Salvatore “Turiddu” Amenta |
La cerimonia nel comune in provincia di Siracusa è prevista per il prossimo 16 giugno. In autunno sarà la volta di Corleone
Per ricostruire questa storia ci siamo avvalsi dei documenti, dei giornali dell’epoca, dei ricordi e delle testimonianze di familiari ed amici, che hanno conosciuto Salvatore Amenta, guardia scelta di P.S., nato nel 1887 a Canicattini Bagni (Sr) e assassinato nella notte di domenica 9 giugno 1946 a Corleone, all’età di 59 anni, al termine di un servizio di perlustrazione mentre si avviava verso casa. Con racconti inediti, scatti fotografici, documenti d’archivio e testimonianze, che illuminano di una luce nuova e più personale il profilo di Salvatore Amenta, siamo riusciti a ricostruire il profilo di una di quelle vittime di mafia cancellata dalla forza del tempo, ma principalmente dalla volontà della mala politica e di pezzi di Stato complici di dimenticare l’impegno professionale e civile di persone che hanno fatto il proprio dovere.
Adesso, a distanza di quasi 80 anni, questa storia sta riemergendo, per trovare la sua giusta collocazione tra i fatti di Sicilia da non dimenticare.
Riemerge anche grazie alle parole d’affetto dei nipoti di Amenta, che con viva voce rievocano la figura di un servitore dello Stato, di un nonno e di uno zio degno di memoria, prima custodita solo nel cuore, di cui adesso rivendicano con giusto orgoglio il sacrificio umano e i valori a cui era quotidianamente legato.
Fino alla sua morte in Corleone, per mano mafiosa, il suo impegno verso lo Stato italiano era stato forte, deciso. Non a caso c’era, infatti, chi lo definiva un “duro”. Nei confronti dei delinquenti e dei mafiosi, però.
Il suo assassinio segnò il 54° fatto di sangue nella Corleone del secondo dopoguerra, dove certo i morti ammazzati non mancavano. Si capì immediatamente per il profilo della vittima che la causale del delitto era da attribuire ad una vendetta mafiosa. I “mammasantissima” del paese non potevano lasciare in vita chi per anni li aveva perseguiti con determinazione e coraggio e senza quel “rispetto” che pretendevano di avere portato. Si disse che ad ucciderlo fosse stato personalmente Antonino Governali “Fungidda”, allora luogotenente del medico capomafia Michele Navarra.
Salvatore Amenta viveva da anni a Corleone, dove si era sposato una prima volta con Giacinta Nicastro, da cui ebbe quattro figli: Marianna, Sebastiano, Salvatore e Giuseppa. Rimasto vedovo, si era risposato con Giovanna Scimonetto. Abitava in via Cammarata.
Per il suo lavoro era uno che conosceva perfettamente la mafia e aveva il coraggio di fissare negli occhi quegli assassini e di perseguirli con decisione perché il suo obiettivo era “lottare il crimine”.
Dopo la sua morte, il nome di Salvatore Amenta cadde nell’oblio.
Solo ora, nel rispetto della volontà dei familiari, con l’impegno e le ricerche storiche di due cittadini attivi, Dino Paternostro (direttore del giornale online “Città Nuove” Corleone e dirigente della Cgil) e Laura Liistro (insegnante e impegnata nelle molteplici attività della Galleria Etno-antropologica di Solarino), il ricordo di quest’uomo sta tornando a rivivere sia a Canicattini Bagni sia a Corleone, unite nella riscoperta e nella valorizzazione della memoria.
Le due cittadine siciliane, patrocinate dalle rispettive amministrazioni, mediante l’organizzazione della Galleria EtnoAntropologica e Città nuove di Corleone, si preparano a vivere, il 16 giugno 2024, una giornata in memoria della guardia P.S. Salvatore Amenta.
Canicattini Bagni aprirà le porte al pubblico, per vivere questo storico momento di memoria, con un tavolo conferenziale e con la deposizione di una lapide commemorativa, alla presenza dei familiari, dei rappresentanti dello Stato e della comunità canicattinese.
Finalmente, dopo tanto tempo, quest’evento restituirà l’onore e la dignità ad un onesto servitore dello Stato la cui memoria era stata ingiustamente cancellata dalla storia della nazione.
26 marzo 2024
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