’elemento cardine della narrazione. Non per nulla il Sovrintendente del mare, il compianto Sebastiano Tusa, vi lesse “la profondità dell’animo umano, che oltrepassa i limiti filologici dell’archeologo per proiettarsi verso l’infinito”.
In un’altra opera, “La giostra dorata del ragno che tesse”, lo storico Pippo Oddo individuò “una ricerca e tessitura del destino umano”. Nel volume “Oggetti in terapia” anima mirabilmente gli oggetti sublimandoli e rendendoli esseri viventi.
Questo originalissimo meccanismo, basato sulla combinazione poesia- ambiente-oggetti-natura, lo stesso Oddo lo fa risalire agli esordi di Giovanna Fileccia, al 2009, quando assieme al marito Alessandro Di Mercurio realizzarono il presepe artistico-filosofico ispirato alla poesia “Metafore”, scritta nel 2006 e pubblicata nella raccolta poetica “Sillabe nel Vento”(Ed. Simposium, 2012), dove la parola, che sta al margine del nostro tempo, diviene materia, oltre che ispirare il presepe.
METAFORE
Noi, creature
Metafore che interrompono l’eternità
Piccole sfere di cristallo
Microcosmi perfetti e mancanti
Calici mezzi pieni e mezzi vuoti
Ospiti del tempo
Lontano alle spalle
un manto ci protegge
Sul muro due ombre
di cui solo una visibile
Ma se provassimo a trovarci dentro
Dell’altra potremmo scorgerne i profili
Noi, creature
Immagini speculari di Dio
Delineate
Incomplete
Nostalgiche
Ci sentiamo padroni del tempo
ma siamo qui a esserci
solo grazie a un nesso causale
Occupiamo un piccolo spazio
che sta al margine del nostro tempo.
Soffermiamoci su questa poesia, poiché è emblematica di un percorso nel quale la parola diviene materia. Oltre che ispirare il presepe, “Metafore” nel 2013 ispira all’artista Fileccia anche l’omonima Poesia Sculturata, una doppia spirale sospesa nel vuoto che si pone idealmente tra il cielo e la terra.
È interessante richiamare un dettaglio: “Rose di velluto rosso” ha ispirato
all’autrice il trittico di Poesia Sculturata “Noi”, “Danzatori” e “Occhi d’istrice”, tre
sculture dove la sabbia si contrappone al vetro e il mare accoglie il dolore.
Su questo prezioso romanzo, costellato di petali rossi e neri, Giovanna Fileccia venerdì 31 maggio 2024 alle 16.30 dialogherà con Rosa Anna Argento e Margherita Musso e il pubblico presente, presso la Biblioteca di Villa Trabia in Palermo. L’evento è promosso da Faro Convention Citizen of Europe.
Pippo La Barba
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