PALERMO — Una foto è stata l’ultimo cavallo di battaglia del centrodestra, quella che ritrae per strada il sindaco Decaro con due parenti (incensurate) del boss di Bari vecchia. Oggi, tocca invece alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni ritrovarsi in una foto molto particolare, risalente al 7 marzo 2019: è accanto all’allora consigliere comunale di Fratelli d’Italia Girolamo MimmoRusso, arrestato ieri dai carabinieri con accuse pesantissime, che vanno dal concorso esterno in associazione mafiosa al voto di scambio, dal traffico di influenze illecite alla corruzione, alla estorsione.
Russo, ras delle cooperative sociali degli ex detenuti, è personaggio parecchio discusso a Palermo da almeno vent’anni. A più riprese citato da collaboratori di giustizia, intercettazioni e inchieste giornalisticheper le sue spregiudicate campagne elettorali, ma è riuscito a restare sempre in Consiglio Comunale, saldamente ancorato al centrodestra, con una piccola parentesi nella maggioranza dell’ex sindaco Orlando. Solo nelle ultime amministrative, quelle del 2022, Mimmo Russo non ha centrato l’obiettivo, ma di recente ha chiesto un posto da assessore dopo l’uscita dalla giunta Lagalla della vicesindaca del suo partito, Carolina Varchi.
Adesso, la procura diretta de Lucia scrive sull’esponente politico: «È stato costantemente a disposizione di Cosa nostra». Sin dal 2007, dicono i pentiti. Le intercettazioni fatte dal nucleo Investigativo dei carabinieri di Palermo hanno svelato che il “metodo” Russo — voti in cambio di assunzioni o buoni benzina — è proseguito e si è fatto sempre più sofisticato. Come braccio destro, aveva scelto il figlio di uno storico capomafia ucciso dai Corleonesi di Riina,Gregorio Marchese, ufficialmente è un agente immobiliare, in realtà avrebbe fatto il lavoro sporco per conto dell’ex consigliere. Ad esempio, all’ippodromo, di recente riaperto dopo l’interdittiva per infiltrazioni mafiose della precedente società: il nuovo amministratore, Massimo Pinzauti, si rivolse a Russo e a Marchese per estromettere dei professionisti incaricati di alcuni lavori, facendogli rinunciare anche al compenso, per questo è scattata l’accusa di estorsione col metodo mafioso e Marchese è finito ai domiciliari. Quando l’ippodromo venne chiuso per mafia, il figlio del boss protestava: «Io sono il masaniello, io sono Giovanna D’Arco, lo Stato è contro il popolo, io invece sono con il popolo». L’uomo forte di FdI brigava pure con un faccendiere iscritto al Grande Oriente d’Italia, Achille Andò, anche lui è finito ai domiciliari, per corruzione. Insieme provarono a farepressioni sui funzionari del Comune, per ottenere una variante al piano urbanistico. Andò puntava alla realizzazione di un centro commerciale poco fuori Palermo. All’epoca, nel 2021, Russo era presidente della commissione urbanistica del Consiglio comunale. Marchese era entusiasta: «Vediamo quanti posti di lavoro ci danno». Andò rassicurava: «Io andrò ad attaccare i manifesti». Ancora una volta, voti in cambio di assunzioni.
Il pool coordinato dalla procuratrice aggiunta Marzia Sabella è andato a ricontrollare i nomi della coop simbolo di Mimmo Russo, sono stati trovati i nomi di 43 mafiosi. Negli ultimi dialoghi intercettati, l’ex consigliere faceva capire di cercare solo voti pesanti: «O hanno uno schema che sono cristiani o io li butto». I cristiani, ovvero gli uomini d’onore. Che avevano grande considerazione per lui: «È un amico nostro», dicevano. «È come noi».
La Repubblica Palermo, 10/4/2024
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